Non è un periodo, cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri), nel quale le notizie fioccano a bizzeffe. La corsa al Quirinale, da poco arrivata at the end, e la pandemia ancora in action hanno monopolizzato il corso delle cose e, in un bailamme senza soluzione di continuità, questa settimana tre news hanno attirato la nostra attenzione, colpendo il nostro affinato interesse, e non solo.
Nel dettaglio, la prima ci ha pressoché sfiorati, ma lasciati intatti, eppure merita una citazione. La seconda ha contuso Luno (che di noi due è l’altro), procurandogli un vistoso trauma al setto nasale. La terza invece ha colpito Laltro (equivalente del sottoscritto), tumefacendogli uno zigomo, che manco un pugile l’avrebbe suonato così (e senza nemmeno lo spartito).
Pur essendo manifestamente non violenti, non foss’altro che per l’avanzare dell’età, ve le proponiamo nella sequenza con la quale ne siamo stati colpiti. Occhio a scansarvi al momento giusto!
Se lo fa Israele! Noi italiani, con al seguito il resto d’Europa, guardiamo tutti lì, con rispetto e timore reverenziale. Dall’altra sponda del Mediterraneo tirano dritti per la loro strada, rappresentando un’avanguardia inarrivabile. Sono imitabili? No, al massimo scimmiottabili. Sembrano muoversi con disinvoltura in ogni qualsivoglia situazione di emergenza. E poi, chissà perché, quando si pensa a questa nazione, immediatamente il pensiero corre ai suoi servizi segreti. Un po’ meno segreti da quando un’adrenalinica serie (“Fauda”, che significa “caos”) sta ottenendo grande successo su una nota piattaforma televisiva internazionale.
A pensarci bene, Israele sta lentamente diventando un modello di riferimento alla stregua della tv negli anni ’80. Se fino a un paio di generazioni fa si era soliti affermare con risoluta convinzione “Certamente è vero: l’hanno detto persino in televisione!”, adesso il pensiero di molti tra noi è: “Se l’hanno fatto in Israele, vedrai che prima o poi ci arriveremo anche noi!”. Se ne ricava una morale tanto evidente eppure imprevedibile nei suoi sviluppi: avessero una nazionale di calcio presentabile, chi li fermerebbe più?
Se lo dice Figliuolo! Da quando il generale Figliuolo ha avuto l’ardire di pronunciarla, ha scalato la hit parade delle parole più gettonate, assurgendo quanto meno al titolo di “vocabolo del mese”. Ma, detto tra noi, cos’è un plateau? Scomodare lo Zingarelli, il nostro amico che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua è la in giro per il mondo, è pleonastico, il significato lo si trova facilmente in Rete: vassoio, piatto, piano ribaltabile, eccetera. Se il suo contrario è “picco”, allora tutto diventa più chiaro. Nella fase di plateau la curva non cresce, né cala, ma resta costante. Nel caso del Covid, la curva dei contagi è al plateau quando i nuovi casi giornalieri smettono di crescere e diventano costanti. Come pare sia la nostra attuale situazione.
La domanda a questo punto sorge spontanea: plateau saprà soddisfare le aspettative, sfondando qualche pregiudizio ed entrando nel linguaggio comune? Noi crediamo di sì e ci permettiamo già qualche suggerimento:
– “Pierino, la tua pagella è entrata in una fase di plateau disarmante”.
– “Non voglio dire che non ti amo più, Gianfranco, certo che la nostra storia è al plateau!”.
– “Ma lo sai che ieri sera a calcetto ho segnato addirittura 11 gol?” “Complimenti! Plateau!”.
Se lo pensa Bill Gates! Concludiamo con una botta di ottimismo, facendo riferimento alle parole del patron di Microsoft, secondo il quale dovremo prepararci a uno scenario fosco, con malattie più gravi e tassi di mortalità più alti del coronavirus. Allegriaaa! Il miliardario e filantropo americano l’ha detto nel corso di una donazione (da 300 milioni di dollari) che la Bill & Melinda Gates Foundation ha deciso di foraggiare proprio a favore della lotta al Covid-19.
Al di là di qualche perplessità legata all’età del nostro informatico di fiducia (i miliardi sapranno proteggere dai malanni il celeberrimo paperone dei sistemi operativi, che di anni ne ha 67, un‘età che già meriterebbe qualche toccatina di zebedei, rispetto agli scenari da lui stesso prospettati), la domanda – per noi, coppia di attempati zuzzurelloni che qui scribacchia – è un’altra: ma perché sua moglie ha il nome di un consorzio che si occupa della coltivazione e della vendita delle mele? E soprattutto: come si chiamano i loro figli? Melavì, Renetta e Golden Delicious?
Una mezza idea noi ce l’abbiamo: forse Bill pensa che una mela al giorno leva il medico di torno e tiene lontano, in forma scaramantica e scientifica, le prossime pandemie che verranno?
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