Quanti tra voi ci seguono da tempo e meglio conoscono la realtà entro la quale abbiamo dimestichezza a muoverci, certo sanno della nostra sensibilità nei confronti dei giovani, del mondo del lavoro e delle nuove professioni. Convinti come siamo che più siete e meglio stiamo. E che meno siamo, meglio stiamo.

Trovate tra loro contraddittorie queste ultime due affermazioni? Nient’affatto! Più siete (a lavorare e a far crescere il Pil del Paese) e meglio è possibile contribuire a tenere l’Italia a galla. Meno siamo (a fare i fannulloni bastiamo noi e pochissimi altri) e meglio possiamo mimetizzare il nostro assenteismo attivo (perché non far niente, credeteci, è una fatica immane). Ognuno a fare il suo, tutti insieme: io tu noi tutti (citazione dall’undicesimo album di Lucio Battisti, anno di uscita 1977).



Ed è proprio per incentivare quanti tra voi (immaginiamo la quasi totalità) si trovano d’accordo con la prima asserzione e nel contempo per scongiurare nostri eventuali e sciagurati emuli che rimaniamo costantemente in campana, tesi alla ricerca di nuove professioni da proporre: al servizio di quanti tra voi, sempre cari lettori, hanno da sbarcare il lunario mese dopo mese, dopo mese; nella pervicace ricerca di impieghi sconosciuti o solo fino a poco tempo fa considerati assurdi o quantomeno improbabili; in costante approfondimento su quelle soluzioni lavorative che solo apparentemente e ad occhi poco sensibili nel cogliere le nuove tendenze del cosiddetto labour market possono apparire bizzarre, ma che di questi tempi – incerti eppure innovativi, fragili ma originali, fumosi seppur costruttivi – possono rivelarsi l’adeguata soluzione per uno sbocco professionale proiettato nel futuro, perciò nel segno della modernizzazione e pressoché privo di concorrenza.



A confortarci è intervenuto un accurato approfondimento del Corriere della Sera, che si è sbizzarrito in un interessante tour tra le più prestigiose università di tutto il mondo, alla ricerca di nuovi percorsi di studio che, celati da una parvenza che può apparire strampalata, rivelano in realtà una sfida e uno stimolo a calarsi, a lanciarsi verso nuovi orizzonti e nuove prospettive. Perciò… startupponi di tutto il mondo, seguiteci!

Laurea in Scienze mortuarie. Potrà sembrare strano, ma, specie negli Stati Uniti, ci sono così tanti corsi in Scienze mortuarie, da rimanere stecchiti! Tra il Lincoln College of New England e l’Università dell’Oklahoma, il Cincinnati College e la rinomata Addams University di El Trapaso (“Vieni da noi a studiare Scienze mortuarie e troverai un lavoro… bello da morire!”, l’originale pubblicità non lascia dubbi in proposito), il passo (nella fossa) è garantito!



Le materie di studio? Ve ne possiamo segnalare alcune tra quelle di importanza… vitale: Preparazione e conservazione delle salme (tenuto dal celeberrimo professor R. Igor Mortis), Realizzazione delle bare (la cui cattedra appartiene al professor Becchin, di evidenti origini venete e da anni trapiantato negli Usa), Tecniche di imbalsamazione (imprescindibili le dispense preparate con cura e dovizia di particolari dalla professoressa Orah Pronobis), Relazione con i parenti dei defunti (l’esimio professor Mesto Mortimer è una candela… pardon, un faro per i suoi studenti), Gestione di un’impresa di pompe funebri (imprescindibili le lezioni della professoressa Salma Hayek, solo omonima della celebre attrice), Esame delle urne (materia affidata al professor Sarkophagos).

Se la sola idea di doversi recare oltre Atlantico spaventa a morte, beh, basta portare un po’ di pazienza: corsi in Scienze mortuarie arriveranno presto anche in Italia, segnatamente, con l’inizio dell’anno accademico 2021-2022, presso l’Università di Bara (dài, un po’ di umorismo noir, non guasta: di Bari).

