Sharon Stone e il primo topless. L’attrice di “Basic Instinct” intervistata da Attitude ha ricordato il primo ruolo importante su di un set cinematografico. Correva l’anno 1984 e l’attrice era la protagonista di Vertenza Inconciliabile, film di Charles Shyer. In quell’occasione dovette posare per una scena in topless per la prima volta in assoluto. Una scena che a distanza di anni ricorda ancora oggi al punto di raccontare cosa successe dalle pagine di Attitude: “ai miei tempi non avevamo il coordinatore dell’intimità. Quando ho fatto il mio primo film ho girato una scena in topless, le persone non sono state allontanate dal set”. La bellissima attrice di anni 62 ha proseguito raccontando: “tutti erano sul set, tipo un milione di persone. Mi tolsi il reggiseno e uno degli attori urlò: “Levati di mezzo, non riesco nemmeno a vedere le sue tette. Ero terrorizzata. Sai quando puoi sentire il battito del tuo cuore nelle orecchie? È tutto ciò che sentivo in quel momento”. Un momento che ricorda ancora oggi come un vero e proprio incubo e che si scontra con la versione moderna raccontata dal collega Jeremy Pope, attore della serie Netflix “Hollywood”, che ha rivelato ad Attitude come sul set sia stato ingaggiato un coordinatore dell’intimità: una figura del tutto nuova nel mondo di Hollywood e del cinema che ha il compito di assicurare che sul set gli attori possano vivere queste scene intime nella migliore condizione possibile. Un ruolo del tutto assente quando nel 1984 la bella Sharon dovette mostrare il suo lato b al regista.



Sharon Stone e l’amore per l’Italia: “tavole, risate e famiglia”

A parte questo ricordo incubo, Sharon Stone in occasione del lockdown e del lungo periodo di quarantena causata dalla pandemia da Covid-19 ha voluto scrivere una lunga lettera a Vanity Fair in cui ha parlato del suo amore immenso per l’Italia. Parte dalle origini l’attrice che scrive: “fu lei a mandarmi in Italia per fare qualche servizio fotografico e avere un’idea del mondo. Chiesi alla mia migliore amica, che aveva studiato in una scuola d’arte a Perugia, di insegnarmi qualche frase utile in italiano. Mi spiegò come dire: ‘Vorrei una macedonia’ e ‘sono vergine’.”. L’attrice approda a Milano che ricorda così: “città industriale, non proprio famosa per le sue grandi bellezze, ma pur sempre piena di monumenti, chiese, arte e cultura. Vivevo senza un soldo, con parecchie altre ragazze piene di sogni, dividevamo le nostre piccole fortune e le speranze per il futuro. Ricordo i suoni: le campane delle chiese, le chiacchiere della gente per strada, le urla, gli abbracci, le risate, l’amore. I fiori e il cibo nelle vie, le vie stesse. La cultura della famiglia, il ritrovarsi con gli amici, le discoteche, la musica, la moda”. Sul finale poi la dedica spassionata al paese: “in Italia, più che in qualunque altro posto sia mai stata, la famiglia era tutto. Questa è l’Italia che non solo mi è restata in mente, ma che rimane con me, nella mia vita, a casa mia, ancora oggi. L’Italia della famiglia. Del tempo trascorso a tavola, delle risate, dell’amore. Un amore che comincia con la fede e la convinzione che se restiamo uniti possiamo fare qualunque cosa”.

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