Questa settimana, cari lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri), entriamo subito in tackle. L’attualità incalza con il suo pressing asfissiante, inutile quindi fare pre-tattica, tanto meno schierare la barriera o rinviare il rinvio da fondo campo, ancora peggio fare melina. Scusate la fretta, non vogliamo certo prendervi in contropiede (non sia mai, senza di voi, noi neanche potremmo scendere in campo ogni martedì…), ma siamo in zona Cesarini e la tempestività è di rigore.
Come avrete intuito dal nostro incipit, oggi abbiamo intenzione di parlare di calcio, in particolare della Juventus, che nelle ultime settimane ha occupato a pieno titolo le cronache sportive, visto che nel giro di pochi giorni è incappata in ben due “venerdì neri”.
Venerdì 13 gennaio, infatti, dopo 8 partite vinte in cui è anche riuscita a mantenere inviolata la propria porta, la squadra bianconera è naufragata al cospetto del Napoli di Spalletti, subendo una pesante manita. Una sconfitta costata molto… Kvara.
Venerdì 20 gennaio, poi, la Corte d’Appello federale della Figc ha condannato il club torinese per il caso plusvalenze fittizie, infliggendo alla Juve ben 15 punti di penalizzazione, tanto da farla precipitare a metà classifica della Serie A. Insomma, quella del procuratore Chiné è una brutta botta che potrebbe rendere molto difficile l’impresa di risalire… la china.
I due eventi hanno un filo in comune? Secondo noi, sì. Perché queste “musate” rischiano di far tramontare (momentaneamente? definitivamente?) una filosofia calcistica, quella del “corto muso”, tanto cara all’allenatore dei bianconeri, Massimiliano Allegri.
Apriamo una parentesi. La teoria del corto muso – per chi non lo ricordasse – nasce il 14 aprile del 2019, nella sala stampa del “Mazza” di Ferrara, dopo la partita persa dai bianconeri contro la Spal per 2-1. In quell’occasione l’allenatore della Juventus mandò in campo un undici farcito di giovani della Primavera per risparmiare molti titolari in vista della sfida decisiva di Champions League che si sarebbe giocata pochi giorni dopo contro l’Ajax.
Come raccontano le cronache, durante la conferenza stampa si parlò del vantaggio ormai incolmabile rispetto al Napoli (corsi e ricorsi calcistici…) e dell’occasione sprecata: bastava un pareggio alla Juve per conquistare l’ottavo scudetto consecutivo. E Allegri? Ribatté che il vantaggio ampio contava poco e che per vincere lo scudetto bastava arrivare un punto sopra gli avversari. A quel punto, condì il concetto con una metafora rubata all’ippica: il cavallo che vince la corsa può arrivare al fotofinish anche pochi centimetri prima dell’avversario, mettendo davanti semplicemente il muso. Appunto, come si dice in gergo, vincendo di “corto muso”. E quell’espressione divenne una sorta di “cavallo di battaglia” di Allegri.
E che l’allenatore della Juve ami l’ippica e i cavalli non è un mistero: fin da piccolo, infatti, il nonno – criniera al vento nonostante l’età – lo portava all’ippodromo e per tenere l’andatura “Acciughino” doveva ogni volta galoppare, mica andare al piccolo trotto!
Sempre le cronache raccontano che prima della disfatta del “Maradona” Allegri era saldamente in sella; subito dopo, però, già dentro gli spogliatoi, si è registrato un confronto a muso duro tra l’allenatore e la società, che non ha esitato a dire sul muso dello stesso Allegri quanto una sconfitta così pesante fosse una vera vergogna: “Siamo andati a sbattere il muso!” avrebbe commentato John Elkann, che ha poi tenuto un muso così per diversi giorni. E al rientro a Torino non pochi tifosi, con i musi lunghi un palmo, hanno accolto la squadra, minacciando anche di voler rompere il muso a Bremer, colpevole di una pessima prestazione contro Osimhen.
Ma non è finita: dopo la disfatta sul campo e la decisione avversa della Corte federale per il caso plusvalenze fittizie, la Juventus resta nel mirino anche per la questione stipendi, con il rischio di vedersi infliggere ulteriori penalizzazioni in classifica.
A fronte di tutto ciò, la società ha annunciato che farà ricorso al Collegio di garanzia del Coni per ribaltare una sentenza considerata ingiusta, mentre la squadra ha avuto sul campo prima una bella reazione d’orgoglio, poi ha preso un’altra musata perdendo in casa contro il Monza. E Allegri? Quando gli è stato chiesto se e come andrà a finire questa faccenda, ha prontamente risposto sfoderando la sua proverbiale filosofia equina: “Campa cavallo…”.
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