Durante l’ultima diretta di Lombardia Nera si è tornati a parlare del caso di Sharon Verzeni – la 33enne uccisa a Terno d’Isola lo scorso 30 di luglio dal reo confesso Moussa Sangare che ora si trova in stato di fermo in attesa di un processo e di un’incriminazione formale – con il prezioso intervento della sorella dell’unico indagato che lo ha descritto soffermandosi in particolare sul suo temperamento; lo stesso che l’ha portato a programmare l’omicidio di una completa sconosciuta capitata sulla strada per una pura fatalità.



Senza soffermarci troppo sull’omicidio Verzeni, l’intervento della sorella a Lombardia Nera va contestualizzato nel fatto che – come si era scoperto già dopo la sua confessione – in passato era già stato denunciato da lei e dalla loro madre per dei (presunti) comportamenti violenti; il tutto – parrebbe – nell’assoluto disinteresse delle autorità che nonostante l’accumularsi di esposti contro Moussa Sangare non ha mai adottato nessun provvedimento nei confronti dell’uomo, tanto che in molti credono che la 33enne si sarebbe potuta salvare da quel folle raptus.



La sorella di Moussa Sangare: “Sharon Verzeni si poteva salvare ma nessuno ci ha ascoltate”

Proprio dall’omicidio di Sharon parte la sorella di Moussa Sangare che ci tiene a dirsi “molto dispiaciuta” per l’accaduto e anche “molto vicina alla famiglia”, mettendo poi anche in chiaro che “non ci aspettavamo che la situazione potesse arrivare fino a questo punto“; anzi, la ragazza – che ha preferito restare anonima – ha anche sottolineato che “pensavamo di aver fatto abbastanza con le nostre denunce e anche se ci siamo sentite un po’ abbandonate sapevamo già che comunque anche le denunce di molte altre persone non vanno a buon fine”.



Dal conto suo, poi, la sorella di Sangare si unisce a chi crede che “se ci avessero ascoltato Sharon potrebbe essere ancora [viva]“, soprattutto perché i primi esposti “sui comportamenti [e] su quello che faceva” il fratello risalgono addirittura “all’anno scorso” quando – in seguito a quello che descrive come un tentativo di aggressione “con un coltello” – hanno iniziato a temere per “la nostra vita” e l’hanno cacciato da casa; mentre come momento di svolta nella follia che ci porta direttamente a Terno d’Isola, la sorella dell’indagato indica il suo ritorno “dai viaggi che ha fatto in America e Inghilterra“.