Finito questo breve ponte, dopo il viadotto della scorsa settimana (niente male, la sequenza di giorni attorno al 25 aprile), eccoci già tornati alle nostre attività quotidiane. Alzi la mano chi non ha, almeno distrattamente, sfogliato il calendario: il prossimo appuntamento è fissato per il 2 giugno, un trittico venerdì-sabato-domenica, che altro non serve se non ad annunciare il tanto agognato countdown delle prossime ferie estive.
Ma in questa primavera inoltrata, cari lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri), anche se fa un po’ strano ci tocca ancora parlare di Covid. Che questo stramaledetto coronavirus abbia messo in pianta stabile le tende fra di noi? Fatto sta che l’agenzia Onu per la Salute ha puntato l’attenzione su due varianti d’interesse: una si chiama Kraken e l’altra Arturo. Quest’ultima, che ha visto moltiplicarsi i casi in India e nel Sud-Est asiatico, comincia a destare serie preoccupazioni fra gli infettivologi più esperti.
È possibile che Arturo, i cui sintomi partono da un forte arrossamento degli occhi per arrivare a una conclamata congiuntivite, possa creare una piccola, seppur sensibile, impennata di contagi prima dell’estate, considerando il fatto che anche in Italia i numeri del Covid tornano a crescere? La risposta è affermativa, come sostiene tra gli altri il docente di Igiene all’Università del Salento, Pier Luigi Lopalco, un epidemiologo, nomen omen, tutt’altro che rassegnato a lasciare le luci della ribalta conquistate, da lui e da tanti altri virologi, nei due anni di boom del Covid.
Ed è grazie al contributo di questi esimi scienziati che l’Organizzazione mondiale della sanità sta mettendo nel mirino ulteriori varianti e sotto-varianti, “osservate speciali” che hanno caratteristiche più “antipatiche”, e dunque un maggior grado di contagio, oltre che particolari sintomatologie.
Battista. Si tratta di un sotto-lignaggio di Arturo, scoperto dai ricercatori di Genova. Al microscopio appare caratterizzato da due spike – la proteina che ricopre a forma di protuberanze la superficie esterna di Sars-Cov-2 – rivestite come di una guaina, molto simile a dei guanti bianchi: per questo motivo, è già stato ribattezzato “il Maggiordomo”. È un coronavirus che si diffonde quasi esclusivamente in ambito domestico.
Cesare (o Giuliocesare). Rintracciato in una zona della Francia corrispondente all’antica Gallia, il virus si muove per grandi masse, molto simili a legioni romane; i ricercatori d’Oltralpe hanno evidenziato come, intervenendo con farmaci appropriati, tenda a difendersi serrando le fila, in tal modo ricordando da vicino il movimento a testuggine degli antichi eserciti di Roma.
Igor. Rinvenuta per la prima volta in Transilvania, questa strana variante della Sars – il cui nome in realtà si pronuncia Aigor – si presenta come un virus insidioso, dall’aspetto inquietante e deforme, con una gobba inusuale e due spike fuori dalle orbite. E’ in grado di generare sintomatologie davvero mostruose.
Nerone. Un sotto-ceppo di coronavirus individuato per la prima volta, manco a farlo apposta, a Roma. In grado di attaccare le vie respiratorie inferiori, provoca infezioni polmonari dal bruciore intenso, simile a una vampata di calore, in grado di infiammare, quando non compromettere, l’intero apparato respiratorio.
Rino. Decisamente un coronavirus di modesta entità, che attacca le mucose nasali, provocando fastidiose riniti, particolarmente insidiose nei bambini e negli adolescenti. Purtuttavia, i virologi monitorano con particolare cura la sua sotto-variante, che al microscopio appare decisamente irrispettosa (vale a dire che non rispetta il classico andamento osservato per questa tipologia di virus), e capace di prendere per il naso anche gli adulti, scatenando effetti collaterali davvero… impertinenti! Il suo nome? Pierino.
San Bernardo. Da ultimo va segnalato un retrovirus, della famiglia dei Cerberus Covid, scoperto in Svizzera, nella regione di San Gallo; è facilmente individuabile per una doppia caratteristica: la mole (il suo volume è otto volte maggiore di qualsiasi altro coronavirus conosciuto) e la presenza di una spike, del tutto simile nella forma alla botticella di colore simil-legno, che viene posta sul gargarozzo di taluni giganteschi esemplari di cani d’alta montagna. Lo scienziato che ne ha preso in prestito il nome deve essere un grande amico di questa razza, oltre che un gran burlone…
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