Che dicembre strano, cari lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri)… basta guardare fuori dalla finestra: non vi fa impressione questo inverno autunnale? Certo, fino a un mese fa si andava in giro ancora con la polo… Hai voglia che le foglie stiano ancora sugli alberi. Certo che cadranno, speriamo prima della primavera, altrimenti noi non ci capiremo più niente, ma quel che è peggio, anche la natura andrà in confusione.
Meno male che almeno l’albero di Natale rispecchia le tradizioni: lo vestiamo e svestiamo noi! Con maggior o minor gusto, scegliendolo gigantesco oppure nano, pluridecorato come un generale di corpo d’armata, oppure sobrio al limite di una essenzialità spartana. Belli o brutti, l’importante è che la tradizione sia rispettata. Non certo quella della “magia del Natale”: il Natale è Cristo che viene. Senza magheggi!
Ma per non cambiare argomento e rimanere alle nostre radici (culturali va bene, ma anche quelle concretamente piantate nella terra), ve lo ricordate il 2017? Fu allora che venne inaugurato “Spelacchio”, lo sfortunato albero di Natale voluto dall’allora sindaca di Roma, Virginia Raggi, chiamato così dai romani perché era sparuto e spoglio. Ma oggi le cose sono cambiate. Grazie al primo cittadino Roberto Gualtieri, è arrivato “Fotovoltacchio”: a ergersi in Piazza Venezia, infatti, è un abete alla cui base sono posizionati due ampi (e non esattamente estetici) pannelli fotovoltaici che forniscono energia, rigorosamente green, agli addobbi luminosi.
Ma a fare bella mostra di sé non è stata solamente Roma con la sfavillante conifera natalizia: un cospicuo numero di comuni italiani ha deciso di “illuminare” il Natale nonché le proprie piazze sulla falsariga della Capitale. E che molte di queste città hanno appaltato la scelta dell’albero sapete a chi? Ma alla Ficosecco, l’azienda dell’utile-futile fondata e diretta da Tarcisio Ficosecco, che tante volte abbiamo ospitato su queste colonne (ricordate “Lacrime&sangue”? O il “tostapane a tradimento”?). Il catalogo offre un ampio numero di esemplari, facilmente montabili in breve tempo dal personale specializzato dell’azienda bergamasca, ma non volendo fare pubblicità, ci limitiamo a suggerirvi qualche albero degno di nota.
Abbacchio. Si tratta di un abete di Natale rigoglioso e verdeggiante, la cui ombra, all’interno di un ampio recinto, darà modo di pascolare a giovani agnellini, serafici e mansueti, in un numero di dieci nella versione Small, e venti nella versione XXL. Per tutto il periodo natalizio i bambini potranno avvicinarsi al gregge per accarezzarne il morbido vello. Successivamente, una volta rimosso l’abete, gli ovini potranno essere venduti all’asta o tramite apposita lotteria, con destinazione… abbacchio alla romana, o alla cacciatora. Per accontentare tutti i palati, non si disdegneranno costolette di abbacchio a scottadito.
Cacchio. Lo dice la parola: cacchio è termine agricolo che indica propriamente i germogli della vite o di alcuni tipi di piante rampicanti o infestanti. Ed il nostro cacchio è un sempreverde caratterizzato da piccoli boccioli brutti a vedersi e del tutto inservibili. Per tale motivo i passanti che vi sostano, invece che per ammirarlo, saranno invitati a compiere un’azione di potatura che farà bene alla pianta stessa, ma non solo: le buone azioni quotidiane sono sempre salutari! E se verrà da esclamare: “Questo abete è davvero un albero del cacchio!”, non sarà altro che la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. E poi: zac zac zac!
Mustacchio. La singolare caratteristica che lo contraddistingue? È l’unico che si sviluppa in orizzontale e non verticale. Così da somigliare a due giganteschi baffi, folti e molto lunghi, arricciati all’insù ai lati.
Pateracchio. Un concept che è riuscito a mettere a dura prova il team creativo della Ficosecco, chiamato a dare corpo ad abeti ciascuno con forma propria così strana ed intricata da stravolgere l’idea stessa di albero di Natale. Tant’è che dei cinquanta esemplari prodotti ciascuno è diverso dall’altro. Quanti si fermassero ad osservarlo non distinguerebbero le radici dal tronco. I rami? Se li trovate siete bravi!
Racchio. Non a caso il Guinness dei primati lo ha eletto “albero di Natale più brutto del mondo”: pur avendo un’altezza che scavalla i tre metri, consta di un tronco secco con non più di quattro/cinque rami. La Ficosecco ha fissato il suo prezzo di vendita: 0,99 centesimi! Pensato per i Comuni in manifesto dissesto finanziario, abbiamo la sensazione che otterrà un clamoroso successo. Vorremmo sbagliarci, eppure…
Spauracchio. Riccamente addobbato con palle rosse e gialle, è stato pensato per le piazze dello spaccio, o comunque per quelle zone in cui la malavita la fa da padrona. Spauracchio è infatti anti-scasso, anti-rapina e anti-taccheggio. Il suo funzionamento è semplice: il malintenzionato intento a rubare un addobbo viene anticipato dall’albero stesso: l’efficace sistema di allarme a infrarossi e a infragialli (dipende dal colore della palla) rilascia una scarica elettrica (non mortale, ci mancherebbe), mentre il suono della sirena dovrebbe scongiurare i malcapitati dall’azione furtiva. Contemporaneamente, mitragliette caricate con proiettili di gomma metteranno definitivamente in fuga i malviventi, che per qualche giorno saranno riconoscibili per i numerosi lividi sul corpo. Tarcisio Ficosecco in persona ci ha assicurato che per qualche giorno molti si sentiranno più buoni, con Spauracchio. Noi lo abbiamo già regalato al nostro sindaco!
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