È precipitato al centro delle cronache con il suo racconto, ma chiamarlo “supertestimone” appare surreale dal momento che lui stesso, Antonio Laveneziana, 76 anni, dice di non aver visto niente di utile alle indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto la notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi a Terno d’Isola, provincia di Bergamo, proprio in via Castegnate a circa 200 metri dalla sua abitazione. Eppure è così che da ore, tra un salotto tv e una colonna di nera, ci si rivolge guardando al suo profilo, quello di un soggetto che, per gli inquirenti, avrebbe detto molto meno di ciò che sa sui movimenti di quella sera intorno alla scena del crimine e “sotto il suo naso”. Gli avrebbero rivolto una prima serie di domande come persona informata sui fatti, incassando come risposta un secco “stavo dormendo”, e poi lo avrebbero iscritto nel registro degli indagati, riporta Il Corriere della Sera, con l’ipotesi di false dichiarazioni al pm perché non gli credono.



La friabilità del racconto del presunto “supertestimone” Antonio Laveneziana, secondo chi indaga, si insinuerebbe nella reticenza a dichiarare, fin da subito, ciò che poi sarebbe stato documentato da una telecamera di sicurezza e che lo stesso 76enne, messo alle strette dal video, avrebbe confermato: era affacciato al balcone di casa quella notte, in un orario considerato compatibile con gli spostamenti del misterioso individuo in bicicletta inquadrato da un occhio elettronico mentre, pedalando contromano, sembra allontanarsi dal luogo in cui Sharon Verzeni è stata accoltellata. Per gli investigatori, sarebbe passato proprio sotto la finestra di Laveneziana ma lui insiste e ripete a TgCom24: “Non ho visto niente“.



Omicidio Sharon Verzeni, il paradosso del “supertestimone” che non ha visto niente

Era pressoché inevitabile che in un giallo denso di domande come quello di Sharon Verzeni – in cui a mancare non sono solo l’assassino e l’arma del delitto, ma persino lo straccio di un movente – il profilo di chi orbita intorno a via Castegnate, dove la 33enne stata uccisa a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi, finisse sotto la lente, e in queste ore nel mosaico è finito il racconto di colui che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere un “supertestimone”. Vive a circa 200 metri dalla scena del crimine, e la sua versione ora sarebbe oggetto di un fascicolo d’indagine con ipotesi di falsa testimonianza.



Non stavo dormendo – ha detto Antonio Laveneziana ai microfoni di TgCom24, sono stato qua sul balcone a fumare, poi sono andato a letto e mi sono addormentato. Forse verso le 2 ho visto tante luci, ma in fondo, come faccio io a vedere da qui? Mai vista quella ragazza da queste parti, mai vista una bicicletta, quella sera era tutto libero. Quando ho visto le luci blu ho pensato a un incidente d’auto“. Il tono di voce del 76enne si è fatto poi perentorio: “Qui biciclette non ne sono passate“. Secondo gli inquirenti, però, potrebbe aver visto qualcosa e forse la fuga di un potenziale testimone oculare o addirittura dell’assassino. Oggi nuovo sopralluogo dei carabinieri a casa della vittima e del compagno, Sergio Ruocco, sentito per la terza volta come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta.