Il termine non è certo orecchiabile e di facile memorizzazione. Ma il fenomeno che identifica rischia di diventare sempre più chiaro ed evidente nelle menti dei consumatori. Parliamo della shrinkflation, parola inglese con cui si indica il taglio delle quantità nelle confezioni dei prodotti a fronte però del mantenimento del prezzo praticato in precedenza. In sostanza, il cartellino del prezzo resta esattamente lo stesso, mentre la confezione di quanto acquistato – un flacone di detersivo, una bottiglia di vino o una scatola di fazzoletti, un pacco di biscotti – si riduce leggermente o arriva a contenere qualche unità in meno di prodotto. 



La pratica sta mettendo sempre più in allarme l’intero settore agroalimentare, come dimostra la presa di posizione di Coldiretti. “La shrinkflation – tuona in una nota l’associazione – è solo l’ultima trovata per scaricare l’aumento dei costi alimentato dal conflitto in Ucraina sugli anelli deboli della filiera come consumatori e produttori”. 



Non si tratta, insomma, solo di una trovata di marketing, ma di una condotta poco trasparente, che potrebbe perfino avere conseguenze sul piano legale. Lo prova il fatto che il Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia, chiedendo di aprire indagini volte a verificare se questa prassi possa costituire fattispecie penalmente rilevanti, dalla truffa alla pratica commerciale scorretta. L’associazione consumerista è infatti convinta che l’operazione rappresenti un danno evidente per chi ogni giorno fa la spesa: “Si tratta di un trucchetto – si legge una nota del Codacons – che consente enormi guadagni alle aziende produttrici, ma di fatto svuota i carrelli e le tasche dei consumatori, realizzando una sorta di inflazione occulta. E tutto questo avviene sotto lo sguardo inconsapevole del consumatore, il quale nel momento in cui acquista, ad esempio, una busta di patatine fritte difficilmente si chiede che dimensioni aveva la confezione di quello specifico prodotto uno o due anni fa. Il raggiro sarebbe così servito senza che nessuno se ne accorga. I consumatori, infatti, tendono ad essere sempre sensibili al prezzo, ma potrebbero non notare piccoli cambiamenti nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o sul peso di un prodotto. Spesso, inoltre, a una diminuzione del quantitativo di prodotto si associa un nuovo packaging e un restyling visivo così da rendere il tutto ancor più accattivante”.



Il tentativo che si nasconde dietro la shrinkflation di recuperare margini in modo poco trasparente non è però purtroppo isolato. “Con la guerra – sottolinea la Coldiretti – si moltiplicano speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno appunto dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione. Il risultato è che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) vive una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. E ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo”.

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