Primo indizio, parliamo di calcio. Secondo indizio: Yardo e Ceferin, Ceferin e Yardo. Chi sono costoro? “Essendo un centravanti di legno, non segnava mai, perché era sempre in fuorigioco. E non di pochi centimetri”. È stata questa la sibillina reazione di Gol Yardo alle dichiarazioni di Aleksander Ceferin, il quale, intervistato dal Daily Mirror, ha usato parole che appaiono come delle vere e proprie bastonate nei confronti della VAR: “Non sono un suo grande fan, ma se la tolgo ci uccidono. Oggi, se hai un naso lungo, sei in posizione di fuorigioco. Ecco perché sarebbe meglio mantenere una tolleranza di 10-20 centimetri”.
Centravanti di legno… Naso lungo… Yardo e Ceferin, Ceferin e Yardo. E non abbiamo ancora risolto l’enigma. Perciò, procediamo con il terzo indizio. Il suo nome ancora non si associa con evidenza al calcio, men che meno al calcio che conta; eppure Aleksander Ceferin è presidente dell’Uefa, l’ente che gestisce il calcio europeo. Avvocato arrivato alla soglia dei cinquant’anni, sloveno (e non russo, come taluni credono), ex presidente della locale federcalcio, cintura nera di karate (con la quale ha sbaragliato gli avversari in corsa alla massima carica calcistica europea? Chi lo può dire…), dice di aver attraversato ben cinque volte il deserto del Sahara, quattro in auto e una in moto pur non avendo la patente. Pochi gendarmi in giro da quelle parti, dunque: un vero e proprio deserto! Dopo una candidatura di basso profilo iniziata senza i favori del pronostico, zitto zitto quatto quatto si è fatto largo con l’autorevole appoggio del giovane Gianni Infantino (presidente della Fifa) e con i buoni e saggi consigli di Carlo Tavecchio (vecchio dirigente nazionale, nonché vecchio presidente della Figc, nonché vecchio e scafato gaffeur, vedi Optì Pobà e altre simili amenità….).
Che altro si sa di lui? Non molto. Tuttavia, con quel cognome da medicinale (“Caro, mi prendi dall’armadietto una compressa di Ceferin? Ho la testa che mi scoppia!”), verrebbe voglia di urlargli: beh, cosa aspetti a curare i mali del calcio moderno? Sin qui si è dato da fare con uscite perentorie, da portiere spericolato. Oltre al fuorigioco di cui sopra, ha pure attaccato la regola sul fallo di mano con parole altrettanto eloquenti: “È un casino, non si capisce nulla… E in Serie A ci mettono mezz’ora per controllare…”.
Questo modo assai diretto e inusuale di affrontare argomenti tanto spinosi (e siamo al quarto e ultimo indizio) ha attirato le simpatie dell’altro nome caldo della nostra articolessa, quel Gol Yardo di cui vi abbiamo già riferito almeno in un altro paio di precedenti occasioni. Non a caso i rapporti tra i due si sono vieppiù infittiti in questi ultimi mesi. Antropologo ed ex centromediano metodista israeliano, cresciuto a pane azzimo, Talmud e Maccabi Tel Aviv (squadra di cui è ancora grande tifoso), Gol Yardo è l’autore di un fondamentale testo di letteratura sportiva, “Il traversone di Barney” (Richler Editore, bel tomo di 528 pagine), nel quale i temi legati al football emergono in un contesto singolare, ironico e talvolta visionario.
Sin dalla tenera età, il nostro non si è mai dato la briga di tenere nascosta la sua grinta, tanto che, a furia di mordere le caviglie degli avversari, sul terreno di gioco veniva chiamato Mordechai sia da compagni che avversari. Ma ancora oggi è conosciuto nell’ambiente del calcio internazionale con altri due soprannomi: Vov, per la sua inesauribile ed energica verve multitasking, oppure Shalom, Zebedei!, per una certa qual abilità (che fa valere ancora oggi in qualche amichevole internazionale tra vecchie glorie) nel colpire su punizione gli avversari in barriera, proprio lì, dove non batte mai il sole! Calciatore di discreto livello e studente modello dotato di un fine senso dell’umorismo: la fusione di queste particolari attitudini gli ha permesso, una volta appesi al chiodo i classici scarpini, di trasfondere e mettere al servizio delle giovani promesse del suo Paese le proprie conoscenze ed esperienze calcistiche.
Che i due potessero andare d’accordo, era forse scritto nelle stelle. Ma che cominciassero a collaborare a quattro mani… Sicché, dopo tanti indizi, la prova definitiva: la conferenza stampa, prevista per la seconda metà di gennaio, durante la quale Ceferin e Yardo presenteranno la loro (prima?) opera letteraria: una visione del calcio irriverente e divertita che sin dal chilometrico titolo, “Libero di fare il portiere di notte e il centromediano o il pastore metodista di giorno”, delinea e inquadra un campionario (o sarebbe meglio dire campionato?) di aforismi divertenti e divertiti, veri a propri assist all’ironia e all’irriverenza, un supplementare disincantato e senza penalty, dove il rigore arriva – se arriva – solo quando “arbitro fischia”. Ne volete un’anteprima? Sfidando, nel nome della libertà d’informazione, i diritti d’autore, siamo in grado di offrirvene qualche perla. I due non ce ne vorranno di certo…
– Essendo il campo del Montenegro, il finale di partita fu molto… amaro
– Essendo il campo della Bayer, il giocatore infortunato rientrò in campo subito dopo aver
preso un’aspirina
– Essendo una partita in notturna, sui fuorigioco non c’era mai luce tra attaccante e
difensore
– Avendo due piedi buoni, non mancava mai alle partite tra boy scout
– Essendo il derby Aston Villa-Villareal, l’arbitrò fischio molti falli di mano (cioè di villano)
– Giocando senza ali, l’allenatore schierò una squadra terra terra
– Essendo molto vigile, il portiere deviò tutti i tiri fuori dall’incrocio
– Essendo una partita tra cacciatori, l’arbitrò estrasse molti cardellini rossi
– Tentando un tackle duro con tal Grassi, l’avversario rimediò una magra figura
– Essendosi buttato sul calcio femminile, il presidente scelse un’ottima allenatrice,
chiedendole di aprire un ciclo. Lei rispose: “Sono sicura di poterlo fare ogni mese”
Un ultimo indizio: potete acquistare, basta scriverci qui al Sussidiario, una copia del libro di Ceferin e Yardo, alla modica cifra di 40 euri cadauno. Spese postali a carico nostro, traduzione (dallo sloveno oppure dall’israeliano) a carico vostro. Buona lettura!