Per chi faceva 30 nei 90, che è come dire 60 nei 20, è dura arrendersi ai numeri… La calma è la virtù dei forti, e voi siete vigorosissimi, amici lettori: se siete sopravvissuti a serate con Amici ma senza Champions League (e Dio ci eviti in futuro gli highlights pallonari officiati da Maria de Filippi: lo diciamo perché non si sa mai, ed è meglio essere preparati alle sciagure, visto che stiamo uscendo con fatica dall’ultima, con annessa quarantena); se avete convissuto in mezzo a travagli domestici e un Travaglio sempre più spesso in versione televisiva; se siete riusciti nell’ardua impresa di scavallare le code, avversare i codazzi, evitare i codini (nessun riferimento al mito di Roberto Baggio, trattasi di pomposo sinonimo di “retrogrado”) e tifato per Codogno, siamo certi che sopravanzerete di slancio anche questo scoglio numerico.
Un enigma da sciogliersi presto e facile: per chi aveva 30 anni intorno al 1990, di fatto si ritrova ai nostri giorni ad averne il doppio. Ed è ai trentenni di allora (e noi scrivani da due tacche tra questi) ai quali dedichiamo i nostri pensieri odierni: ma ci seguano tutti gli altri come monito, perché sic transit gloria mundi…
La notizia non la leggerete sui giornali perché l’abbiamo scovata noi, durante i nostri pantagruelici raduni virtuali: facciamo, infatti, colazione con Webinar, lo spuntino di metà mattina con Skype, il pranzo con Meet, la merenda con TeamSpeak, la cena con Zoom e il saluto della buonanotte con Slack. Approfittando, a ogni conference call, per compiacerci con gradevolissime “torture gastronomiche” (ma il supplizio è solo per i nostri fegati) preparate dalle reciproche e amorevoli consorti.
Sicché, tra uno spritz e un risottino pere e taleggio (consigliamo di accompagnarlo con un boccale di friulano di bella struttura), siamo casualmente finiti su Instagram: vale a dire, non esattamente un territorio nel quale ci si sente a casa nostra. Esplorato sommariamente l’ambiente tendenzialmente ostile, messi da parte i seguitissimi di tutto il mondo (Messi, per l’appunto, è all’8° posto, Cristiano Ronaldo al 1°; sul podio insieme a lui ci vanno Ariana Grande e Dwayne Johnson – the Rock), ci siamo concentrati sugli italiani.
Nelle top ten davamo anche noi per scontata qualche presenza (Belen al 4° posto e Valentino Rossi all’8°). Altre figure, invece, ci hanno lasciati quanto meno perplessi: se conveniamo di buon grado su personaggi calcistici come Gigi Buffon (6°) e Pirlo (7°), fatichiamo a capire quali meriti abbia accumulato il neo-licenziato Mario Balotelli per essere proiettato al 3° posto.
Ma il bello, come sempre, deve ancora venire: tal Mariano Di Vaio (fashion blogger) e tal Francesco Nappo (fotografo) al 10° posto, che ci fanno qui? E Gianluca Vacchi, imprenditore/deejay che “imprende” standosene perennemente in vacanza, accompagnandosi con donzelle che potrebbero essere, per età, sue nipoti, che c’azzecca al secondo posto? Mah, prendiamo atto.
Così come incontrastata, a dominare la scena, è lei, Chiara Ferragni; che ha almeno il merito di essersi inventata un lavoro che prima non c’era. Non malaccio suo marito Fedez al 5° posto, la pagnotta se la sfanga pure lui. Ma la famiglia è intraprendente: il piccolo Leone Lucia – che, come scrivemmo tempo addietro, non fa la felicità dei gender fluid (Lucia è il cognome di Fedez) – può contare già su una schiera di quasi 35mila fans.
Ma a dare le maggiori soddisfazioni alla famiglia del Bosco Verticale milanese è Matilda Ferragni: può vantare un seguito di 358mila followers. Pochini, rispetto a Chiara; niente male, se si pensa che Matilda è un bulldog francese color nocciola che da una decina d’anni si accompagna alla sua padrona. E con discreto successo, se pensiamo (come direbbe Crozza quando imita Feltri: “E’ fattuale!”) che dà la biada persino a uno dei miti degli anni ‘90 (non scordatevi la prima riga del nostro articolo…).
Una donna, un simbolo, una musa della sinistra che resiste intatta e forse immarcescibile alle pieghe e alle rughe del tempo. A dimostrare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che il silicone conserva meglio della formalina. Ma proprio per questo all’interno della sinistra si è aperta una lacerazione: in questa “cagnara da social” è giusto che il femminismo debba soccombere all’animalismo? Pari dignità ci vuole, perbacco! Non esiste che su Instagram Matilda stia davanti ad Alba Parietti (che di followers ne ha “solo” 318mila): ‘sta cosa, a “loro”, je rode un sacco! Gente che ha seguito la sua evoluzione (fisica e intellettuale) sin dagli esordi: da moglie di felino (era sposata con Franco Oppini, uno dei Gatti di Vicolo Miracoli, storico gruppo cabarettistico) allo sgabello di Galagoal (Telemontecarlo, anno di grazia 1990, Mondiali di calcio italiani), dal “Macellaio” (un bel po’ di filetto in esposizione) a “coscia lunga della sinistra” (copyright del filosofo comunista Stefano Bonaga) attraverso un itinerario fisico-emotivo-intellettuale che poche donne italiane hanno saputo percorrere.
Cosa fare, dunque, per ridare giusta dignità a una situazione che non rende giusto merito a una donna che ci ha fatto invecchiare senza invecchiare (lei)?
La soluzione è uscita dal circolo “L’Alba di un nuovo giorno” di Alba (provincia di Cuneo. Secondo noi, di Albe se ne intendono…): qualche migliaio di “democratici” (amici, associati, simpatizzanti) disposti a credere in un sogno. Perché, se la matematica non è un’opinione, 10mila compagni e 10mila compagne fanno un totale di 20mila followers.
Se ciascuno di loro cominciasse a seguire Alba Parietti e costringesse (si può fare, si può fare…) un’altra a coppia a testa di compagni/compagne a togliere le preferenze a Matilda, ecco che le proporzioni sarebbero ristabilite. Qualcuno tra voi potrebbe obiettare: e se la Brambilla protestasse? Ma chissenefrega: le quote rosa vedrebbero l’Alba di una nuova riscossa! E tutti in piazza ad assembrarci: pugno chiuso, ma mascherina sulla bocca!