Doveva scapparci il morto per far sì che l’opinione pubblica accendesse il dibattito e che anche la compagine politica iniziasse ad interessarsene. Sfide pericolose e al limite, se non oltre, la legalità, pubblicate sul web alla ricerca di likes e followers non sono un problema solo delle ultime settimane. Negli ultimi anni questo trend impazza tra i più giovani, youtuber e tiktoker, spesso col consenso divertito anche dei genitoriIl Dolomiti.
“Abbiamo estremamente bisogno di ritornare a guardarci negli occhi senza la sensazione che tutto debba essere ripreso e mostrato”. Questa è la principale riflessione da cui parte la dottoressa. Valorzi sottolinea inoltre l’importanza del contatto e delle relazioni interpersonali dirette per mitigare l’insicurezza alla base del fenomeno, una sicurezza erosa dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni sociali. Sì, perchè è stato soprattutto il periodo dell’emergenza sanitaria e della relativa mancanza di socialità ad aver accentuato il desiderio di pubblicare video forti e pericolosi. Finchè poi non accade quanto successo poche settimane fa a Roma, con la morte di un bimbo di 5 anni.
Il caso degli Youtuber: i genitori devono riappropriarsi del loro ruolo
I genitori non possono che svolgere un’influenza fondamentale sull’educazione dei ragazzi. Ma se tendono ad essere troppo amici e permissivi il risultato è quello di giovani allo sbando, convinti di trovare la felicità in qualche visualizzazione in più, qualche consenso in più e likes. “L’adulto medio, cresciuto in un’epoca di socializzazione dal vivo, dovrebbe essere in grado di modellare comportamenti responsabili per i propri figli. Tuttavia, la pressione sociale per restare “giovani” e la confusione tra l’essere amici dei propri figli e l’essere in grado di regolarli, confortarli e tranquillizzarli può complicare questo ruolo.“
Questo è quanto afferma Serena Valorzi commentando il fenomeno degli Youtuber diventati famosi per i loro contenuti violenti. “Creare modelli di comportamento negativi per i figli, che possono iniziare a vedere la ricerca di consensi online come l’unica fonte di validazione personale” non è di certo educativo durante il periodo dell’adolescenza, in cui molti ragazzi non hanno ancora una propria personalità formata. E qui dovrebbero subentrare i genitori, spiegando il distacco dai social media, superando il desiderio di essere visibili e apprezzati.