Finiti i campionati nazionali e archiviate le varie coppe continentali, il calcio non è ancora andato in vacanza. Nessun dorma, cari Lettoràstri (amici lettori dei ComicAstri): perché a tener desta l’attenzione rimane la nostra Under 21. Ma under twenty-one and this sun (sotto i ventuno e sotto questo sole) non è certo il caldo torrido portato dall’anticiclone africano a infiammare gli animi pedatori.
In pieno calciomercato (classico mix estivo a base di sogni e discussioni, cioè tante parole e pochi fatti, quanto meno qui da noi) a far rumore è la campagna acquisti. Certo, la Premier League si sta muovendo ottimamente (Tonali sembra solo il primo colpo al supermercato Italia), ma a sparigliare le carte è intervenuta una variabile fino a qualche mese fa non preventivabile: l’Arabia Saudita, seriamente intenzionata a mettere fuorigioco le ambizioni calcistiche del Qatar.
A Riad, infatti, non è che stiano badando a spese: da mesi container carichi di petrodollari si dirigono verso le principali città europee per dare la caccia ai grandi campioni del nostro continente. Ci ha pensato Cristiano Ronaldo a fare da apripista, ingaggiato dall’Al-Nassr con un contratto biennale da 175 milioni di dollari; nelle scorse settimane, poi, è toccato, in rapida sequenza, a Karim Benzema, tesserato dai campioni in carica dell’Al-Ittihad e oggi il calciatore più pagato al mondo in virtù dei suoi 200 milioni di stipendio all’anno, al centrocampista ex Chelsea, N’Golo Kantè, che pure lui ha firmato per i neo-campioni dell’Al Ittihad di Gedda, e a Ruben Neves, che per 55 milioni di dollari ha lasciato gli inglesi del Wolverhampton per trasferirsi all’Al-Hilal, strappando un compenso annuo da 25 milioni.
Ma non finisce qui. Sui taccuini del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che potremmo definire il “direttore sportivo più anomalo e ricco del pianeta”, sono finiti altri fuoriclasse: Marcelo Brozovic (contratto chiuso ieri l’altro), Kalidou Koulibaly (idem), Luka Modric, Roberto Firmino, Sergio Ramos, Jordi Alba, Sergio Busquets… Insomma, come ha titolato il maggior quotidiano sportivo saudita, Tutt-Al-Attach: “Il calcio saudita si sta ‘ingolfando’ di campioni”.
In effetti, a fronte di questo filotto col botto, si può comunque affermare, a ragion veduta, che l’Arabia Saudita ha trovato davvero la Mecca del calcio. Con il sostantivo “mecca”, come ci ricorda lo Zingarelli, un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo, si intende “non solo il raggiungimento di un posto o di una situazione da cui si traggono senza fatica copiosi guadagni, ma anche un luogo considerato come centro di particolare importanza per una determinata attività”.
Del resto, è stato lo stesso Ronaldo, uno che di bel calcio se ne intende, ad affermare che “il campionato saudita è bello, magari voi non guardate le partite e giudicate”. Per sapere se ha ragione, abbiamo voluto indagare.
Campionato. La Lega saudita professionista, che, visti i nomi delle squadre, potremmo chiamarla Serie Al, è formata da 16 squadre, ciascuna delle quali può schierare un massimo di 8 giocatori stranieri. L’ultimo torneo non è stato vinto dalla squadra di Ronaldo, l’Al-Nassr, perché ad aggiudicarsi il titolo è stato l’Al-Ittihad, il futuro club di Benzema.
Curiosità. Anche in Arabia Saudita esiste il Var, che assiste gli arbitri nelle direzioni di gara, visionando con grande cura le immagini e le situazioni più delicate e controverse. Gli addetti si avvalgono di uno strumento ottico che consente di ingrandire le immagini, cogliendo anche i più piccoli dettagli dell’azione, altrimenti impossibili da studiare a occhio nudo. Questo Var molto particolare si chiama infatti Al-Micr (intuibilissimo abbreviativo di microscopio).
Interrogativo lecito. Una domanda sorge spontanea: ma dove trova l’Arabia Saudita questa inaudita potenza di… liquidita (peccato per l’accento sulla a finale)? Il merito è tutto del Pif. La battuta sarebbe fin troppo basica: cosa c’azzeccherebbe lo pseudonimo di Pierfrancesco Diliberto, conduttore televisivo, nonché sceneggiatore, scrittore e regista? Nulla, infatti. Perché si tratta del Public Investment Fund, il fondo sovrano saudita (e non nefardìta: una rima così, per leccarsi le dita) che in patria ha rilevato i quattro club principali (Al Hilal, Al Ahli, Al Nassr e Al Ittihad) e che nel 2021 ha pure acquisito il Newcastle.
Battutona finale. Il suo segreto? Potendo contare su un patrimonio superiore ai 400 miliardi di dollari, come hanno raccontato in una grande inchiesta giornalistica l’OmanCity e l’OmanUnited, i due colossi dell’informazione sportiva locale, il Public Investment Fund è in procinto di assumere il ruolo di “Pif…feraio magico del calcio mondiale”.
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