“How many roads must a man walk down” cantava Bob Dylan nella sua vecchia Blowin’ in the wind. A distanza di quasi 60 anni, la risposta eccola qua, ecco quanto deve camminare un uomo…

Il Forrest Gump italiano. Dopo aver litigato con la moglie, per sfogare la rabbia, anziché ricorrere alla violenza (e proprio nella settimana contro la violenza sulle donne), è uscito di casa per smaltire la rabbia. “Meglio che vada a fare quattro passi” avrebbe detto alla consorte. La Polizia lo ha ritrovato una settimana dopo, alle 2 del mattino lungo la Strada nazionale Adriatica. L’uomo aveva percorso la bellezza di 450 chilometri a piedi, da Como a Fano, in provincia di Pesaro-Urbino, nelle Marche. Ha camminato per sette giorni senza mai fermarsi mantenendo una media di 60 chilometri al giorno. Venuti a conoscenza del caso, i social lo hanno immediatamente ribattezzato come “il Forrest Gump italiano”.



Fin qui la cronaca. Pochi però sanno l’antecedente, poiché il marito podista si era già reso protagonista di un’impresa simile. Anni fa, dopo l’ennesimo litigio si era allontanato da casa camminando ininterrottamente per una decina di giorni. Tallonato implacabilmente dalla madre della moglie che, raggiuntolo a Ventimiglia, l’aveva convinto con le buone, promettendogli non botte (col più classico dei mattarelli) ma pesto (con le trofie). Gran fisico e gran carattere, questo fior fior di suocera! A motivo di quanto appena raccontato, e prima di intraprendere questa ultima impresa, l’uomo ha provveduto a stendere l’anziana donna con un’abbondante dose di sonnifero. Così stavolta ha potuto compiere la sua “passeggiata” in assoluta solitudine. Meglio soli che male accompagnati!



In bocca al lupo? No, alla balena! Sapevamo che si può diventare milionari facendosi sputare addosso, ma non pensavamo mai che si potesse da un giorno all’altro diventare ricchi sfondati non incontrando cognati facoltosi, bensì enormi conati (di vomito)… È quanto è successo invece a un pescatore thailandese, Naris Suwannasang. Come racconta il Daily Star, mentre si trovava su una spiaggia, ha notato in lontananza diverse macchie grigiastre di una sostanza gelatinosa, dal profumo pungente. Avvicinatosi, ha poi scoperto che si trattava di ambra grigia – prodotta dal “vomito di balena” – portata in riva al mare dalle correnti. L’ambra grigia è un’essenza molto ricercata e apprezzata dai profumieri di tutto il mondo, tanto da essere pagata a peso d’oro. E Naris ne ha trovata una quantità pari a un valore di 2,6 milioni di euro!



La notizia ha fatto subito il giro del villaggio, suscitando l’invidia di tutti i pescatori. Tanto che un cugino di Naris, proprietario di un allevamento di Paedocypris progenetica, un pesce strettamente imparentato con la carpa, ha pensato bene di… tuffarsi nel medesimo business: il vomito. Peccato che il Paedocypris progenetica, con i suoi quasi 10 millimetri di lunghezza, sia considerato il pesce più piccolo del mondo. Così il povero cugino, nonostante si stia dannando l’anima (pressoché quotidianamente procura vere e proprie indigestioni di plancton ai suoi pesciolini), ha potuto raccogliere con questo tipo di rigurgito solo pochi Bath (è la moneta thailandese, che vale 0,027 euro). Manco Bathman potrebbe venirne a capo…

Hitler vince in Africa. Si chiama Adolf Hitler e con l’85% dei voti ha vinto le elezioni locali in qualità di membro del partito Swapo (le sigarette elettroniche, ve lo assicuriamo, non c’entrano nulla). Ma non siamo in Germania, siamo nel collegio elettorale di Ompundia, in Namibia. In Namibia?!? Sì, cari lettori segregati da questo incredibile 2020, avete capito bene: esattamente nel cuore dell’Africa. Il protagonista di questa storia dai risvolti manifestamente elettorali si chiama infatti Adolf Hitler Uunona (Adolf Hitler è il nome e Uunona il cognome), il quale ha confessato che sua moglie lo chiama affettuosamente Adolfhitler (un nome solo, tutto attaccato), eppure lui non ha nulla in comune con l’ideologia nazista e soprattutto non ha “nessuna intenzione di dominare il mondo”. In effetti, Uunona è un tipo molto tranquillo: una sola grande passione, quella per la musica classica (ascolta per ore la Uunona Sinfonia di Beethoven) e un immenso affetto tanto per la mamma quanto per la mamma di sua mamma (Uunonna Aisha).

Ma perché un nome così poco africano in Namibia? Il paese è stato una colonia di Berlino, avendo fatto parte tra il 1884 e il 1915 del territorio tedesco chiamato Africa sud-occidentale tedesca. Non è raro, dunque, imbattersi in persone che portano nomi teutonici e cognomi africani: per esempio, Karlheinzrummenigge Babukar o Franzbeckenbauer Bomani o ancora Bayerischemotorenwerke (abbreviato in BMW) Thikhathali oppure Georgwilhelmfriedrichhegel Segodi Mogotsi. Una pratica diffusa anche fra le donne: Angelamerkel Olugbenga o Marlenedietricht Kwabena o Gemellekessler Babatunde.

Che dire? De gustibus non est disputandum (per non fare confusione: è latino, non tedesco o lingua afrikaans…).