“Innanzaitutto, staiamo tutti unaiti, andrà tutto bene. Solaidaraietà ai nostri governanti, impegnati nella lotta contro il coronavairus” (Giggino Di Maio – Di Maio o meglio Di Maaio? – sarebbe fiero di noi…).
Lanciato il nostro doveroso appello, veniamo a noi. Ma soprattutto a voi. Sono domeniche strane, queste domeniche senza calcio. La Serie A ci manca assai, e tutti i campionati europei e i tornei continentali, dalla Champion’s all’Europa League, sono stati fermati. Seppure sia dovuta intervenire la Fifa a mettere paura all’Uefa per convincerla allo stop, con il quasi sicuro e conseguente rinvio degli Europei del prossimo giugno (ma avete notato la finezza umoristica? La Fifa che mette paura… un inizio che spacca!).
Nel frattempo, Figc e Lega, tra un litigio e l’altro, puntano a trovare un prossimo fischio d’inizio per recuperare le giornate perse, quando la pandemia verrà messa fuorigioco, senza neppure dover ricorrere al Var. Scartata (per ora) l’idea dei playoff o delle Final Four, la Gazza ipotizza una ripartenza della Serie A per sabato 2 maggio. Un calendario fitto di partite (ben dodici, con nove domeniche e tre turni infrasettimanali per il campionato; con 5 date per le competizioni europee di club) da esaurirsi entro il 30 giugno. Una sequenza che potrebbe mettere in crisi i matrimoni più solidi e fare la fortuna degli avvocati di (ex) famiglia.
Anche Gabriele Gravina, presidente della Figc, ha voluto dire la sua in una intervista al Corriere dello Sport: “Tutti pensano che l’unico problema sia quello di assegnare lo scudetto. Ma noi dobbiamo stabilire chi va in Champions e in Europa League, chi retrocede in B, chi sale in A, chi retrocede in C e chi sale in B. Le sembra poco? Che c’entra con lo scudetto? C’entra, perché in via teorica si potrebbe anche non assegnare il titolo, ma tutto il resto si deve stabilire. E allora? Allora ho detto a tutte le Leghe: fate le vostre proposte, discutiamo. Ma le regole vanno fissate subito, prima di ricominciare a giocare”.
Detto fatto. Il mondo del calcio (e non solo) è sceso in campo (virtualmente, almeno fino a maggio), avanzando le sue proposte.
La Juventus, imperterrita, mostra come sempre sangue freddo. Freddissimo! Perciò resta favorevole a congelare in via definitiva il campionato: Agnelli vorrebbe che si assegnasse subito la vittoria ai bianconeri, oggi in testa al campionato, così da non interrompere il periodo di quarantina (al club, dice Agnelli, mancherebbero tre scudetti per centrare l’obiettivo…).
La Lazio da questo orecchio non ci sente proprio, e il suo presidente Lotito neanche da quell’altro. Che abbia… l’otite?
Anche all’Inter l’iter del congelamento piace poco: dalla Cina il presidente nerazzurro, Steven Zhang, è stato molto chiaro: “您必須玩所有的遊戲直到最後:沒有捷徑並保證玩家的最大健康!!!” (Google traduttore ci dà la ricetta della cotoletta alla milanese… vedremo di essere più precisi e di fare una ricerca linguistica più approfondita…).
Genoa, Lecce, Spal e Brescia, le ultime quattro squadre in classifica che lottano per non retrocedere, propongono di giocare le ultime 12 giornate a porte chiuse. Intendendo forse quelle dei loro portieri. Sognare è lecito, a bocce ferme…
Ma anche la politica è pronta a scendere in campo. L’immancabile (o immarcabile?) premier Giuseppe Conte è pronto a firmare un decreto in base al quale “tutte le squadre saranno obbligate a giocare in casa per evitare di diffondere il contagio”.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (Di Maio o meglio DiMaaio? Ai posteri l’ardua sentenza…) vorrebbe assegnare lo scudetto alla squadra che otterrà più consensi facendo votare i tifosi cinquestelle sulla piattaforma Rousseau, appositamente colorata per l’occasione con un verde non simil-Lega, ma verde prato.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, ha proposto una soluzione autoreferenziale, perciò un tantino… dadaista: nel marasma venutosi a creare, anziché sfidarsi sul classico terreno di gioco, gli esimi presidenti della Serie A si ritroverebbero riuniti al tavolo di un casinò (comincerebbero subito a litigare sulla sede: Saint Vincent, ad esempio? Troppo vicina a Torino…) per giocare (con eliminazione diretta) a “craps”. Si tratta di un gioco da tavolo (ovviamente e rigorosamente verde), suddiviso in diverse aree, sopra il quale si lanciano due dadi. L’idea della Dadone (che in questo modo si ritroverebbe a giocarsi un posto al tavolo della politica che conta) prevede che ad aggiudicarsi lo scudetto (con 12 giornate ancora da disputare), sia il club il cui presidente avrà… più c..o, ehm… per meglio dire… la sorte più favorevole, facendo più volte 12 ai dadi nelle varie fasi eliminatorie fino alla finale.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in assoluta buona fede, guarda già avanti, pensando al prossimo campionato. “La preiscrizione – ecco la sua proposta – resta bloccata per due anni quando viene impugnata la sentenza di assegnazione dello scudetto. Ma con possibilità di proroga di altri due anni”. Chiaro no?
Non mancano proposte neppure dalle opposizioni. Matteo Salvini è pronto a indire un referendum per bloccare lo sbarco dei calciatori stranieri che, come Ronaldo, hanno lasciato l’Italia in questo periodo di quarantena. “Non potranno sbarcare in Italia finché l’Europa non se ne farà carico: non possiamo subire un’invasione, vanno redistribuiti negli altri campionati della Ue. Solo dopo si potrà riprendere il campionato”. La solita solfa o forse il tentativo di dare una boccata d’ossigeno al suo povero Milan?
Lo stesso Milan che pure aveva fatto quattro conti, constatando come possibilità di entrare nelle prime quattro in classifica non ce ne siano. Neppure con qualche magheggio (di Ibra?). E quindi zitti e Mosca. Perché Mosca? Beh… vuoi che non facciano una finale a Mosca da qui ai prossimi 10-12 anni? A questo punto, più in là è, meglio è!