Il dubbio, antico come il mondo, talvolta viene tirato fuori dal vecchio armadio, ripulito da polverosi fronzoli e rilanciato dopo essere stato pressoché rimesso a nuovo. La domanda risuona roboante, con echi lontani ridondanti di retorica, buonsenso e sapori del tempo che fu: è meglio un uovo oggi o una gallina domani?
L’adagio popolare, cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri), ha parecchi tentativi di imitazione, del tipo: meglio un asino vivo o un dottore morto; meglio un cane vivo che un leone morto; meglio una brutta sentenza che un bel funerale; meglio una torta in due che una cacca da soli…
Le versioni si sono susseguite sino all’ultima, quella finale, definitiva come una pietra tombale, risolutiva perché pronunciata dal premier dei premier, il Mario dei Marii, il Drago dei Draghi: “Preferite la pace o il condizionatore acceso?”. Non c’è più nessuna via di scampo: o con me o contro di me!
Crediamo non resti che prepararci consapevolmente a un’estate più sudata del solito e a un inverno abbassato di un grado o due, per lo meno nelle nostre temperate magioni. Si consiglia un’adeguata scorta di maglioni e coperte.
A suffragio di questa ipotesi (probabilmente qualcosa di più), il Parlamento europeo ha approvato un emendamento nel quale chiede “un totale e immediato embargo su gas, petrolio e carboni russi”. Una presa di posizione durissima, che trova anche in Italia un nutrito coro di estimatori. Tra i più entusiasti, Enrico Letta, segretario del Pd: “Rinunciare al gas e al petrolio russo credo sia una priorità assoluta”. E Letta ha trovato un robusto alleato nel leader M5s, Giuseppe Conte, sintonico come un accordo musicale in sol (dell’avvenire?) maggiore: “E’ immorale continuare a finanziare la Russia, dobbiamo mettere sul piatto soluzioni alternative al suo gas”.
Essendo politico di mediazione più che di azione, Conte si è barricato nel suo ufficio per un paio di giorni, concentrando la sua attenzione e i suoi sforzi nella ricerca di una soluzione plausibile. Cercando innanzitutto di non mentire, soprattutto a se stesso, sulla profonda nostalgia che nutre ancora per la sua esperienza a Palazzo Chigi, l’ex premier dei governi giallo-verde e giallo-rosso si è ritrovato a condividere a cena i ricordi dei bei tempi andati con l’amico-portavoce Rocco Casalino: a parlare fitto delle interminabili conferenze stampa, degli inafferrabili e inestricabili Dpcm, che attanagliavano, come il finale di stagione di una serie gialla, le serate televisive dell’italica nazione.
“Ah, se fossi ancora al governo – ha confidato Giuseppe a Rocco, davanti ad una generosa portata di carciofi alla giudìa – firmerei immediatamente un Dpcm dei miei: oggi sarebbe un Decreto Per Centellinare Metano”.
“E cosa proporresti? – lo ha bonariamente pungolato Casalino – Rinunciare al gas non è così facile, non credi?”
“Eppure un’ideuzza ce l’avrei, di quelle che possono funzionare a costo zero. L’altra notte, pensavo a Di Maio, al fatto che è ancora lì al governo, mentre io… Vabbé, lasciamo stare… Non riuscendo a chiudere occhio, mi sono messo a fare zapping, finché su un canale tv mi sono imbattuto in Gastone, la commedia teatral-musicale di Ettore Petrolini. E proprio mentre l’attore pronunciava la battuta ‘Da piccolo mia mamma mi chiamava Tone, per risparmiare sul gas’, proprio in quel preciso momento, mi si è accesa una lampadina!”.
“Che intendi dire?”.
“Seguimi nel ragionamento. Prima di rinunciare fisicamente al gas, con tutti gli inconvenienti del caso, non sarebbe il caso di preparare psicologicamente, mentalmente e lessicalmente gli italiani a questa rinuncia?”.
“Interessante… Spiegati con qualche esempio…”
“Immaginiamoci un Dpcm dei nostri: ecco, me ne dessero solo l’opportunità, inserirei l’obbligo per gli avventori dei bar di ordinare una sosa, invece di una gassosa. Mi segui? Psicologicamente, si inizierebbe già a rinunciare al gas… E ancora: nei tribunali, anziché comminare la pena dell’ergastolo, il giudice potrebbe verbalmente alleggerire la sentenza con un semplice eppure altrettanto severo ertolo… Il medico ospedaliero sarebbe naturalmente indotto a refertare solo trite e non gastrite… Nei rapporti sessuali verrebbe messo al bando l’orgasmo, a favore di un più pratico ormo… Ma quanto gas potremmo risparmiare, solo compiendo piccoli gesti quotidiani e minuscole ablazioni verbali? Fino al vero coup de théâtre!”.
“Non oso neppure immaginarlo…”.
“L’emanazione, da parte del Ministero dell’Istruzione, di una circolare in base alla quale abolire tassativamente, nelle scuole di ogni ordine e grado, l’uso del congiuntivo imperfetto per tutti i verbi della prima declinazione che terminano in -gare. Ci pensi? Severamente vietato pronunciare affogassi, collegassi, dialogassi, impelagassi, ripagassi, spiegassi eccetera eccetera! Sognare sarebbe lecito: stop ai congiuntivi sbagliati, spazio allo sdoganamento del condizionale. (Pausa di riflessione) Lo ammetto, ahimè, sarebbe un aiuto involontario che concedo a Di Maio, ma tant’è!”.
“Lascia stare Giggino, questa è davvero geniale: accompagnare per mano gli italiani all’embargo energetico, senza tentennamenti, dritti filati, anzi, lasciami dire, a tutto gas!”.
“Eh no, caro mio, temo che questa proprio non la potremo dire. Perché nel mio Dpcm trova posto la nuova locuzione corretta: “A tutto stato di materia aeriforme la cui temperatura è superiore alla temperatura critica”.
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