Amici lettori, sapendovi persone altamente sensibili, scommettiamo che, per questa settimana, l’avvenimento che più ha penetrato le vostra quanto mai sofisticata emotività è stato uno e uno solo?
Allora chiudete gli occhi e… No, scusate, abbiamo detto una gran cretinata, se chiudete gli occhi, poi smettete di leggerci e forse non conviene. Facciamo così, ve lo diciamo e basta. In fondo in fondo, si tratta di una gran gretinata. Concordate, infatti, con noi che la notizia del passaggio di Greta Thunbergh a Milano ha surclassato di gran lunga qualsiasi altra notizia? Se sì, allora appropinquatevi alle nostre strampalate valutazioni.
Perché noi – vuoi per capire un po’ di più, vuoi per curiosità – c’eravamo venerdì, mischiati alle migliaia di studentess* e student* (politically correct e linguaggio inclusivo si respirava a pieni polmon*), allo sciopero globale per il clima, la manifestazione glocal a favore di Madre Terra che ha marciato da largo Cairoli in direzione Piazza Affari, per poi procedere spedita verso il Mico, sede della PreCop26. Non sapete cos’è la PreCop26? Ovvio, rispondiamo noi, è quella che precede la Cop! Che poi non sarebbe la famosa catena di supermercati, bensì la riunione che riunisce i ministri del clima e dell’energia di un gruppo selezionato (una quarantina circa) di paesi del mondo.
In un “clima” di grande partecipazione, dove il calore degli astanti “ha riscaldato l’ambiente” (pur senza surriscaldarlo, se no, che manifestazione per l’ambiente sarebbe?), anche il meteo ha voluto tacitamente assecondare in modo benevolo la manifestazione gretina e si è posto in sciopero. Per solidarietà, le nuvole hanno idealmente incrociato le braccia, e impedito a se stesse di emettere pioggia. Ciò ha permesso al lungo corteo di sfilare pacificamente per le vie di Milano e al contempo di abbassare (col traffico paralizzato, meglio lasciare l’auto in garage) le emissioni di sostanze inquinanti.
“Tutti in piazza per l’ambiente” è stato uno degli slogan più gettonati, In effetti, a Milano si è creato proprio un bell’ambiente, tanti giovani e meno giovani (noi due ComicAstri, un po’ defilati, diciamo così, come sul greto di un fiume per veder passare Greta), uniti in un ideale comune. “Vogliamo la giustizia climatica”, abbiamo sentito urlare: noi non ce lo immaginiamo proprio un tribunale del caldo e del freddo che emette sentenze senza inquinare le prove, ma sarà senz’altro una cosa buona e giusta. E poi ancora: “Un altro mondo è necessario, bisogna agire subito”, cosa significa? Forse che dobbiamo muoverci nello spazio in maniera ecosostenibile alla ricerca di mondi lontani eppure abitabili, puliti, sostenibili?
Sono discorsi più grandi di noi (che pure di anni ne abbiamo un bel po’ sul groppone) e che ci trovano discretamente impreparati. Ma quando abbiamo sentito scandire, in lingua inglese, people united never will be defeated (il popolo unito mai sarà sconfitto’), beh… ci siamo sentiti proprio a casa. Perché “el pueblo unido jamàs serà vencido” lo cantavano anche gli Inti-Illimani, famosissimo gruppo cileno, ancora attivo, che ha musicalmente rappresentato, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, le lotte delle classi politiche, tendenzialmente orientate a sinistra.
Ma che cosa ha detto Gretissima ai giovani convenuti? Un vero e proprio discorso da “effetto serra” (utile cioè a serrare le fila). Dopo un saluto emozionante e assai riciclabile (“Grazie a tutti di essere qui. È bello vedere così tante persone”), è entrata con grande impatto ambientale in merito ad una prospettiva green design (“Siamo stanchi delle bugie e dei bla bla bla dei potenti!”), ammettendo tutta la sua preoccupazione compostabile con fare che definiremmo mottainai, termine giapponese che indica quel senso di rammarico quando qualcosa di prezioso viene sprecato (“Più si aspetta senza fare nulla, più la crisi si aggrava”); nonostante tutto, le aspettative verdi non sono semplice utopia (“Il cambiamento arriverà dalla strada, arriverà da noi”), perché ci aspetta un futuro sostenibile (“La speranza siamo noi, sono le persone”), carico di responsabilità tracciabile (“Il cambiamento siamo noi”); ciascuno con un proprio compito eco-friendly (“Non fermiamoci mai, fino alla fine”), che dia un senso da Km 0 al nostro fare (“Un altro mondo è possibile e noi siamo inarrestabili”).
Illuminati da tanto ardore, abbiamo ripreso la strada di casa con la nostra vecchia (è del ‘98) auto diesel… Vabbè, inquinerà un po’, ma sapete quanto costa un’auto elettrica?
A casa, ciascuno nella propria abitazione, abbiamo optato per un salutare bagno bollente (è vero, una doccia veloce farebbe consumare meno acqua, ma le abitudini sono dure a morire, e l’acqua schiumosa e profumata che quasi deborda dalla vasca ci coccola come neppure le nostre mogli).
A cena ci siamo ritrovati insieme alle nostre famiglie, grigliatona sul balcone con bistecche col manico che avrebbero fatto la gioia di Tex Willer e Kit Carson. Certo, l’idea di affidarci a più salutari hamburger di tofu, ci ha sfiorati: poi, all’unanimità, abbiamo acceso la carbonella. E via!
A chiusura della serata, abbiamo gettato gli avanzi della cena insieme ai bicchieri e ai piatti di plastica (non biodegradabili, costano una fortuna) e alle bottiglie di vetro. Ma, lo giuriamo a Greta, è stata l’ultima volta, ché da domani saremo più greti e meno gretti. Parola di Eco-micAstri!
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