Adesso che il Sì al referendum sul taglio dei parlamentari ha riscosso il successo da loro tanto atteso, conquistando il 70% dei consensi degli elettori italiani, tutti i Cinquestelle, anziché darci un taglio, ai tagli ci hanno preso gusto. Tutti tutti, a dire il vero, proprio no. Per esempio, Pasquale Tridico, presidente dell’Inps in quota M5s, ha pensato bene, nei ritagli di tempo concessi dal suo incarico, di raddoppiarsi lo stipendio, così d’émblee! Ma tant’è, per ora resta un’eccezione nell’universo grillino.
Fate caso a Luigi Di Maio, uno “tagliato” su misura per fare il ministro degli Esteri, in virtù della sua dimestichezza con i congiuntivi e la lingua italiana, nella quale riesce a esprimersi con la stessa scioltezza con la quale Luis Suarez scavalla esami di cittadinanza all’Università degli stranieri di Perugia; Luis Suarez che, tra l’altro, nella sua carriera calcistica ha mostrato più volte di saper addentare con estrema cura l’italiano (nella fattispecie non un dizionario, ma Giorgio Chiellini). Ebbene, Di Maio, all’indomani del voto referendario non ha esitato ad alzare l’asticella e ha subito rilanciato: “Ora uniamoci per tagliare anche lo stipendio dei parlamentari”.
Ma Giggino non è da solo in questa titanica impresa di tagli e sforbiciate. Qualcuno, vista l’entità degli interventi, l’ha già ribattezzata la “Grande Legge del Taglione”, da varare in pompa magna con un grande raduno a Tagliacozzo, in Abruzzo.
Tutto è iniziato nell’ultima assemblea di deputati e senatori cinquestelle, convocata da Vito Crimi settimana scorsa, dove anche la tensione si tagliava con il coltello. Non solo per le difficoltà a sintetizzare una credibile e duratura linea politica: meglio avere un capo assoluto? Oppure conviene che sia un organo collegiale a guidare il Movimento? E ancora: che sia arrivato il momento di dar vita agli Stati generali, con un vero e proprio congresso? Nodi gordiani che nessuno è riuscito a tagliare di netto. Nelle more del dibattito, i parlamentari grillini hanno trovato il tempo di infervorarsi anche su altre questioni, di taglio – diciamo così – generico.
L’ala femminile dei Cinquestelle si è accapigliata (è il caso di dirlo) sul taglio di capelli da adottare in questa nuova fase di rilancio del Movimento 5 Stelle. Posizioni distanti tra coloro che propendono per il caschetto pari, caldeggiano il pixie cut, optano per i capelli lunghi con frangia, oppure amano il medio mosso, o magari il lungo scalato, o ancora il long bob, e addirittura lo shag. Finché è intervenuta la deputata Yana Chiara Ehm: “Ehm… io penserei di adottare… Ehm… un taglio a 5 punte…”. “Emh, batti un 5!” hanno risposto in coro le colleghe, tanto che la mozione d’ordine è passata all’unanimità, ca va sans dire...
L’ex ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, si è invece dilungato nell’illustrazione delle sue idee, raccolte in un raccoglitore raccogliticcio dal titolo: “Tagliare i ponti”. Presi di mira non solo “quelli dentali degli odontoiatri, che costano tanto, troppo per le tasche di tutti gli italiani, in particolare per i percettori del reddito di cittadinanza, che tanto hanno già poco da mettere sotto i denti”; non solo con “quelli scolastici, perché gli studenti di ogni ordine e grado devono avere la possibilità di studiare meglio e di più, come ho fatto io nella mia vita”; ma soprattutto si è scagliato contro “i ponti ferroviari, a partire da quello del Brennero, che collega Scilla e Cariddi. A mio avviso, sarebbe meglio sostituirlo con un bel tunnel sottomarino, sul modello di quello della Manica, che collega la Gran Bretagna con la Danimarca”. Chapeau!
L’attenzione dei parlamentari cinquestelle si è concentrata poi su una serie di proposte tese, da un lato, a tagliare le unghie alle velleità governative del centrodestra e, dall’altro, orientate a tagliare i viveri a Salvini e Meloni. Proposta approvata in diretta con una votazione volante sulla piattaforma Rousseau.
Qui giunti, non poteva certo astenersi dal dare una bella sforbiciata anche Di Battista: sua la proposta di tagliare luce, gas e telefono a tutte le sedi della Lega: “Sono morosi – ha tuonato – devono ancora pagare 49 milioni di bollette!”. Applausi scroscianti dalla platea.
E Crimi? Il capo politico è rimasto defilato, ma si è ri-tagliato un ruolo limitandosi a contatti fugaci con tutti i parlamentari pentastellati. Il suo obiettivo, dichiarato senza esitazione alcuna? Cercare procacciarsi voti utili a tagliare la strada a Di Maio, che da par suo mira a tagliare il traguardo di tornare a guidare il M5s.
Alla fine, ha chiesto di poter prendere la parola la deputata, eletta in Sardegna, Emanuela Corda: “Scusate, cari amici, ma io sono davvero indispettita dalla lentezza di questo governo inconcludente. Non conviene tagliare la testa al toro? Io penso di sì. Perciò sottopongo alla vostra attenzione la mia proposta, che – vi anticipo – è molto tagliente, anzi una vera e propria arma a doppio taglio: propongo di fare subito un tagliando al governo, tagliando qualche ministro”. Com’è finita? Tutti hanno tagliato la Corda!