Vittorio Sgarbi attacca Simona Branchetti a Morning News. Si parla della vicenda del piccolo Eitan, il bambino israeliano sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone portato in Israele dal nonno. La giornalista domanda a Sgarbi se, secondo lui, è possibile che alla base di questa mossa vi siano interessi economici. Il critico argomenta: “Se partiamo dall’idea che il nonno è un delinquente, che voi avete largamente ipotizzato, anche con i dati della moglie, della condanna, allora questa conversazione è a senso unico: è un delinquente che approfitta del nipote e dell’assicurazione per avere un vantaggio. L’ipotesi che invece ci sia da parte dei genitori l’idea che l’Italia è un Paese meno sicuro di Israele e Israele è il Paese più civile del mondo, mi viene dal fatto che, benché mi abbiate colto alla sprovvista, vedo che lui si chiama Etan Bilal e lo zio si chiama Shmuel Peleg: non mi sembrano nomi italiani, mi sembrano nomi ebrei. Allora che la civiltà ebraica abbia in alcuni ebrei in Italia e in Israele la propria vera patria è cosa che io conoscendo molti ebrei credo. Quindi il nonno interpreta una idea dei genitori: che poi sia sbagliata dal punto di vista della convenzione dell’Aja o in altra ipotesi colpevole rispetto alla questione della responsabilità criminale del personaggio non lo so. Allo stato, che uno porti il nipote traumatizzato in Italia nella sicurezza così incredibile, che l’Italia non ha garantito, nel crollo grottesco di una cosa, pensando che l’Italia è uno Stato di merda è una cosa che un ebreo può pensare!“.
SGARBI CONTRO SIMONA BRANCHETTI: “ALLORA NON MI CAPISCI!”
Simona Branchetti a questo punto coglie l’incongruenza della tesi di Sgarbi e sottolinea come Eitan fosse “già in Italia, viveva in Italia ed era iscritto ad scuola cattolica di Pavia in Italia“. Qui Sgarbi sbotta: “Ho capito ma è ebreo, ma allora non mi capisci! Che sia in italia non vuol dire niente! Che sia ebreo è un’altra ipotesi! Una persona che è in Italia di cultura ebraica può avere la sua nazione in Israele! Ma io non parteggio per nessuno, dico questo: siete talmente sbilanciati contro il nonno che sembra che sia un delinquente“. Appunto che la Branchetti, pur con il sorriso, non accetta: “No no no, noi ci limitiamo a riportare i fatti che avvengono attorno alla figura di questa persona“. Sgarbi però non sente ragioni: “In un Paese come Israele forse la funivia non crollava! In un Paese come Israele c’era maggior sicurezza! Quella funivia è crollata per insufficiente garanzia dell’autorità italiana! Quindi che si possa dubitare dell’Italia, se il nonno è in buona fede, credo che si possa dire! O volete dire tutti quanti la stessa cosa? Io non dirò mai la stessa cosa! Io dico quello che penso: quello che penso è che può essere sia in buona fede, se poi è un criminale stabilite che è un criminale!“. Tutto, insomma, è partito da un lapsus di Sgarbi, che invece di dire “che uno porti il nipote traumatizzato in Israele“, ha detto “che uno porti il nipote traumatizzato in Italia“. Da lì l’accusa alla conduttrice di “non capire” il suo ragionamento…