Anche se non esistono più le stagioni di una volta, siamo pur sempre in autunno; perciò, non solo le foglie ingialliscono, ma il giallo è il colore di tendenza nella moda autunno-inverno 2023/2024. E soprattutto, cari Lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri), non c’è autunno senza giallo, inteso come romanzo poliziesco. Così che noi, noti e stagionati zuzzurelloni scansafatiche, dediti alla lettura prima ancora che alla scrittura, non potevamo non segnalarvi il “giallo del 2023”.
Sebbene la regola numero 5 del famoso “Decalogo di Knox” – redatto nel 1929 dal teologo e scrittore britannico Ronald A. Knox, amico di Gilbert Keith Chesterton, per aiutare a scrivere un buon giallo deduttivo – reciti espressamente che “Non ci dev’essere nessun personaggio cinese nella storia”, il romanzo poliziesco che ci ha tenuti gli occhi incollati al libro arriva proprio dalla Cina.
Più che un giallo, è un giallissimo, in un contesto nel quale questo colore predomina incontrastato e ubiquo: nell’ambientazione (siamo in Cina, a Shanghai), negli oggetti (la stessa arma del delitto è un bastoncino giallo del gioco dello shangai), nella trama (l’indagine per scoprire il colpevole avanza fra mille bucce di banana), nei personaggi (il colpevole, ma non vi spoileriamo nulla, è “un cattivo muso giallo”). Insomma, in questa Shanghai, in questo thriller noir e hard boiled, la regola n. 5 di Knox non vale per nulla!
Per non lasciarvi vieppiù in piena suspence, pensiamo di fare cosa gradita offrendovi l’incipit di questo “giallissimo dell’anno”, dal titolo “Delitto a Shanghai con lo shangai”, scritto dal formidabile campione di poker cinese Teng Unh Fhul, che è un grande amante del genere poliziesco.
Ogni cinese che si rispetti conosce le eleganti regole e si cimenta con le complicate strategie di cinque tradizionali giochi da tavolo: il Wei Qi, il Mahjong, il Tian jiu, lo Xiang Qi e il Bo Bing. Qualcuno sostiene che il divertimento preferito sia il Mahjong? Sarà davvero così? Mah, difficile rispondere. Di certo, a Shanghai, la seconda città più popolosa della Cina, in ogni famiglia, tutte le sere, ci si ritrova attorno al tavolo per sfidarsi a shangai, il gioco di abilità in cui si utilizzano 41 bastoncini colorati della lunghezza di 17 cm circa. Milioni di scatole e milioni di partite. Una prova di destrezza per grandi e piccini, un divertimento innocuo e infantile.
Così almeno la pensava l’ispettore Chen. Fino a quella mattina davanti alla scena del delitto. “A chi mai verrebbe in mente di utilizzare un bastoncino di shangai come arma per uccidere?” rimuginava tra sé e sé. E il pensiero corse subito alle indagini, a quanto avrebbero potuto essere lunghe e difficili: “In una città come Shanghai, dove tutti hanno una scatola di questo gioco, scoprire il colpevole sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Peggio, in un pagliaio di quasi 6.500 kmq”.
“A volte la vita gioca brutti scherzi, vero?” accennò l’ispettore Chen non appena visto il cadavere. E accompagnò la frase con un cenno di approvazione. Del resto, era solito comportarsi così: lo chiamavano appunto “Chen” perché ogni sua esclamazione era seguita da un veloce e leggero movimento del capo. Un rapido cenno, appunto.
Annuì anche il suo interlocutore, Chin Chan Pai, il preside della scuola di danza, che non esitò a rispondere: “A Carnevale ogni scherzo vale, ma oggi è il 10 agosto!”. E notando al fianco della vittima un piatto di croccanti involucri di pasta che racchiudevano un gustoso ripieno di verdure e carne, insaporite da una salsa di soia, subito aggiunse: “Involtini primavera in piena estate? Mah… Questo è davvero uno scherzo di cattivo gusto”.
Chen ammiccò distratto, ma tanto bastò a far andare Chin Chan Pai in visibilio: era da parecchio tempo che le sue “salomoniche” osservazioni non riscontravano un tale gradimento. Comunque, la reciproca soddisfazione durò poco, freddata (è il caso di dirlo, visto che è un giallo) senza pietà dalla dura realtà.
