Ha spopolato negli States, ed è pronto a farlo anche ai nostri botteghini. Joker (il film) è appena arrivato e fa già paura. Per via del rischio di emulazioni che, ahinoi, sono sempre più dietro l’angolo. Ma la critica internazionale, una volta tanto all’unisono col pubblico, già grida al capolavoro e non saremo certo noi a sconsigliarne la visione. Anzi!



Eppure è un timore giustificato pensare che qualcuno possa indossare la tragica maschera andando in giro a terrorizzare le città come se stessimo a Gotham City? Di questi tempi, sparuti lettori (ma solo perché siete tutti corsi al cinema a vedere il Joker), prevenire è meglio che imitare. E pur tuttavia crediamo che in questo mondo, follemente social, l’imitazione, la copia, il duplicato, la riproduzione siano purtroppo il pane quotidiano di molti. Qualcuno invero si stupirebbe se si trovassero in giro emulatori persino di Satantango?



Alt, potrebbe dire qualcuno, di cosa diavolaccio state farneticando, coppia di buontemponi che non siete altro? Forse di un santone capace di riti voodoo su larga scala? O chissà, di una ballata che ha a che fare con Tex Willer e Kit Carson (i due pard amano darsi del satanasso vicendevolmente)? Naaa!

Satantango è un film del 1994 diretto dall’ungherese Bèla Tarr ed è diventato famoso per un assai inusuale motivo: la sua durata. Sette ore e mezza! Alla faccia dei mitici e assai pizzosi cineforum stile anni 70! E chi si beccherebbe una mappazza del genere? Risposta: un agguerrito gruppo di cinefili, come quelli che domenica 29 settembre si sono messi in buon numero in coda davanti al Cinema Massimo di Torino, pronti a una maratona (seduti invece che in piedi, ma immaginatevi la fatica anche così) di 460 minuti. A seguire, per quanti non colti da paresi agli arti inferiori, e perciò in grado di auto evacuarsi dalla sala, un momento (immaginiamo non sia durato attimi) di incontro col regista, voglioso di spiegare, sequenza dopo sequenza, il senso del suo, è proprio il caso di chiamarlo ancora così, lungometraggio.



Perciò, rispetto alla domanda di cui sopra (ci potrebbero essere in giro emulatori di Satantango, di qualsiasi argomento tratti il film?), ci sentiamo di escluderlo in maniera piuttosto categorica. Anzi, verrebbe da pensare che “Non si uccidono così anche i cavalli?”, citando così il bel film di Sidney Pollack, dall’accettabile durata di 120 minuti.

Potremmo invece, con buone probabilità di prenderci, scommettere sull’inemulabilità (abbiamo forse coniato un neologismo?) di questo governo, alle prese con una manovra economica che lascia aperte molte questioni. Una su tutte: per evitare la rimodulazione dell’Iva verranno emulate vecchie tasse, magari occulte o con una veste che le giustifichi con maggior credibilità? La domanda è tutt’altro che peregrina: primo, perché gli effetti si riverserebbero (a pioggia di lacrime, calde e amare, come nei film che finiscono male) sui nostri bilanci familiari; secondo, perché con una tale decisione, il Conte-2 diverrebbe, dalla sera alla mattina, l’ennesimo governo succhiasangue, sul collo dei poveri contribuenti. Insomma, un governo Conte Dracula. E allora un Joker, a sparigliare le carte, magari servirebbe davvero…

Ma rimaniamo sul governo e parliamo anche di lotta all’evasione. Disincentivare l’utilizzo del contante? Favorire invece i sistemi alternativi alla moneta elettronica? Avercene! Oppure inventarceli: potrebbero fare al caso nostro i gettoni dell’autolavaggio o del lavasecco. O magari i ticket restaurant. E se più drasticamente optassimo per ritagliarci, spesa dopo spesa, un pezzettino della nostra tessera bancomat? Mmmmh, mica male come idee…

Ma in nostro soccorso giunge un’interessante notizia proveniente dall’Australia. La Zecca di Sydney, in collaborazione con Australia Post, ha lanciato a fine settembre la più grande coniazione ed emissione nel Paese di monete da un dollaro, che riportano differenti disegni, uno per ciascuna delle 26 lettere dell’alfabeto: si va dalla A di Australia alla Z di Zooper Dooper (un tipo di ghiacciolo), passando per la Q di Quokka (un piccolo marsupiale) o la T di Thongs (le infradito di gomma). Si vogliono così celebrare le “invenzioni” australiane. Pur non annoverando geni alla Leonardo da Vinci, né fini scienziati come Enrico Fermi, gli Aussie hanno pur sempre trovato il modo di inventare l’esky (la ghiacciaia portatile per picnic), l’Hills Hoist (lo stendipanni rotante da giardino) e il vegemite (l’estratto salato di lievito da spalmare sul pane). Altro che taglio del contante!

Ma se gli australiani celebrano le loro invenzioni, non avremmo allora il diritto di farlo pure noi, con le nostre monete da un euro? Tuttavia, essendo un popolo di santi, poeti, navigatori (e geni, ovviamente) non basterebbero di certo le lettere dell’alfabeto, riusciremmo probabilmente a riempire un vocabolario come lo Zingarelli. E poi, come simboleggiare le tre cantiche della Divina Commedia su due sole facce di una monetina? Forse neppure sarebbe sufficiente la banconota filippina da 100.000 piso, emessa nel 1998 in occasione del centenario dell’indipendenza dello Stato, che è considerata la più grande al mondo (ben 21×35 centimetri).

In alcuni campi dello scibile umano troveremmo davvero grande imbarazzo nella scelta. Un esempio a caso, la lettera P. Sulla moneta da un euro potremmo raffigurare la “Pila” elettrica di Alessandro Volta o il “Polipropilene” isotattico di Giulio Natta o il “Pantelegrafo” dell’abate Caselli o la “Pizza margherita”. E alla lettera G il già citato “Galileo”, oppure, tra i contemporanei, “Giorgio Gaber”. Per la V, la “Vespa” o il “Vibram” (suola in gomma vulcanizzata, tassellata, adatta a ogni tipo di scalata). Alla lettera M, “Meucci”, inventore del telefono, oppure la “Moka” disegnata da Gio Ponti per la Bialetti. Oppure il “Milan”.

Beh… forse… per come stanno andando le cose in questo momento… meglio di no. Il campionato è un disastro, le coppe… ah già, la coppe non le fa… di mercoledì i giocatori rossoneri vanno al cinema… a vedere Joker!

Battuta un po’ scontata, ma che chiude il cerchio con l’inizio del nostro pezzo. E allora: missione compiuta e arrivederci alla prossima!