Se amate la giustizia, la buona tavola, ma soprattutto il buon vino, la notizia potrebbe esservi servita in un alquanto amaro flut. Avete sentito parlare del Prosek? Ovviamente non è un farmaco, come si sarebbe portati a credere pur non essendo ancora alticci, bensì una poco frizzante imitazione croata del nostro nobile spumante, il Prosecco, uno dei tanti fiori all’occhiello della nostra produzione enologica. Nonostante il blasone, la Commissione europea ha dato lo scellerato assenso alla pubblicazione in Gazzetta Ue della domanda di protezione della denominazione “Prosek”, presentata dalla Croazia, che, in parole povere, potrebbe utilizzarlo per tenere a battesimo quattro vini a denominazione d’origine protetta.



Noi italiani, sperando di essere degnamente rappresentati a livello legale, avremo due mesi di tempo per opporci, presentando validi argomenti in merito. E forse basterebbe solo un assaggio per dipanare la matassa, con annessi tralcini, pampini e viticci. Ma siccome l’annata non solo sembra buona, ma molto di più, vedremo di rivincere in Europa e fare valere le nostre sacrosante ragioni.



Tuttavia non è solo il Prosek a destare preoccupazione, numerosi sono i tentativi di insidiare il Made in Italy a tavola. L’Italian sounding – quel fenomeno che consiste nel far apparire italiano un prodotto che invece di nostrano non ha nulla (né ingredienti e materiali utilizzati, né tantomeno il luogo di produzione), e si permette di usare immagini e marchi evocativi dell’Italia – sta preparando altri colpi al cuore (e ai nostri palati). E per saperne di più siamo andati a trovare il professor Giovanno Depauper, autore del recente volume “Dalla mozzarella di bufala alle bufale sulla mozzarella (e non solo). Origini, storia, epistemologia dell’Italian sounding a tavola”.



Innanzitutto una curiosità, professore. Il suo nome di battesimo è davvero Giovanno o è un refuso all’anagrafe?

No, mi chiamo proprio Giovanno. E il motivo è semplice: provengo da una famiglia molto povera, in casa mia eravamo così indigenti che i miei genitori consideravano persino il plurale un agio insostenibile per le finanze di casa. Così che Giovanno è sembrato più consono alla nostra situazione.

Lei è un profondo conoscitore del fenomeno dell’Italian sounding…

Lo confermo. Questo soprattutto in virtù della mia infanzia disagiata, che mi ha dato la possibilità (una disgrazia che con i miei studi sono riuscito a trasformare in un merito) di sperimentare in prima persona la vastità del sottobosco di prodotti contraffatti, o come si suole dire oggi, tarocchi, che infestano i supermercati di tutto il continente europeo.

L’ultimo pericolo piomba dalla Croazia con il Prosek, che vuole insidiare il nostro Prosecco. Cosa fermenta nel tino, o, per meglio dire, che altro bolle in pentola?

Quest’ultima espressione, bolle in pentola, mi sembra quanto mai azzeccata. Perché il pentolone tedesco sta per preparare un colpo davvero gobbo: i Prinzoccheri.

Che roba è?

Altro non sono se non una volgare e meschina imitazione dei nostri pizzoccheri valtellinesi. A differenza di quelli italiani, i Prinzoccheri si presentano a forma di wurstel. L’origine del nome è data dal particolare condimento: i Prinzoccheri vanno conditi solo con olio esausto, ricavato dai vecchi motori delle NSU Prinz, le piccole auto prodotte in Germania tra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Settanta.

Anche l’Est Europa si segnala come un attivo fabbricante di contraffazioni…

Devo purtroppo avvalorare il vostro dato. Dalla Serbia mi hanno segnalato la produzione del Parmizan Belgrado. Pur avendo la medesima e classica forma rotondeggiante, la pressoché identica crosta stagionata, è ripieno di čorba, la tipica minestra serba fatta di carne e/o interiora di vitello. Non suoni come minaccia, ma i serbi stiano attenti a non tirare troppo la čorba…

Ci sembra di capire che i formaggi italiani sono tra i prodotti più contraffatti in assoluto. E’ così?

È così. E a tal riguardo non posso non citare il Gorgonsòla. È un assai sospetto formaggio erborinato che ha origine in Sòlacchia, piccola e sperduta regione collinare della Slovacchia, un’area minuscola, eppure ad altissimo tasso di malavitosi e speculatori senza scrupoli, come anche l’autorevole quotidiano Le Sòle 24 Ore ha recentemente certificato.

Parliamo anche di insaccati: vale la pena tenere alta la guardia contro qualche prodotto contraffatto in arrivo?

Tra tutti non posso non segnalare l’attacco frontale e intimidatorio perpetrato a danno di uno dei nostri migliori prodotti di salumeria: lo speck dell’Alto Adige. Purtroppo, si prospetta a breve un’invasione nei negozi europei dello Spock, un salume dalle origini incertissime. C’è addirittura chi dice che sia qualcosa fuori dal mondo, e non certo in senso positivo.

E come possiamo difenderci da una simile aggressione?

Le confezioni di Spock si presentano del tutto simili a quelle dello speck originale. Ma una volta aperta la confezione, si palesa l’inganno evidente: ai lati superiori di ogni singola fetta risultano ben visibili due piccole orecchie a punta, di vulcaniana memoria…

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