Mentre il mondo rimane in apprensione per le sorti della famiglia Ferragnez, noi teniamo fede (o Fedez?) ai nostri impegni e riprendiamo da dove eravamo rimasti. Perciò… che mondiale di Formula 1 sarà? Già dato alla Ferrari quel che è della Ferrari, la continuazione delle ardue risposte vi aspetta nelle righe sottostanti.
Alpine Renault. Non tutti sanno che la casa francese Alpine è l’unica che in Formula 1 monta gomme con la sciolina, adatte anche ai circuiti più impervi e con maggior attrito. Quest’anno scenderà in pista con la Aiguille du Midi 2023. Una vettura che porta il nome della vetta (che non può essere che… Alpine, bien sûr que oui) più alta di Francia. E può vantare una scocca a forma di telecabina che avanza come sospesa sull’asfalto. Pensate che, per salirvi a bordo, i due piloti utilizzano skilift e skipass, mentre i meccanici raggiungono la loro postazione ai box con l’ausilio di una confortevolissima seggiovia. Il motore, immancabilmente Renault, risulta essere assai aggressivo: secondo gli ingegneri della casa transalpina, “potrebbe toccare vette di velocità mai raggiunte prima”.
Alfa Romeo. Il suo nome in codice è “SS309”, ma gli addetti ai lavori l’hanno già ribattezzata Romea, come la Strada Statale 309, quella che collega Ravenna con Venezia-Mestre. Il progetto della vettura, i cui costi di realizzazione si sono gonfiati mese dopo mese per via dei continui sub-appalti, è stato dapprima approvato dal Cipe (per la precisione che ci è dovuta, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, organo collegiale del Governo presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e composto dai ministri con rilevanti competenze in materia di crescita economica), successivamente vidimato dall’Anas, e infine finanziato con i soldi del Pnrr. Caratteristica della SS309, la sua forma assai simile a un’autobetoniera, il cui serbatoio, a forma elicoidale, anziché contenere carburante, viene utilizzato per miscelare bitume, da scaricare in pista alla bisogna. Stando gli ingegneri progettisti della casa italiana, “questa monoposto è destinata nel giro di pochi anni ad… asfaltare la concorrenza”.
Alpha Tauri. La scuderia faentina scenderà in pista con la sua “AT104”, una sigla classica, dove AT sta per Alpha Tauri, mentre il numero indica la velocità media di crociera della vettura. La domanda sovviene quasi da sé: che sia proprio per questo, perché porta il nome di una costellazione, che la squadra è sideralmente lontana dalle performance di tutte le altre?
Haas. Quanti tra i nostri lettori possano ritenersi giovani meno giovani, non faticheranno a ricordarsi di Armando, l’improbabile domatore magistralmente interpretato da Gianfranco D’Angelo nel programma Drive In, mitica trasmissione degli anni 80. In quel contesto comico, Armando tentava inutilmente di far compiere al proprio partner (un cocker in carne ed ossa, ma dai movimenti pressoché impercettibili), mirabolanti esercizi, accompagnati da un invito quasi urlato: «Has Has Has… Fidanken!». Ecco che i tecnici della scuderia statunitense si devono essere certamente ispirati al personaggio canino. La “Haas Fidanken”, infatti, è una monoposto dal design molto… ordinato, per non dire tranquillo.
La qual cosa, dalle prime prove, pare riverberarsi anche in pista: i primi test sono tutt’altro che confortanti: la vettura, all’accensione dei semafori, non accenna al benché minimo movimento delle gomme. E nonostante l’imperativo “Haas… Haas Haas… Fidanken!!!”, urlato a gran voce dai piloti Kevin Magnussen e Nico Hulkenberg mentre pigiano con veemenza sul pedale dell’acceleratore, l’effetto sperato, vale a dire una partenza roboante, sembra essere del tutto assente. Anche adattando il proverbio, il risultato è sconfortante: car (auto in inglese, per i più distratti) che abbaia non morde.
Aston Martin. Chiudiamo in bellezza con la scuderia britannica. La quale si presenta al via molto agguerrita, proponendo la V23 Vanquish, evoluzione in chiave F1 della mitica V12 Vanquish, l’auto di James Bond nel film “La morte può attendere”. Questa versione, naturale evoluzione di quella del 2002 (quando il film uscì nelle sale cinematografiche di tutto il mondo), è in grado di rendere la vettura praticamente invisibile, in quanto ricoperta di un elevato numero di micro-telecamere con altrettanti schermi, in grado di riprendere l’ambiente circostante e proiettarlo. Fernando Alonso e Lance Stroll avranno la possibilità di gareggiare inosservati, di sparire nel nulla in caso di guasto, e palesarsi in prima posizione, pronti a ricevere l’abbraccio del pubblico, in caso di vittoria. Q si dice moto soddisfatto e prevede un’ottima annata. Qualcuno potrebbe domandarsi: Q… chi era costui? Altri non è che il maggiore Geofrey Boothroyd, meglio noto con il nome in codice Q, che nelle pellicole bondiane ha il compito di rifornire l’agente 007 di armi, gadget e, come in questo caso, auto “accessoriate” alla bisogna. Con licenza di vincere!
(2- fine)
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