SHANTI DE CORTE, SOPRAVVISSUTA AGLI ATTENTATI IN BELGIO DEL 2016, SI È TOLTA LA VITA CON L’EUTANASIA
Morire a 23 anni per scelta propria con l’eutanasia è già di per sé disperante: essere sopravvissuta alla tragedia di un attentato come quello avvenuto in Belgio nel 2016 e non riuscire mai più a uscire da quel trauma fa ancora più riflettere e rende la storia di Shanti De Corte umanamente ancor più drammatica. La ragazza ancora giovanissima pare non essere riuscita ad andare oltre a quel dolore patito il 22 marzo 2016 quando assistette – incolume – all’attentato Isis presso l’aeroporto di Zaventem, Bruxelles. 35 morti (compresi i tre attentatori fondamentalisti islamici), 340 feriti e il terrore generato nel cuore dell’Europa solo un anno dopo il massacro al Bataclan di Parigi: tre attacchi terroristici coordinati di cui due avvennero presso l’aeroporto di Zaventem, l’altro alla stazione della metro di Maelbeek nel pieno centro di Bruxelles. Shanti De Corte era una 17enne che quella mattina era all’aeroporto per partire direzione gita scolastica a Roma: alle ore 8 l’attentato che getta nel panico l’intero scalo e che, di fatto, hanno segnato per sempre l’esistenza di quella giovanissima ragazza.
Shanti De Corte rimase illesa dal punto di vista fisico davanti ai due kamikaze che si fecero esplodere ma ebbe fin da subito gravi turbe psicologiche per il dolore provato: attacchi di panico continui, depressione e paure continue anche una volta finita la scuola un anno dopo. Lo ha raccontato più volte sui propri account social, spiegano dai media del Belgio, spiegando di volersi togliere la vita perché essa stessa non aveva più senso e il dolore era insopportabile. Shanti De Corte tentò il suicidio nel 2018 e nel 2020 ma non vi riuscì: per questo motivo decise di fare appello all’eutanasia di Stato, permessa in Belgio. All’inizio del 2022 due neuropsichiatri di fama nazionale hanno visionato e approvato la sua richiesta, davanti al dramma a quel punto insuperabile per la famiglia e gli amici che pure sono rimasti vicini alla loro Shanti.
LA DRAMMATICA SCELTA DI SHANTI DE CORTE: MORTA PER EUTANASIA A 23 ANNI
Shanti De Corte in realtà è morta lo scorso 7 maggio, circondata dalla famiglia mentre l’eutanasia di Stato faceva il suo corso e spegneva lentamente la vita di questa 23enne segnata dal dolore dell’attentato. Ma non solo: come racconta “Rtbf”, Shanti è stata ricoverata in una struttura psichiatrica ad Anversa pochi giorni dopo gli attentati in Belgio. Quell’ospedale era però già conosciuto dalla allora 17enne in quanto aveva già ricevuto in passato altri trattamenti con antidepressivi: già prima degli attentati infatti, racconta avrebbe detto la famiglia di Shanti De Corte, la ragazza soffriva di attacchi di panico e depressione.
«Prendo più medicine per colazione. E fino a 11 antidepressivi al giorno. Non potrei vivere senza di loro, ma con tutte queste medicine non provo più niente, sono un fantasma», scriveva sui social la ragazza che ha scelto 6 anni dopo la morte per eutanasia. «È stata una vita di risate e lacrime, fino all’ultimo giorno. Ho amato e mi è stato concesso di sapere cos’è il vero amore. Me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate», ha scritto nel suo ultimo messaggio prima di morire Shanti. La famiglia De Corte ha contestato la ricostruzione fatta dalla emittente “Rtbf” smentendo in parte le “gravi turbe” già prima degli attentati: secondo la madre della ragazza, «Il giorno dell’attentato Shanti si è come spezzata, non è mai più riuscita a ricostruirsi, non si sentiva sicura da nessuna parte, non poteva sopportare di trovarsi in luoghi con altre persone, aveva continui attacchi di panico». Secondo la psicologa della scuola protagonista quella mattina di una testimonianza terribile presso l’aeroporto belga, «Purtroppo alcuni ragazzi hanno reagito in modo peggiore di altri. Ho incontrato più volte Shanti, e posso dirvi che era in una situazione di estrema fragilità». Shanti De Corte nei suoi tanti messaggi social in cui provava a raccontare il proprio disagio, specie negli ultimi mesi di vita prima dell’eutanasia, arrivava a dire cose del tipo «Non riesco più a concentrarmi su niente, voglio solo morire». Ricordiamo come in Belgio la pratica disperante dell’eutanasia è legale per ciascun individuo «che si trova in una condizione clinica di sofferenza fisica o mentale costante e insopportabile che non può essere alleviata, risultante da un disturbo grave e incurabile causato da malattia o infortunio».