Lo sharenting è la pratica di condividere da parte dei genitori le foto e i video dei figli minorenni sui propri canali social, un fenomeno che ha un’ampia portata e che prende il nome dalla crasi fra share “condividere”, e parenting “genitoralità”. Come sottolinea green.me, anche se nella maggior parte dei casi i genitori che condividono foto dei figli sui social lo fa in buona fede, con questa pratica si espongono i minori a dei rischi che spesso e volentieri vengono sottovalutati, soprattutto nell’era odierna dove l’intelligenza artificiale è ovunque.



Le immagini che madri e padri pubblicano su Instagram, Facebook e via discorrendo, possono finire nelle mani di malintenzionati, a cominciare da pedofili e cyberbulli. A riguardo è stato realizzato uno spot da parte della DeutscheTelekom, la principale azienda di telecomunicazione tedesca, che mette in guardia dai pericoli che si annidano sulla rete. Nella pubblicità la protagonista è una bimba di 9 anni che viene trasformata in adulta grazi ead un sistema di Intelligenza Artificiale e che spiega in lacrime perchè è meglio evitare di esporre i minorenni sui social, mostrando le drammatiche conseguenze per il futuro degli stessi e la tutela della loro privacy.



SHARENTING, IN EUROPA 300 FOTO DI FIGLI CONDIVISE DAI GENITORI IN UN ANNO

Si calcola che in media ogni anno in Europa i genitori condividano circa 300 foto dei propri figli, e il 75% pubblica regolarmente scatti e dati dei loro eredi su piattaforme social come Facebook e Instagram, senza minimamente pensare alle conseguenze. A riguardo qualche mese fa il parlamento europeo ha approvato un disegno di legge che garantisce il diritto ai minori alla loro immagine, proteggendoli da una sovraesposizione online.

In Italia, sottolinea Greenme, qualcosa sta iniziando a muoversi, con sentenze che hanno dato ragione ai figli, che una volta divenuti maggiorenni avevano denunciato i genitori per foto e video condivisi quando erano piccole. A riguardo si ricorda la sentenza del tribunale di Mantova del 2017, attraverso cui una madre era stata condannata per aver pubblicato foto dei figli senza il consenso dell’altro genitore. Non esiste comunque una vera e propria normativa che vieta lo sharenting, ma è in cantiere una proposta di legge per mettere a freno a questa pratica anche nel nostro Paese.