Al cospetto dei suoi 49 anni, portati con dignità, non si poteva certo dire che il sig. Ugo Canugo fosse… Ugo che si faceva notare. Tutt’altro. Né bello né brutto, il suo viso scavato era un dignitoso mix tra un impiegato di concetto (termine caduto in disuso, a significare una valenza di prestazioni da ufficio prevalentemente intellettuali) e un allenatore in seconda della Juventus (categoria poco nota e che si nota poco, pur essendo di serie A; viene alla luce solo quando il mister viene espulso: cioè mai). Due occhi da buono su una fronte spaziosa, così estesa da arrivare fino alla nuca, o se preferite al coppino, come si dice dalle nostre parti. Una vita intensa eppure sottotraccia, spesa tra la sua bottega artigiana di intagliatore del legno (che geograficamente lo collocherebbe in una cittadina turistica del centrosud, ma non fatevi trarre in inganno dalle apparenze) e i suoi incommensurabili affetti: la moglie Annarita e la figlia quattordicenne Rebecca, detta Bibi, orgoglio di famiglia. A completare il simpatico quadretto, due pesci rossi (Rolando & Pirulì), una vaschetta dove contenerli, più una cuccia per Piergiorgio, un labrador un po’ invadente, con un nome curioso per via di un matematico contemporaneo autore di qualche volume di discreto successo. Che poi il signor Ugo Canugo lì avesse letti, non è dato sapere.
La mattina che accadde il fatto noi non l’abbiamo impressa nella memoria, ma lui sì: era la fine di novembre di tre anni fa. Sveglia puntata come al solito alle 6.45, il segno della croce prima di mettere i piedi giù dal letto, un po’ di stretching perché i dolori alla schiena non iniziassero a segnalare l’imminenza dell’inverno. Una colazione che si sarebbe potuta definire giusta, con il caffelatte e gli immancabili Pavesini, poi in bagno per il rito della barba. La luce fioca nascose nell’immediato il cambiamento (la mutazione?), ma il dimmer, una volta regolato a dovere, catapultò il signor Ugo Canugo in un’altra dimensione.
Molti di voi, a questo punto, saranno incuriositi dal prosieguo della storia. Molti altri no. Ma, ne siamo certi, qualcuno starà per interrompere la lettura (e noi non lo desideriamo affatto) incuriosito dal significato del termine “dimmer”. Perciò meglio svelarvi l’arcano: trattasi del regolatore elettronico di intensità della luce. Illuminati da tale nozione, possiamo proseguire il racconto.
Lì per lì preferì concentrarsi sulla barba, per evitare che la lametta nuova facesse troppi danni. Ma nell’atto di passare al contropelo, il suo sguardo venne rapito dapprima dalle proprie tempie, solitamente lustre come una mela matura. E poi dal suo capo. Il capufficio non c’entrava nulla, che lui di capuffici non ne aveva. No… proprio dalla sua testa: sulla quale, incredibile a dirsi, erano spuntati dei peli. A dire il vero, proprio di pelame non si trattava, erano capelli, capelli a tutti gli effetti! Non ancora lunghi, ben inteso, ma fitti, scuri e con l’intenzione di crescere in fretta!
Annarita si stupì il giusto, voleva bene al signor Ugo Canugo anche da pelato, figuriamoci così. Alla Bibi non dissero nulla, tanto si sarebbe svegliata come al solito dopo. La stagione fredda gli venne incontro, e per uscire optò per una beretta di lana.
Dovette abituarcivisi, a questa nuova e tutto sommato non disdicevole situazione… Così come si dovettero abituare i suoi clienti, al netto di non poche malelingue, ma tant’è: la gente parla tanto per parlare, e lo fa finché c’ha aria nei polmoni. La Bibi, a ritrovarsi un padre da sfoggiare davanti alle sue amiche, ci mise davvero poco.
Fu dopo Natale, quando un persistente malessere persistette oltre il lecito, che gli venne il sospetto… che il malessere, cioè, fosse dovuto a “quelli”, ai suoi capelli. Il dottor Emiliano Rotella conosceva il signor Ugo Canugo ancor prima che si sposasse con l’Annarita. Da scienziato scrupoloso, ordinò le indagini di rito. E tuttavia non riuscì a venire a capo di questo strano genere di alopecia al contrario. Così, per una sorta di passaparola clinico, il suo caso fu portato a un convegno di dermatologia, e, malgrado i pareri perplessi degli specialisti e gli scarsi risultati ottenuti, cominciarono a parlarne anche giornali e tivù. Il signor Ugo Canugo venne persino invitato a “I Fatti Vostri” su Raidue, dove un curiosissimo (chissà perché…) Giancarlo Magalli lo sfinì di domande, facendolo sentire per la prima volta in vita sua un fenomeno da baraccone. Gli si pose davanti un dilemma, come due porte che aprono a passaggi tanto misteriosi quanto incompatibili l’uno con l’altro: sfruttare fama e notorietà del momento, raggranellando un buon gruzzolo per rinnovare ed ampliare la bottega, oppure lasciare perdere e con dignità “vivere insieme ai suoi capelli” (cit. Niccolò Fabi)?
Come quasi sempre, fu Annarita a procurargli l’assist vincente, con poche ma definitive parole: “Non cadere nel ridicolo…”. Non ci cadde, riassestò l’equilibrio e tornò alla sua vita di prima. Prima di riavere i capelli. Che decise di portare corti e a spazzola. Così che non si notasse troppo la differenza con l’Ugo Canugo pelato. E se doveste passare dalla sua bottega (di indicazioni ve ne abbiamo date, potreste anche scovarla), entrateci pure, soprattutto per ammirare i suoi lavori: ma se volete un consiglio, non parlategli di… quella storia lì. Soprattutto se doveste vedere in giro Annarita e la Bibi, che al signor Ugo Canugo ci tengono per quello che è, e non per le cose che ha in testa…