Shein, marchio cinese di moda, abbigliamento e accessori online a basso prezzo, gode di uno straordinario successo di popolarità e record di vendite a livello mondiale. Tanto che negli ultimi anni ha deciso di aprire anche alcune sedi fisiche di temporary store in tutta Europa. L’ultimo negozio è stato inaugurato in Francia, a Parigi,il 4 maggio, ma non senza proteste. Sono state infatti molte le polemiche, che si sono aggiunte a quelle che attualmente investono Shein, soprattutto dal punto di vista etico, del rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Il colosso cinese è stato più volte accusato di portare avanti politiche aggressive e di sfruttamento nei confronti dei propri dipendenti, oltre all’utilizzo di sostanze chimiche dannose per l’ambiente e per la salute umana.



Ne parla il quotidiano La Croix, che in occasione dell’apertura della boutique di Parigi, mette in luce alcuni aspetti più controversi del marchio. Il modello di “fast fashion” a prezzi contenuti di Shein ha portato in breve tempo a livelli estremi, gli obiettivi di marketing comuni ad altre compagnie di moda come Zara e H&M, ma la differenza è stata fatta grazie all’intelligenza artificiale che in base alle preferenze dei clienti, rinnova le collezioni in tempi record. Tutto ciò è possibile perchè i costi di produzione sono estremamente bassi.



Il controverso successo di Shein tra accuse di sfruttamento dei lavoratori e pericoli per la salute

Il successo controverso di Shein, ha sollevato negli ultimi periodi molte discussioni, e sono state tante anche le inchieste giornalistiche e fatte dalle Ong occidentali per dimostrare che la compagnia cinese non segue le regole fondamentali che invece gli altri marchi sono costretti a rispettare per restare nel mercato europeo. Numerose indagini, con testimonianze dirette, hanno portato all’accusa di violazione dei diritti umani dei lavoratori, sfruttati negli stabilimenti che sorgono nelle aree più povere della Cina appositamente, per reclutare manodopera a costi limitati.



Inoltre secondo un lungo rapporto firmato da Greenpeace, Shein sarebbe poco attenta, non solo a limitare l’inquinamento, ma anche alla salute dei consumatori. Sono state trovate nei vestiti e nelle scarpe, molte sostanze chimiche pericolose e potenzialmente cancerogene superiori ai limiti imposti dall’UE. Nayla Ajaltouni, portavoce del collettivo Etichetta Etica, ha dichiarato al quotidiano La Croix, che è necessario che se ne parli alla Commissione Europea, per valutare l’introduzione di un sistema che controlli e regoli i metodi produttivi delle multinazionali.