“Entili lettori e quanto mai radite lettrici, vi iunga il nostro più caro e enuino saluto. Cominciate a ustarvi un domani che si presenta ai nostri suardi sfolorante? Perciò un’ideale aenda potrebbe suerirci queste semplici note: iuno, europei di calcio, da uardare in tv, mai soli; lulio, seconda dose di vaccinazione dei nostri amati paroli, manifico preludio alle tanto aonate ferie aostane”.



Un incipit difficile, quello propostovi, ma è il nostro modo di portare solidarietà al povero marmista, al quale sono state addossate tutte le colpe per l’errata iscrizione della targa dedicata a Carlo Azeglio Ciampi, che avrebbe dovuto essere inaugurata la settimana scorsa, sul lungotevere di Roma. Azeglio, o Azelio? Se lo dev’essere chiesto lui, il marmista, ma forse il dubbio avrebbe dovuto indurre a ben altra speculazione anche chi ha commissionato la suddetta targa, e forse anche chi l’ha commissionata al commissionatore, e su su, di commissione in commissione, fino ad arrivare alla sindaca Raggi (la quale, elisa della “doppia g”, farebbe Rai: nel nome, un destino? Chi vivrà, vedrà!). Comunque sia, e lo diciamo in maniera… lapidaria: giù le mani dal marmista!



Ma veniamo a noi: non è certo il marmo l’argomento di giornata, ma qualcosa di più elastico e flessibile, malleabile se non duttile. Lo avrete capito certamente: oggi si parla di politica.

In questi giorni, ha tenuto banco (si potrebbe dire: bancone) la discussione su quanti debbano essere i posti a tavola al chiuso nei ristoranti in zona gialla. Tra ferventi sostenitori del tavolo contingentato e agguerriti contradaioli della liberalizzazione sin da subito, si è inserito il ministro Speranza, che si è detto disponibile a una sperimentazione (di qualche settimana) utile a verificare l’utilità dei quattro posti al chiuso. “Il virus circola ancora – avrebbe detto Speranza – e serve cautela”. Insomma, il ministro non voleva fare… una tavolata! Comunque, se le resistenze incontrate sono state numerose, insospettabili e convinti supporter si sono fatti largo.



I 4 Moschettieri. Si sono dichiarati pronti, a sprezzo del pericolo e financo della propria vita, a difendere fino alla morte la soluzione “speranzosa”. Quattro spadaccini in gamba, che vedere insieme a tavola al ristorante rappresenta uno spettacolo per grandi e piccini. Con la sola eccezione di Porthos, che mai si permetterebbe di rifiutare portata alcuna, gli altri tre nutrono una spiccata predilezione – chissà mai perché – per il pesce spada. Il loro menu abituale? Tartare mediterranea di spada, pasta con pesce spada, spada alla siciliana, carpaccio di spada al pepe verde e rosa, involtini di spada, spada nella goccia (una sorta di semifreddo al caffè per chi tira di scherma). Un’unica concessione va al capocollo, a rinverdire i fasti delle loro avventure, in perfetto stile “coppa e spada”!

I 4 Cantoni. Speranza incassa anche la solidarietà della vicina Confederazione elvetica. Un comunicato ufficiale, vergato dai 26 cantoni svizzeri, appoggia completamente la linea del nostro ministro della Salute. Per tutto il mese di giugno e luglio, il tradizionale desco imbandito dopo le riunioni cantonali si svolgerà su tavolate da quattro posti ciascuna. A far sì che due cantoni non debbano mangiare in disparte, Zugo e Zurigo, Nidvaldo e Obvaldo, forti delle loro omonimie, eleggeranno un solo rappresentante al tavolo, mentre San Gallo, armato di santità, benedirà l’operazione, che non… accantona nessuno!

I Fantastici 4. I più entusiasti della proposta di Speranza sono stati senza dubbio i Fantastici 4. Perché? Per 4 semplici motivi.

Prendete Mr Fantastic. Davanti all’obbligo di mantenere un distanziamento sociale di almeno due metri tra un commensale e l’altro non ha fatto letteralmente un plissé. Del resto, lui alla lontananza, alle lunghezze fuori norma ci è abituato, anche a tavola. Se qualcuno dei suoi tre supereroici amici domandasse: “Chi mi allunga l’olio, per favore?”, chi pensate sarebbe il più lesto a provvedere?

Se per il ministro Speranza i ristoranti semideserti sono un obbligo da sperimentare, alla Cosa invece sono sempre piaciuti, per lo meno da quando si è tramutato nella… Cosa, appunto, vale a dire un ammasso di roccia arancione in sembianze umane, indistruttibile e mostruoso, dal peso su per giù di una tonnellata. Dopo siffatta trasformazione, la Cosa ha cominciato a non sopportare più gli assembramenti (tutti a darsi di gomito, e dirsi: ma cos’è quella Cosa lì?), ma ancor di più la nouvelle cuisine, con quelle porzioni esageratamente snelle, quelle salse sempre troppo leggere e smunte, quei sottili bastoncini di verdure cotti al vapore sciapi come una prolusione di Mario Monti. E ha voracemente virato verso una cucina più casereccia, cioè fatta in casa. O in… Cosa?

Anche la Torcia Umana caldeggia (nel suo caso, senza trovare grande dissenso intorno a sé) il limite massimo di quattro posti attorno a un tavolo. Questo lo pone nell’ideale condizione di dedicarsi alla sua unica passione culinaria: le ricette flambé. Senza contare la sua dote migliore, quella di saper assicurare una romantica cena a lume di candela. Senza lume né candela: basta lui!

Last but not least, i Fantastici 4 possono godere del vantaggio di avere fra le proprie fila la Donna Invisibile. In quanto Donna, perciò attenta alla dieta, non incide più di tanto sullo scontrino (di solito i supereroi, per dare l’esempio, chiedono la ricevuta fiscale); e in quanto Invisibile, consente spesso ai suoi tre amici di poter invitare a cena l’Incredibile Hulk. E quand’anche il cameriere dovesse scoprire l’invisibile (o quasi) coperto in più? Diteci, chi avrebbe il coraggio di mettere alla porta il nerboruto e incazzoso omone verde?

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