Cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri), su con la vita! Tra poco arriva il giorno nel quale festeggiamo… No, non va bene, ricominciamo.
Cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri), su con la vita! Nella ricorrenza delle grandi festività, vi immaginiamo intenti a fare il… Eh no, non si può dire, mannaggia. Vabbè, ci riproviamo.
Cari lettorastri (amici lettori dei ComicAstri), buon anno! E buoni festeggiamenti per quella festività di poco conto che arriva una settimana prima del Capodanno, utile solo a farci stare a casa due giorni in più dal lavoro.
E così, dopo avere, ne siamo pressoché certi, accontentato l’Eurocommissaria all’Uguaglianza, Helena Dalli, che vuole festeggiamenti più inclusivi e non allusivi della parola Natale, che va cancellata dal vocabolario e sulla quale va passato un pennarello nero qualora la si trovi scritta, possiamo proseguire senza indugio e senza perplessità alcuna. Forse…
Eppure, già che ci siamo, potremmo rimanere sul “nero”, che comunque snellisce, rende eleganti e, sicuramente fa tanto “inclusivo”.
E dunque: in attesa che arrivi nelle sale il tanto atteso Diabolik dei fratelli Manetti, fino a domani è in programma a Milano il Noir in Festival, un trionfo di film del brivido e del mistero. Spieghiamo per coloro i quali non subiscono il fascino del genere, che il noir (nero, dall’intuibile traduzione dal francese), sinonimo di enigma, arcano, segretezza, può essere di due tipi: il primo è una variante del genere letterario poliziesco nato negli Stati Uniti alla fine degli anni Venti del XX secolo; il secondo è quello classico, sinonimo di romanzo gotico, genere letterario sviluppatosi tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. E al Noir in Festival noi ci siamo fiondati proprio su questo genere, che ha subìto rivisitazioni anche in chiave d’attualità. Così vi proponiamo un terzetto di pellicole, ammirate nella sezione “Notte dei Noir”, assolutamente da non perdere.
Il tunnel dell’orrore del Brennero. Docu-film diretto dall’ex ministro pentastellato Danilo Toninelli. Oscilla tra il cortometraggio infrastrutturale e la fantascienza più distopica, perché immagina la storia del primo uomo che è riuscito ad attraversare il fantomatico Tunnel del Brennero. Un viaggio al buio, senza neppure una mappa e una torcia. Le immagini concedono poco o nulla, la colonna sonora invece rende bene l’idea di questa traversata, costellata dai rumori e dalle imprecazioni del protagonista che ogni due per tre inciampa o sbatte contro qualcosa. O qualcuno…
La casa di carta carbone. Trasposizione filmica, proveniente dalla Repubblica ceca, della serie tv diventata un successo planetario. Ambientata nell’Africa Nera, racconta lo svolgimento, dalla sua ideazione all’esecuzione, di un incredibile piano criminale ideato dal Professore Oscuro, deciso a mettere a segno il colpo più ambizioso mai realizzato nel Continente Nero: barricarsi dentro la Banca Nazionale della Nigeria e da lì stampare un’enorme quantità di denaro non tracciabile. Per raggiungere il suo obiettivo, il Professore Oscuro ha reclutato un gruppo di otto persone, tutte con abilità diverse e disposte a tutto. I criminali, tutti pagati ovviamente in nero (se no, che noir sarebbe?), si ritrovano in una tenuta di campagna in provincia di Teramo, dal nome suggestivo: Nereto; luogo ideale per studiare il piano nei suoi dettagli meno chiari (per non ripetere sempre “scuri”) e prepararsi al meglio. La conoscenza reciproca dei personaggi non dà modo di intraprendere relazioni troppo familiari. Nessuno chiama l’altro col proprio nome, ciascuno deve assumerne uno di battaglia, prendendolo in prestito da animali o frutti – indovinate un po’? – neri: Cornacchia, Gatto, Mamba, Uva, Seppia, Corvo, Vedova (non esiste una vedova rossa, di vedova ce n’è una sola, ed è nera), Pantera, Mora. Ognuno di loro ha un compito preciso, un adeguato anonimato, reso ancora più evidente dal colore delle tute (sbizzarritevi con la vostra fantasia) e una maschera di Arlecchino (con sfondo nero. Ma va? Ingegnosi questi registi cechi).
Nero di seppia. Film noir russo ambientato in mare aperto. In una notte buia (un classico, a questo punto) e tempestosa, dopo essere salpati dal porto di Odessa (sul Mar Nero, della serie: la fantasia al potere), un gruppo di marinai si trova a fronteggiare e a combattere contro una gigantesca seppia (modello 20mila leghe nere sotto i mari), affetta da una rarissima malattia: una sorta di incontinenza dell’apposita sacca, situata fra le branchie, che disperde il caratteristico liquido color melanina con l’ausilio di un getto d’acqua emesso dal sifone. Le due ore e mezza di durata del film sono continuamente inframmezzate dagli spruzzi delle onde e dagli spruzzi del liquido secreto (neanche tanto in segreto) dall’animale in grande quantità. I dialoghi sono in russo, doppiati in bielorusso (russo stampato in biela grafia).
In questo bulimico bailamme, a chi finirà La Camera Oscura, l’ambito premio del Noir in Festival? Non saremo certo noi a far cadere il velo grigio scuro che cela il nome del vincitore. Anche se i rumors stanno tutti a indicare che, a poche ore dalla chiusura della kermesse cinematografica, i giurati chiamati al voto brancolino tutti ancora nel buio. Ma allora è un vizio!
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