LA “SVOLTA” DELLA RUSSIA (CON L’OK DELLA CINA): SPIRAGLIO PER UNA TRATTATIVA DI PACE IN UCRAINA?

«La Russia è pronta a discutere della pace in Ucraina». Mentre il mondo è concentrato da circa un mese sull’escalation in Medio Oriente, la guerra tra Russia e Ucraina permane in uno stallo ancora più complicato, anche per le minori “attenzioni” che la comunità internazionale concentra sul conflitto ad est dell’Europa. Accade così che una dichiarazione molto importante come quella dettata dal Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu durante il “10° Forum Xiangshan di Pechino” resta piuttosto in sordina per diverse ore, completamente “offuscata” dal dramma della guerra in corso tra Israele e Hamas che coinvolge più di mezzo Medio Oriente.



Invece quelle parole del potente ministro di Vladimir Putin sono un messaggio importante dato a Kiev e soprattutto alla Nato: «Se si creeranno le condizioni necessarie, siamo pronti a discutere politicamente sia la soluzione postbellica della crisi ucraina sia i parametri di un’ulteriore coesistenza con l’Occidente su una base realistica», così Shoigu dalla Cina conferma l’apertura di Mosca ad una trattativa che fino a qualche mese fa sembrava impossibile. Certo, influisce e non poco il graduale “disimpegno” degli Stati Uniti nel conflitto ucraino, dettato gioco-forza dalla vasta spesa militare che nei prossimi mesi si prospetta sul fronte mediorientale.



UCRAINA, LE CONDIZIONI POSTE DALLA RUSSIA PER DISCUTERE CON L’OCCIDENTE DEL POST-GUERRA

Il Ministro della Difesa Shoigu ha poi spiegato sempre dalla Cina come sia sempre più importante garantire «relazioni paritarie tra tutte le potenze nucleari – membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che hanno una responsabilità speciale per il mantenimento della pace e della stabilità globale». Per creare infatti un ordine mondiale multipolare – che è poi il progetto in cui Putin e Xi Jinping spingono da tempo, con l’adozione dei BRICS sempre più allargati per opporsi all’egemonia occidentale – Shoigu conclude, «è necessario aggiornare l’architettura della sicurezza internazionale e renderla più stabile. A tal fine è necessario unire gli sforzi di tutti i paesi interessati».



Dalle aperture sulla guerra in Ucraina ai nuovi messaggi di ostilità all’Occidente, si conferma il “vecchio adagio” russo di costante sfida sulla scia di quanto avveniva in Guerra Fredda: Shoigu infatti dalla Cina lancia un messaggio/monito alle forze Nato, sottolineando come «Avendo provocato una crisi acuta in Europa l’Occidente sta cercando di espandere il potenziale di crisi nell’Asia del Pacifico, e la Nato nasconde con un ostentato desiderio di dialogo l’aumento delle sue forze in campo in quell’area». Non solo, il Ministro di Putin giudica il coinvolgimento diretto dei Paesi con arsenali nucleari «moltiplica i rischi strategici»: la linea dell’Occidente verso l’escalation della guerra in Ucraina con la Russia, è il giudizio secco di Mosca, «comporta un rischio di conflitto diretto tra potenze nucleari, con conseguenze catastrofiche». Nel suo discorso dalla Cina, Shoigu ne ha anche per l’Italia, contestato per il sostegno all’armamento di Kiev: «iniziative politiche di Paesi Ue come l’Italia contribuiscono alla militarizzazione e alla corsa agli armamenti».