Che dire di questa interminabile estate, le cui temperature ancora strabiliano, in questo rush finale ottobrino che ci catapulterà, volenti o nolenti, quasi alle soglie dell’inverno? Il meteo ci vuole forse indicare che sarà un autunno caldo non solo da un punto di vista climatico, ma anche per quanto attiene all’oramai bello che pronto governo Meloni e soprattutto alla minoranza, che sta scaldando i motori per rendere la vita tutt’altro che facile alla nuova compagine di centro-destra?
Chi lo sa, cari lettorástri (amici lettori dei ComicAstri) se ciò avverrà, e quando. Ma se la pazienza, insieme alla calma, è la virtù dei forti, non resta che aspettare. Una bella tisana calda potrebbe fare al caso nostro.
Ma a proposito di bevande, seppur di altro genere, avrete senz’altro notato lo scalpore suscitato in Austria per il risultato ottenuto alle presidenziali di inizio ottobre da una formazione quanto meno insolita, anche a quelle non lontane latitudini: il Partito della Birra (in tedesco BierPartei, il cui acronimo è BPO, che letteralmente significa “Boccali Pieni Oltre misura”) ha raccolto l’8,4% dei consensi, terzo dietro ai Verdi e al Partito delle Libertà austriaco (FPÖ, acronimo che sta per “Fai Pure Ogni cosa”).
I luppoliani (il termine è nostro) sono stati fondati quasi per gioco nel 2014, sorta di progetto satirico ideato dal frontman della band punk dei Turbobier, il cabarettista Domink Wlazny.
Ma con quale programma i “birrocratici” hanno saputo conquistare i consensi degli austriaci? Il Partito della Birra è molto tollerante (tutto è ammesso, eccetto la Radler, mix di birra e limonata che si trova anche nei nostri supermercati) tanto che lo slogan del BPO è “Vivi e lascia vivere (tranne i bevitori di Radler”); di certo non è autoritario né tantomeno nostalgico (quando parla di lager, è solamente per fare riferimento a un tipo di birra a bassa fermentazione di lievito denominato proprio così) e al suo interno conta diverse correnti: la Rossa, più sbilanciata su posizioni socialdemocratiche; la Scura, di chiara inclinazione nazionalista e sovranista; la Bionda, la frangia che raccoglie i bon vivant del movimento birraiolo, chiamati dagli avversari “peronisti”, ma solo perché hanno la Peroni come loro birra d’elezione).
Volevate che un simile gruppo politico non trovasse emuli in giro per l’Europa? Infatti stanno nascendo altri movimenti ispirati ad altrettanti prodotti tipici del proprio paese.
Partito del Gulasch. Se finora in Ungheria nessuno era ancora riuscito a mettere politicamente in difficoltà il presidente Orban, gli ultimi sondaggi rivelano possibili cambiamenti. Una nuova piccola formazione, il Partito del Gulasch, sta ottenendo crescenti consensi. Perché, come dicono gli agguerriti attivisti, “abbiamo un programma che fa gulasch a tutti”.
Il loro punto forte? A differenza di quel che pensa Orban, il Partito del Gulasch è per l’accoglienza degli immigrati, anche musulmani. Si badi bene, a due condizioni: la prima, che accettino di mangiare almeno tre volte a settimana il tipico piatto ungherese a base di carne, lardo, soffritto di cipolle e carote, patate e paprica; la seconda, che imparino velocemente il magiaro, la dolce e musicale lingua che si parla in quel di Budapest (per esempio, è sufficiente che un immigrato sappia dire in maniera sciolta la frase “Jó reggelt, ma nagyon szép nap van, és öröm itt lenni ennek a barátságos városnak ezen a csodálatos terén, és erről és arról beszélgetni veled, aki igaz magyar vagy” (traduzione per i pochi lettorástri che non sanno l’ungherese: “Buongiorno, oggi è davvero una bella giornata ed è un piacere essere qui in questa meravigliosa piazza di questa accogliente città a parlare del più e del meno con lei, che è un vero ungherese”).
Se son rose, fioriranno in voti, alla prima elezione utile.
Partito della Polenta. In attesa di un Partito della Paella in Spagna, o di un Partito del Foie Gras in Francia, magari di un tutt’altro che scontato Partito dei wurstel e crauti in Germania, qualcosa si muove nella Bergamasca. In Valle Cavallina sta emettendo i primi vagiti il Partito della Polenta, una neoformazione di chiara matrice cattoconservatrice (vi immaginate forse la polenta progressista-riformista? Naaa…). Il suo ideale manifesto è racchiuso nel film “L’albero degli zoccoli” del compianto Ermanno Olmi (peraltro vincitore a Cannes) e si prefigge un ritorno ai valori legati alla natura, alla terra e al verde. Potrebbe così acchiappare i desiderata di un cospicuo numero di “transitori ecologici” stanchi della solita “minestra verde” di matrice gretina.
Il verbo si è già sparso, inondando la vicina Valle Imagna, nonché la Val Seriana e Brembana. Con la Lega in disarmo, il Partito della Polenta è pronto a dispiegare le ali, organizzando una tavolata a base di polenta e osei proprio in quel di Trescore Balneario – località Abbronzate con Nuotate – a voi lettorástri ben nota, a motivo del nostro/vostro amico Tarcisio Cisio Ficosecco.
Scommettiamo che il Partito della Po…lenta troverà affermazione in maniera un po’…veloce? D’altronde, molti dei grandi passaggi della storia sono avvenuti a tavola. E qui, signori, c’è di mezzo una tavolata…
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