Scienza del Paranormale. Mulder e Skully di X Files vi fanno un baffo? Le immutabili leggi della fisica non vi attraggono? Avete un carattere un po’ fuori dal normale? Il corso di laurea che fa per voi c’è e vi può addirittura… stregare: Parapsicologia, altrimenti detta Scienza del paranormale. E tutti coloro che si sentono magnetizzati dall’idea possono immatricolarsi alla prestigiosa (vale a dire famosa per i giochi di prestigio) Università di Edimburgo, in Scozia.

Un vecchio maniero popolato di fantasmi è la sede del corso di Parapsychology; vi si studia tutto ciò che non è psichico ma sembra simile. Le materie? Storia e psicologia della magia nera, Harrypotterologia, Storia di Wojciech Tomasz Szczęsny (portiere dal nome anomalo, ma che… para normale), Zurlidica (per i non addetti ai lavori: il fondamentale contributo del Mago Zurlì nello sviluppo dell’età evolutiva), Diventare fachiri (un chiodo fisso!), Auto-suggestione (lo è, solo per citare un esempio, comprare una Duna), Cucina aliena (mangiare a Ufo, gastronomia vegana e marziana, dieta del paranormale), Il magone (l’aspetto trash della parapsicologia: è così triste dirlo che fa venire il… magone, ma siamo di fronte a una materia che abbonda di cialtroni e  imbroglioni).

Trovate gli argomenti e i temi troppo eccentrici? Vero, tuttavia non fatevi soverchie illusioni: Scienza del Paranormale non è per nulla facile, i laureati sono pochissimi. Certo, coloro che ce la fanno… poi sciàmano via felici e contenti. Sbocchi professionali dopo Parapsicologia? Forse in una parafarmacia, magari emigrando in Paraguay, oppure, alla disperata, in un’autofficina (come tester di paraurti), e per i più audaci sognatori c’è sempre il cinema (ma solo alla Paramount, ovviamente).

Curling Management. Come probabilmente sapete, il curling è uno sport di squadra, giocato con pesanti pietre di granito levigate, chiamate stone (pietra in inglese), dotate di un’impugnatura. I giocatori, suddivisi in due squadre, devono far scivolare le stone su un pavimento di ghiaccio verso un’area, detta “casa” (home), contrassegnata da tre anelli concentrici. Le pietre si lanciano con un effetto curl (roteare in inglese) e la traiettoria curvilinea può essere ulteriormente influenzata dall’azione delle scope da curling, utilizzate freneticamente da altri giocatori per abradere la superficie del ghiaccio di fronte al sasso alterandone le caratteristiche. Scopo del curling: realizzare un punteggio maggiore dell’avversario. Potremmo definirle: le bocce su ghiaccio. Ma quello che invece è difficile immaginare è che il curling, oltre che uno sport può trasformarsi in una professione, che necessita di adeguata preparazione. Ecco perché l’Università di Stonehenge, in Inghilterra, propone una laurea in Curling Management.

Cosa si studia? Domanda pertinente: Storia e filosofia del curling (i testi del professor Curl Marx spopolano tra gli studenti), Dall’età della pietra alle pietre dell’età (intese come inciampi della vecchiaia: c’è un po’ di storia e un po’ di anatomia), Tecniche di gioco (dispense a cura di chi? Ma diamine, di Curl Ancelotti!), Come mettere in ghiaccio la partita, Scopo e scopa del curling, Cinemascope (gli eroi del curling nel grande cinema di Hollywood).

Il corso di laurea è a numero chiuso e la selezione è evidentemente durissima, i candidati ai test d’ammissione sforano ogni anno i 20mila, per il 98% maschi. A richiamarli da tutto il mondo è il motto dell’Università di Stonehenge. E’ in latino, ma noi siamo pratici e vi passiamo la traduzione bell’è pronta: “Venite a studiare da noi: qui… si scopa tanto!”.