Nella puntata del Tg2 Post di lunedì sera è andato in scena un largo dibattuto circa la figura di Giordano Bruno, filosofo, scrittore e frate domenicano vissuto nel XVI secolo: proprio ieri 17 febbraio ricorrevano i 420 anni dalla sua morte al rogo per volere dell’Inquisizione e per l’occasione l’approfondimento sul “frate eretico” ha visto protagonisti Dacia Maraini, la professoressa Anna Foa e il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Proprio il celebre ex Ministro ha dismesso i panni del “litigioso” entrando invece in quelli ben più interessanti di studioso e uomo di cultura, “partorendo” diversi spunti interessanti sulla figura storica e religiosa di Bruno: «Difficile dire oggi che i nostri tempi patiscono una forma di censura alle idee come quella toccata a Giordano Bruno», introduce Sgarbi, salvo poi sottolineare come «ci sono delle limitazioni del pensiero che vengono dalla religione e in particolare molto evidente dalla religione musulmana che stabilisce regole contro le quali non si può avere libertà di pensiero».
SGABRI “PAPA FRANCESCO È L’EREDE DI GIORDANO BRUNO”
Interessante anche se decisamente “provocatorio” l’accostamento fatto subito dopo da Vittorio Sgarbi in merito al paragone con l’attuale Pontefice: «noi abbiamo fortunatamente un Papa letteralmente ateo e che quindi oggi sarebbe lui sul rogo: Papa Bergoglio è l’ultimo erede di Giordano Bruno. Dovendo scegliere tra l’inquisizione e Bruno lui oggi sceglierebbe il filosofo». Il ragionamento per assurdo è costante per Vittorio Sgarbi anche se in questo caso si è limitato a “lanciare” la provocazione senza entrare nel merito dell’accostamento sul presunto “ateismo” di Francesco e Bruno. O quantomeno, lo recupera più tardi quando sul finire della puntata del Tg2 Post spiega ancora «oggi la Chiesa che ha verità assoluta in nome di Dio non ha più logica neppure nella Chiesa stessa. Io molte volte ho avuto pensieri eretici, ho avuto molti ostacoli ma sono ancora vivo: non farei la vittima. L’ultima grande tragedia della umanità è stata la Shoah, quella è ben oltre la limitazione del pensiero». Per Sgarbi bisogna dunque intendersi quando si parla di Bruno come “eretico” o come “anticristiano”, come del resto ha fatto splendidamente Papa Benedetto XVI nel riconsiderare e riabilitare Galileo Galilei dopo il “processo”: «Giordano Bruno era un uomo moderno: non era anticristiano ma era laico, cioè anticlericale. La sua posizione era contro una religione che stabilisce doveri e valori: non era contro Dio ma era un estremo razionalista», sottolinea ancora Sgarbi. Al termine della trasmissione di approfondimento il critico d’arte torna ancora sul concetto di fede per provare a capire meglio la figura del filosofo di cui ricorre l’anniversario del rogo: «Chi è Dio e cosa è per l’uomo? Quando Vasari parla di Raffaello dice “uomini come Lui sono come dei mortali”. La fede è lo strumento per chi crede, ma io credo che la dimostrazione più alta che Dio esiste è l’arte: presuppone la creazione e l’immortalità del creatore e quindi va oltre la misura dell’uomo. Vale per Leopardi, per Raffaello e ovviamente anche per Giordano Bruno: noi sappiamo se esiste un Dio cristiano ma sicuramente agisce dentro di noi, e anche negli eroici furori di Bruno c’era qualcosa di sovrumano e divino».