Se è successo a Hong Kong. Se è capitato in Gran Bretagna. Se è accaduto pure in Australia, negli Stati Uniti e sta avvenendo un po’ dappertutto… Che cosa diavolaccio sarà mai? Si tratta di “un curioso effetto collaterale dell’emergenza coronavirus”: ovvero, a un certo punto, si è verificata una vera e propria corsa all’approvvigionamento, all’accaparramento, allo svuotamento nei supermercati delle scorte di… carta igienica! Carta!?!?!? Igienica!?!?!? Dei veri e propri assalti, massicci e furiosi, al prezioso presidio in fogli a strappi che hanno avuto come conseguenza “il razionamento da parte delle principali catene della grande distribuzione”.
Il fatto ha assunto connotati ancor più stupefacenti: basti pensare che questa razzia “oltre a preoccupare le autorità, sta suscitando anche l’interesse degli studiosi”. Che incuriositi da questi comportamenti oltremodo fuori luogo, sempre più numerosi vi si stanno dedicando, con tutta l’anima e di… corpo, predisponendo doverose indagini scientifiche e allestendo appropriate ricerche sul campo.
A scomodarsi per primi sono stati gli economisti. Il professor Justin Wolfers, dell’Università del Michigan, intervistato alla Bbc ha tentato di giustificare il fenomeno: “Correre ai supermercati e fare scorte di carta igienica è un po’ come correre agli sportelli bancari per ritirare i risparmi in momenti di grave instabilità. Si corre a comprare carta igienica non perché si pensa che la società stia per implodere, ma perché si teme che gli altri temano che la società stia per implodere. La paura di una corsa alla carta igienica – così come una corsa agli sportelli bancari – è sufficiente per creare una corsa reale dagli effetti estremamente negativi”.
Detto che la prospettiva di un individuo in stato di moto rettilineo uniformemente accelerato avente con sé un rotolo di carta igienica in mano non è esattamente un fatto inedito, la suddetta teoria economica tenderebbe a spiegare simili tipologie di scorribande afferendole a un panico quasi inconscio. Il teorema, o meglio, il postulato di siffatta natura, starebbe a indicare una logica evidenza: dal momento che si è reciprocamente angosciati dalle conseguenze che la pandemia potrebbe avere sui nostri destini, collettivamente risultiamo preoccupati di correre compulsivamente ad acquistare interi pallet di confezioni di “toilet paper”, angosciosamente impensieriti solo a motivo del fatto che tutti siano probabilmente preoccupati di acquistare carta igienica senza tenere minimamente in conto che lo svuotamento di tali scaffali altro non può che generare ulteriore apprensione. Fosse così, sarebbe davvero… preoccupante!
E noi italiani? Dobbiamo preoccuparci – fatto davvero insolito – del finora mancato assalto ai rotoloni multistrato? Da cronisti d’assalto quali ci riteniamo, abbiamo voluto andare più a fondo, a rischio di trovare puzza di… marcio (piano coi termini…).
E’ stato lo stesso Wolfers a fornirci un indizio utile: l’analogia con la corsa agli sportelli bancari. In campo creditizio, com’è possibile prevenire i danni legati al panico diffuso di restare senza soldi? “In primo luogo – elenca Wolfers – è compito dello Stato creare un’assicurazione sui conti correnti; in questo modo, anche prevedendo una corsa agli sportelli, non è più necessario arrivare per primi: meglio rimanere tranquilli a casa. In secondo luogo, la Banca centrale, al fine di fronteggiare la corsa agli sportelli, farà da garante alle banche stesse, con un cospicuo prestito di carta (moneta). Dunque, occorrerà pensare a una riserva strategica di carta igienica sostenuta dallo Stato. Una tale riserva rimuoverà quasi in modo automatico l’incentivo a fare scorte, garantendo non solo la tranquillità dei mercati, ma anche dinamiche meno affannose nella grande distribuzione: in un qualsiasi supermercato, una corsa affannosa non verrà più percepita come un movimento di accaparramento di carta igienica, ma tornerà a essere recepita semplicemente come… banale fretta”.
Il segreto è tutto qui: la scarsità di carta igienica deve essere affrontata e risolta come una qualunque crisi bancaria o finanziaria. Cioè, basta immettere sul mercato grandi quantità di rotoli, una sorta di Quantitative easing. Così fosse, nessuno più si sognerebbe di correre a fare incetta tra gli scaffali.
Ma è possibile che in Italia sia successo proprio così? Nooo? Fooorse? E semmaaai? E invece – incredibile dictu – sembra sia andata proprio così.
Abbiamo infatti scoperto che in Europa, in una capitale che non possiamo ancora rivelarvi, in un anonimo edificio, ha sede un’istituzione, chiamata BCIE (Banca di Carta Igienica Europea), che ha provveduto a stampare ben 700 miliardi di rotoloni per aiutare il nostro paese perché non vada a rotoli.
E allora, dopo questa notizia: basta! Stop alle lamentele, del tipo che l’Unione europea non ci aiuta, che ci prende per i fondelli, che ci lascia in mutande… Fine! The end! E buona seduta a tutti!