E’ bufera in Gran Bretagna su Suzanne Moore, giornalista intervenuta con un suo articolo sulle colonne del Guardian, noto quotidiano progressista di Manchester, in difesa di Celina Todd. Professoressa di Storia della Oxford University che era stata invitata alla fine di febbraio per parlare all’Exeter College, in occasione delle celebrazioni per i 50 anni della National Women’s Liberation Conference, importante evento del femminismo britannico. L’intervento di Celina Todd è stato cancellato perché la professoressa aveva precedentemente partecipato a un incontro dell’associazione femminista Woman’s Place Uk, sulla lista nera della comunità LGBT locale perché in conflitto con l’idea del concetto di donna che non sarebbe universale, ma legato ad aspetti strettamente biologici. Secondo Woman’s Place non basterebbe sentirsi donna per esserlo, e Suzanne Moore ha voluto difendere questo concetto, oltre alla professoressa Todd. Nel suo articolo la giornalista ha sottolineato: “Femmina è una classificazione biologica che si applica a tutte le specie viventi. Se produci grandi gameti immobili, sei una femmina. Anche se sei una rana. Non è complicato, né esiste uno spettro, anche se ci sono un piccolo numero di persone intersessuali che dovrebbero assolutamente essere supportate.”
LE TEORIE DI KEVIN J. MITCHELL
L’articolo sul Guardian ha visto la Moore avvicinarsi molto ai concetti del genetista Kevin J. Mitchell, professore associato di Genetica e Neuroscienze al prestigioso Trinity College di Dublino che ha sostenuto nel suo trattato intitolato “Buon Sangue non mente“: “L’esistenza di differenze innate e fondate biologicamente tra i sessi, differenze riguardanti la struttura e il funzionamento del cervello, dal livello macrostrutturale rilevabile tramite Mri fino al livello biochimico dell’espressione genica. