Don Claudio Burgio, da 18 anni il cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano, ha parlato del recente arresto del trapper Shiva sulle pagine di Libero. Quest’ultimo, all’anagrafe Andrea Arrigoni, infatti, è stato indagato per tentato omicidio e porto abusivo di armi dopo la diffusione di un video che lo ritrae difendersi dall’aggressione di due persone contro le quali ha aperto il fuoco.
Secondo Don Burgio, però, nella realtà dei fatti il rapper Shiva nasconderebbe con la sua “durezza” apparente una fragilità interiore che emerge, soprattutto dalle sue canzoni. “Ci parla della sua fragilità“, spiega il cappellano del Beccaria, “della fragilità del suo carattere. Una cifra di questi tempi che appartiene a tanti ragazzi, giovani, che dietro non hanno benessere essenziale e valori”. Complessivamente, secondo Don Burgio, Shiva “non è i reati che ha commesso“, e si auspica che “non debba stare a lungo in prigione”. Parlando dei giovani, invece, il Don sottolinea che “sono pieni di incertezze interiori”, ragione per cui sarebbe opportuno “non demonizzare il rap”, ma ascoltarlo con orecchie critiche.
Don Burgio: “Nei giovani pesa l’assenza di riferimenti paterni”
Rimanendo sul tema dei giovani di oggi, a più riprese accusati dai media di essere in larga parte delinquenti, Don Burgio sottolinea che “nel ‘dna’ sociale di tutto i rapper che conosco vedo l’assenza assoluta di riferimenti, soprattutto paterni“. Assenza che fa venire meno, in loro, “il codice paterno. Non esistono gli adulti, né come famiglia né come istituzione”, portandoli spesso a scegliere di “farsi giustizia da soli“.
Però Don Burgio ci tiene anche a specificare come nei confronti dei giovani, anche se organizzati in gruppo, sia scorretto parlare di baby gang, perché “è vero, si fanno le loro regole che, applicate, possono sfociare in reati. Ma non ci sono capi e rituali. E, soprattutto, almeno al nord, non sono evidenziati rapporti con la criminalità organizzata. Li definirei, piuttosto, gruppi di quartiere”. Tuttavia, Don Burgio ci tiene anche ad esprire la sua felicità per il fatto che “il decreto Caivano abbia almeno posto la questione” dei giovani e della sicurezza, “però è stato concepito sull’onda emotiva ed è in alcune parti anticostituzionale e, in altre, inapplicabile”.