Chen si accorse ben presto che il caso era tutt’altro che chiuso. “Innanzitutto, perché non è stato ancora aperto”, pensò tra sé e sé, e questa volta accentuò, soddisfatto, l’abituale cenno di approvazione. Era evidentemente orgoglioso della sua perspicacia e per brindare alla propria arguzia non esitò a stappare, come d’abitudine, una lattina di Lemonsoda (è un giallo e anche le bevande hanno un ruolo importante: stessimo leggendo un noir, Chen avrebbe aperto una bottiglietta di chinotto, nota dei ComicAstri).
Agli occhi di Chen, due fessure di pepe nero su una faccia color zafferano, il cadavere si presentava in modo alquanto strano. Sul corpo esanime erano assai evidenti i segni di quattro diverse modalità di uccidere, come se l’assassino misterioso (“Per il momento” accennò Chen con un appagante cenno d’intesa) avesse voluto accanirsi sulla povera vittima, dopo averle piantato nella schiena ben sette bastoncini gialli di shangai.
Chen non era abituato a contare fino a chento prima di parlare, ma davanti a quella scena orribile, colpito dalla precisione chirurgica del famigerato killer ignoto, non riuscì a profferir parola. Si limitò a fissare a lungo l’acquario in cui si muovevano tre Zebrasoma flavescens (ovviamente questo dettaglio c’entra a pieno titolo in questa storia: primo, perché è un giallo, e non ci stancheremo mai di ricordarlo; secondo, perché Chen è stato colpito dalla precisione chirurgica con cui l’assassino ha infierito sulla vittima, e il Zebrasoma flavescens è comunemente conosciuto come “pesce chirurgo giallo”, uno dei più comuni pesci d’acquario, nota dei ComicAstri).
All’improvviso Chen si scosse dal suo torpore e decise di affidare il caso al tenente She Li Dan, il capo della sezione Omicidi della Polizia di Shanghai.
In quel preciso momento She Li Dan si trovava in vacanza-premio a Lipari, nelle isole Eolie, denominate anche “isole gialle”. Chen fece cenno al suo assistente di portargli il cellulare d’ordinanza. L’attendente si presentò dopo cinque minuti con il caratteristico furgone della polizia penitenziaria adibito al trasporto dei detenuti. Chen accennò a un moto di stizza, poi fortunatamente un collega gli offrì il suo telefonino e si limitò a comporre il numero di She Li Dan.
Mentre attendeva che l’attendente non attendesse oltre prima di sparire e nell’attesa che gli fosse passata la comunicazione, l’ispettore ispezionò velocemente il fascicolo della vittima.
Il suo nome era Peh Dih Nah, ma nella Shanghai che conta era meglio nota con il soprannome di “Dama Cinese”. Risultava completamente incensurata; non aveva mai fatto mosse azzardate, non aveva nemici nell’ambiente della malavita, né tanto meno altrove; il che escludeva il delitto per ragioni di denaro o per vendetta. Non era neppure particolarmente avvenente (“Porta un abito a scacchiera bianco e nero, è alta e dinoccolata come una torre e ha una dentatura da cavallo” osservò Chen con un cenno di disgusto) e questo escludeva il delitto passionale. Chi, dunque, poteva essersi macchiato di un simile omicidio? E poi, perché quei sette bastoncini gialli di shangai conficcati nella schiena?”.
L’ispettore Chen stava ancora rimuginando sulle sue inquietanti domande, quando, dall’altro capo del telefono, gracchiò una voce: “She Li Dan sono. Chi mi cerca?”. “Sono Chen”. “Capo, non parlare. Sai che mi basta un tuo cenno. Ho capito, è successo qualcosa di molto grave. Parto subito così come sono!”.
L’ispettore Chen abbozzò l’ennesimo cenno di soddisfazione e posò appagato il cellulare su un posacenere giallo a forma di girasole.
“Meno male che ho affidato a qualcun altro questo peperone giallo bollente, e poi… Beh, non sono più affari miei!”.
Chen si sentì più leggero e si diresse verso l’uscio, lasciando un paio di poliziotti a guardia del raccapricciante cadavere. Inforcò la sua bicicletta color pompelmo, indossò una vecchia maglia gialla datata Tour 1966 e fece rotta verso il suo locale preferito, luogo di ritrovo per sommozzatori, palombari e, soprattutto, sub normali. Infatti, era un pub normale e sull’insegna color zafferano spiccava la scritta “Yellow Submarine”. L’unico posto in tutta Shanghai in cui poteva inabissarsi nei suoi pensieri.
(… continua. Ma sulle pagine di “Delitto a Shanghai con lo shangai”)
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