“Essendo giocatori del Santos, erano spesso in ritiro. Spirituale”.

“Essendo giocatori del Lecce, già nel ritiro sapevano leccere bene la partita”.

“Essendo giocatori dell’Arsenal, in ritiro sparavano certe cannonate!”.

Con la consueta sagacia, regalandoci tre dei suoi famosissimi aforismi, Gol Yardo, antropologo ed ex centromediano metodista israeliano, autore del celeberrimo capolavoro Il traversone di Barney, ha commentato così l’inizio della nuova stagione calcistica. Che si è aperta come consuetudine con tutte le squadre impegnate nei ritiri pre-campionato. Un rito, il ritiro, che in passato seguiva un cliché consolidato e uguale per tutti: tre settimane in montagna, ad alta quota, a ossigenare muscoli e polmoni; una preparazione atletica che prevedeva lunghe camminate, corse ripetute ed esercizi atletici; partitelle in famiglia, utili soprattutto a prendere confidenza con il pallone (i giocatori) e con la matematica (i tifosi), visti i risultati finali spesso in doppia cifra nel computo totale delle reti.



Un altro classico, per lo più in giorno festivo o prefestivo, era rappresentato dalla sfida con la cosiddetta “formazione locale”: un’accozzaglia di dopolavoristi, composta da fabbri, mugnai, operatori del settore caseario, artigiani del legno (Poltrone&Sofà, artigiani della qualità era ancora di là da venire), a cui veniva affibbiato un qualsiasi appellativo utile a garantire una certa qual certificazione DOC (o DOP), del tipo “Rappresentativa della Val di Mare”: conditio sine qua non, che la Val di Mare si trovasse nel raggio di una decina di chilometri dal centro sportivo sede dell’incontro.



A seguire poi, le indiscusse e immancabili amichevoli di prestigio; defatiganti fino a un certo punto, con un grado di difficoltà progressivo: dai Dilettanti alla Prima categoria, dalla Serie D su su a salire (C e B), con qualche (rara) disfida con squadre straniere. Finché, a una settimana dall’inizio del campionato, il turno secco di Coppa Italia scandiva che “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”: e via con i duecentocinquantaseiesimi di finale, con partite del calibro di Fanfulla-Roma, Settaurense-Napoli, Audax Piobbico-Milan.

Oggi invece? Con i moderni metodi di allenamento e i milioni che ruotano intorno al calcio, le squadre si allenano qualche giorno, poi affrontano tournée in giro per il mondo, disputando in posti improbabili dell’orbe terracqueo incontri che potrebbero tranquillamente valere una semifinale di Champions League.



Sarà così anche quest’anno? Tra un po’ ce ne accorgeremo, cari, sparuti e già abbronzati lettori. Quel che è certo è che anche quest’anno verranno introdotte impercettibili e nuove regole, studiate dall’International Football Association Board, organismo internazionale composto di soli otto membri, sorta di Cavalierato della Tavola, pardon, Palla Rotonda, l’unico con la facoltà di decidere e introdurre modifiche e innovazioni al gioco più bello del mondo. Possiamo succintamente passarle in rassegna.

Arbitri. L’arbitro non farà più parte del gioco: cioè comanderà la Juventus! Stiamo ovviamente scherzando, permalosoni zebrati che non siete altro. Non farà più parte del gioco significa che se la palla dovesse colpire l’arbitro, il gioco verrà sempre interrotto e successivamente ripreso con una rimessa. E non nel senso del vomito…

Barriere. Non sarà più possibile disturbare la barriera. Qualora un giocatore dovesse accidentalmente addormentarsi, l’arbitro non potrà più fischiare la ripresa del gioco: dovrà mimarla.

Falli in area. Fallo di mano, fallo da villano! Perciò in area è sempre rigore. O quasi (vedi “Arbitri” alla voce: Juventus).

Rigori. Sulle massime punizioni il portiere potrà spostare un piede soltanto oltre la linea di porta. E le mani non potranno toccare la traversa. Sarà vietato ballare l’hula-op, ma solo nell’area piccola.

Allenatori. Potranno incorrere anche loro nei cartellini rossi e gialli. Ciò non significa che potranno entrare col piede a martello sull’arbitro, né tantomeno sui suoi collaboratori. Quarto uomo compreso.

Sostituzioni. Non essendo più necessario uscire da metà campo, si potrà tornare a casa senza rientrare negli spogliatoi. E fare più comodamente la doccia tra le mura domestiche. Ma in tal caso, la società proprietaria del cartellino potrà rifiutarsi di concedere il docciaschiuma al proprio tesserato.

P.S.: A proposito di riti, tiri e ritiri, facciamo nostro l’appello accorato che i giocatori del Grasshopper hanno lanciato tempo fa. È risaputo oramai come da anni non riescano più a trovare una località dei Quattro Cantoni disposta a ospitarli per la preparazione estiva. Pare che gli amministratori locali si rifiutino adducendo tutti il medesimo motivo: “Ci rovinano i campi, non lasciano nemmeno un filo d’erba. E distruggono i raccolti!”. Abbiamo provato a sottoporre la questione al saggio Gol Yardo, il quale, dopo averci pensato su qualche secondo, ha buttato lì: “Ma non dipenderà mica dal fatto che sono famosi in tutta la Svizzera come la squadra delle… Cavallette?”.