In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore
(Franco Battiato, Bandiera Bianca, 1987)
Come ben sapete, cari lettoràstri (amici lettori dei comicAstri), siamo inguaribili amanti delle citazioni colte, che spesso fanno capolino negli incipit dei nostri scarabocchi settimanali. Ma non citiamo mai a sproposito: questa volta, il sospetto che il geniale autore di Cuccurucucù (Paloma), Prospettiva Nevski, I treni per Tozeur, Voglio vederti danzare, Centro di gravità permanente e di chissà quali altri capolavori si riferisse ad un tempo molto simile al nostro, è assai concreto.
Perché scambiare per “pornografico” il David di Michelangelo, beh… se non è follia… quanto meno è da prova del palloncino!
La finiamo qui… Penserete mica che un argomento simile possa essere degno di una qualche ulteriore riflessione ridanciana, vero?
Così è, se vi pare. Parliamo perciò di cose serie. Alla nostra maniera, ovviamente!
È di questi giorni la notizia che Nanni Moretti presenterà la sua ultima fatica, “Il sol dell’avvenire”, ad aprile, un mese prima dell’inizio del Festival di Cannes. Come riporta Il Fatto Quotidiano, “sul web circa dieci mesi fa sono sbucati alcuni video di passanti per Roma che hanno inquadrato alcune scene di massa piuttosto imponenti e ingombranti durante l’estate sui Fori Imperiali. Un corteo zeppo di bandiere rosse, foto di Trotskij e una banda che suona. In fondo al corteo ci sono quattro elefanti con bardature da circo e sulla groppa di uno di loro vediamo Silvio Orlando sbraitare”.
Di più, non si sa, se non che lo stesso Nanni ha definito la pellicola come “complessa e costosa”. La domanda che gli addetti ai lavori – sempre spiazzati, quando non turbati, dalle iniziative morettiane – si pongono è la seguente: quale manifestazione ospiterà la prima assoluta dell’attesissimo film? I rumors si accavallano, ma noi siamo già in grado di svelarvi l’arcano: sarà al Festival del CinemaSkopje, rassegna internazionale di cinema, con un fil rouge che più rouge non si può, che si tiene ogni anno, immaginate dove? Ma a Skopje, ovviamente, in Macedonia del Nord, luogo ideale per presentare lungometraggi e documentari aventi a tema l’attualità della proposta socialista e comunista, preparata qui in un sapiente miscuglio di frutti registici (siamo pur sempre in Macedonia) provenienti dall’est europeo, ma non solo, come ben dimostra la partecipazione dell’Italia a questa kermesse.
“Il sol dell’avvenire” concorrerà al titolo di “Film Supremo”, massimo riconoscimento della rassegna macedone che darà diritto ad una proiezione in esclusiva anche nelle principali sale cinematografiche della Corea del Nord. Ma attenzione: Nanni dovrà guardarsi le spalle, perché la corsa all’ambìto riconoscimento è apertissima, ed almeno altre quattro agguerrite pellicole sono in grado di sbarrare la strada al Nanni nazionale. Vediamo quali:
“Bandierina rossa”. “Crvena zastava” (Bandierina rossa) del regista serbo Ante Primac è ambientato negli anni Settanta e narra la storia di un ragazzino, Dragan Ugao, figlio di un funzionario comunista di un piccolo villaggio sperduto tra i monti del Kopaonik, il grande massiccio serbo. Ugao (che in serbo significa “calcio d’angolo”) milita nella locale squadra del Partito. La sua specialità consiste nel segnare grappoli di gol direttamente dalla bandierina del corner. Il suo sogno? Diventare un giocatore della Stella Rossa di Belgrado, vincere la Mitropa Cup e stringere la mano a Leonid Breznev, l’allora segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Verrebbe voglia di commentare: se i sogni aiutano a vivere meglio, meglio soffrire d’insonnia. Ma è un pensiero cattivo che non scriveremo… ops, l’abbiamo già fatto!
“Biella ciao”. Il documentario del regista vietnamita Houn Chi Neh Mihn, con sguardo impietoso ed in tempo reale, concentra il suo obiettivo (una camera in un costante primo piano che sembra non dare tregua allo spettatore), sul piede di una biella collegata al pistone di una vecchia Trabant (il modello di auto più venduto in Germania Est fino al crollo del Muro di Berlino), fino alla sua rottura definitiva, che qui diviene simbolo del distacco tra il proletariato e la società capitalista. Girato interamente all’interno del cofano motore, “Biella ciao” ha già vinto il premio per il miglior montaggio sonoro al Me.Me (Metalmechanic Meeting) di Stavropol.
“Avanti o luppolo alla riscossa”. Posle Vas, prygat’, v pomoshch’, del regista russo Igor Piroman. Da vero maestro nella messa a fuoco delle immagini, il regista si sofferma con instancabile mano ferma (il film è completamente girato in steadycam) sulla vita di un kolchoz in Kirghizistan, dove il collettivo dei contadini cerca di portare avanti la rivoluzione della birra (rigorosamente rossa), contro lo strapotere della vodka. A dispetto del titolo, che fa presagire un ritmo “a tutta birra”, il film non decolla e, forse a cagione della lotta tra cervogia da una parte e la distillazione delle patate e/o dei cereali fermentati dall’altra, anzi barcolla, soprattutto per il pubblico presente in sala, invitato a prendere posizione: boccale o shottino? La critica, decisamente più sobria e benevola, ha invece ha brindato all’uscita del film, con champagne d’annata.
“I fratelli Lenìn, Stalìn e Belìn”. Un film dalle sottili venature ironiche, da ascrivere alla lunga serie “dai campi e dalle officine”, un filone affermato nella filmografia falcimartelliforme (coniamo con orgoglio questo neologismo). Firmato dal giovane regista cubano, ma di origini liguri, Fidel Pittaluga Castro, si dipana attorno alla figura di tre fratelli. I primi due, Lenìn e Stalìn, comunisti della prima ora tutt’altro che disillusi dalla fine delle ideologie e dalla caduta del Muro, lavorano come agguerriti sindacalisti all’Ansaldo di Genova. Il terzo, Belìn, è un contadino dedito alle fatiche nei campi, ma non solo. Attratto più dalle compagne che dai compagni, si rivela un militante che alla falce preferisce decisamente… il martello. Saprà convertire alla causa del “proletariato attivo” anche i suoi due compagni, pardòn, fratelli?
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