Ma la politica non assomiglia un po’ alla vita? Così piena di compromessi… E la politica non assomiglia a una partita di calcio? Tackle, entrate ruvide, falli tattici… Vuoi che la politica non assomigli un poco anche al Festival di Sanremo? È già tutto preordinato, il televoto si fa, sì, ma nel cuore della notte, quando non conta più nulla… Ma soprattutto: la politica non assomiglia a un film? Non si inventa niente di nuovo eppure i colpi di scena sono sempre di grande effetto…



E allora, forti di quest’ultima convinzione, ci siamo spinti volentieri nella splendida cornice di rocce, mare e spiagge di Cala Il Sipario, in Sardegna. Ogni anno, nel suggestivo anfiteatro naturale di Su mòrriri sas lugòri (Si spengano le luci), in occasione della Sa Ampru Nit de sos Oscarrus (La grande notte degli Oscar), i membri dell’Accademia cinematografica di Bau-Baunei – la scuola di recitazione dove vengono formati i migliori attori che recitano da cani – assegnano i loro Sos innomus (cioè le nomination).



Ogni edizione celebra, anno dopo anno, una diversa categoria e in questo 2020 la scelta è caduta sulla politica. Sì, dopo tutto quello a cui abbiamo assistito nel 2019, con la crisi agostana che ha uccellato Salvini e la Lega, i voli pindarici di Giuseppe Conte, il salto della quaglia dei Cinquestelle, il ritorno alato (al potere) del Pd, le gufate di Renzi, proprio i partiti e i politici sono stati giudicati – in virtù, appunto, delle loro sceneggiate più che sceneggiature – come maggiormente “meritevoli” di ricevere Su piticcu bultu, la statuetta dell’Oscar, scolpita interamente in una forma di pecorino doc dal grande artista caseario, di origini padano-polacche, Gorgon Zola.



A motivare ogni singolo premio, poi, è stato addirittura chiamato dalla Svizzera il critico cinematografico Oscar “Bergman” Bernasconi di Locarno. Conosciuto nell’ambiente con il soprannome di Bergmansconi, è il massimo esponente dell’Associazione Cri.Ti.Ci. (Criticoni Ticinesi Cinematografici), di cui è socio fondatore, presidente onorario, amministratore delegato, portavoce ufficiale e unico membro eletto. Perché proprio Bergmansconi? Diamine, ma non l’avete ancora capito che quando in Italia si parla di politica è assolutamente vietato dare la parola al popolo?

E voi, cari lettori, reduci dalle recenti premiazioni della mecca del cinema, non siete curiosi di sapere chi ha vinto alla hollywoodiana maniera? Sììììì? Bene, vi accontentiamo subito!

Miglior film. “Perché stiamo insieme” del regista Primo Governare. “Quattro amici pronti a litigare su tutto, sempre sull’orlo del precipizio, ma come la Torre di Pisa non cascano mai. Ritmo da lungometraggio ungherese, ma da vedere (salvo intese)”.

Miglior regia. “Conto di resistere” di e con Giuseppe Conte. “Un film che vi lascerà incollati alla poltrona. Per mesi. Se non fino al 2023”.

Migliore sceneggiatura. per il film “Travolto da un insolito destino nel giallo-rosso Transatlantico d’agosto” di Matteo Salvini. “Cast imperdibile, storia imperdibile, montaggio imperdibile. E il protagonista? Perdente. Quasi sicuramente avrà un sequel, probabilmente altrettanto perdibile”.

Miglior attore protagonista. Luigi Di Maio per il film “Con questi o con quelli” del regista Beppe Grillo. “Più che un uomo, uno steward per tutte le stagioni. Gattopardesca la facilità con cui il giallo passa disinvoltamente prima al verde e poi al rosso, in una sorta di semaforica alternanza”.

Miglior attore non protagonista. Matteo Renzi per l’interpretazione di “Prescrizione finale?”, regia di Alfonso Bonafede. “Suspence, colpi di scena, dialoghi serrati: il legal thriller dell’anno”.

Migliori costumi. Al film “Donna di facili…” del regista Italo Parlamento. “Questo docu-film è uno spietato ritratto della politica, che spesso è… scostumata”.

Miglior colonna sonora. “Prendi questa mano, Zingaretti” tratta dal film “Il segretario Pd della porta accanto”.

Miglior trucco. A Sergio Mattarella nel film “Che bisogno c’è delle elezioni?”, per il ruolo di Joker Di Palazzo, vero mago dell’artificio, capace di riplasmare da solo il volto sfiancato della politica italiana come nessuno mai!

Migliori effetti speciali. “Il tunnel del Brennero” di Danilo Toninelli. “Così realistico che sembra davvero che esista. Il tunnel, non Toninelli”.