Ci stiamo provando noi, figuriamoci se non stanno a provarci loro. Sopravvivere, quanto meno mantenersi in linea di galleggiamento, è indispensabile, per non perdere consenso e credibilità. Se poi si dovesse tener conto che metà della popolazione mondiale è composta da persone che hanno qualcosa da dire ma non possono, mentre l’altra metà da persone che non hanno niente da dire e continuano a parlare… che possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano… che c’è il boom della comunicazione: tutti a comunicare che stanno comunicando… che sembra così banale, ma nelle relazioni, si deve comunicare… che il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione… se tutto questo è vero, si diceva nell’incipit, e noi stiamo cercando di applicarlo alle nostre statiche esistenze di queste settimane, figuriamoci se chi di comunicazione vive, non fa qualche adeguata e prospettica riflessione.



La carta stampata soprattutto. Pur con le edicole aperte (non tutte, ma un po’ sì…), vive un’immaginabile flessione di lettori e di interesse. Ma la flessione porta a riflessione, la causa all’effetto, l’opera all’azione, il pesce al cane, il giro al tondo e il franco al bollo… Parole parole parole… parole soltanto parole… parole tra noi…



Parole che comunque si tramuteranno in fatti nelle prossime settimane, dal momento che i grandi editori stanno provvedendo (chi in proprio, chi in mutua collaborazione) a provare a servire al lettore prodotti nuovi, essenziali e appetibili al contempo.

Il piano di battaglia lo ha lanciato Urbano Cairo, presidente dell’omonima società editrice e della Rcs, nel video discorso apparso su Instagram, in cui – dal salotto di casa e in perfetto stile businessman in camicia bianca – ha voluto motivare i suoi dipendenti, invitandoli a non arrendersi allo scoramento, bensì incitandoli a una maggiore resilienza, trasformando le attuali difficoltà in opportunità.



Ecco perché a fare da capofila non poteva non essere il Corrierone. Quelli di via Solferino sono stati i primi a pensare a un piano B. Il giornale muterà il nome della propria testata in Còrrere della Sera. Sarà un giornale più agile da sfogliare, più veloce da leggere, con tematiche anche leggere, perciò più fruibili dal lettore abituale, come da quello occasionale.

Anche lo storico settimanale del giovedì, temporaneamente, subirà un cambio di nome di testata: senza rinunciare ai contenuti (che anzi, saranno più… generosi), per tenere conto dei bilanci e delle copie vendute dovrà concedere più spazio alle immagini. Tette, la denominazione che assumerà a breve, ne proporrà di assai procaci, per la gioia di grandi e piccini (purché maggiorenni!).

Repubblica, invece, adotterà un’altra strategia, coi suoi giornalisti sempre sul campo, pronti a cogliere l’attimo (e la notizia). Saranno direttamente loro a scendere in strada a vendere il giornale, dando la possibilità ai suoi lettori, una volta la settimana, di invitare a casa, a pranzo, proprio il giornalista incontrato per strada. Che si impegnerà a rimanere sobrio alla tavola dei suoi commensali. L’iniziativa dovrebbe chiamarsi Il Venerdì (di magro) di Repubblica.

Non possiamo non citare poi la lodevole iniziativa del Resto del Carlino di Bologna, le cui locandine, che saranno affisse prossimamente, suoneranno così: Il Resto del Carlino? Datelo in beneficenza!, alludendo alla concreta possibilità di non ricevere dall’edicolante il resto dei 2 euro, ma di donarlo alle situazioni di emergenza che conosciamo.

Punta invece a un’immagine tranquilla, serena, seppure consapevole del drammatico frangente, il quotidiano della Confindustria. Alludendo al difficile momento, che vede molti di noi in un forzato periodo di ferie, con il temporaneo cambio di nome della testata vuole sollecitare a godere almeno della bella stagione, chiusi in casa sì, ma sui balconi: Al Sole 24 Ore.

Lodevole e da incoraggiare l’iniziativa di tre testate nazionali minori, che nelle difficoltà del momento, proveranno a lasciare da parte le idee che le separano per tentare temporaneamente di condividere un sinergico progetto di un quotidiano che cerchi di raccontare come sarà il dopo emergenza coronavirus: si chiamerà La Verità è che l’Avvenire non è poi così Manifesto.

Non staranno a guardare neppure i periodici. Prevista l’uscita di un numero speciale di Micromega al Max. La domanda che tutti si pongono è: ci sarà il classico calendario? Magari di una intellettuale di sinistra discinta?

Assolutamente innovativa è la prospettiva di Abitare col Playboy (un mix di architettura, arredata da e con belle donne); così come Giardinaggio in Famiglia Cristiana troverà una sua originale collocazione in quel settore di fedeli, immaginiamo, in perfetta sintonia con il magistero papale.

Di tutt’altro genere, diciamo decisamente più trasgressivo solo dal titolo, il periodico Gente? Di Più, Mucchio Selvaggio, che riassumerà il meglio delle tre testate in una summa gossippara-televisivo-musicale che vuole rivolgersi a chi inizia a essere insofferente ai divieti di assembramento.

Da ultimo, non poteva mancare l’esperimento salutistico-turistico-motociclistico: Dica33! Dove? InSella.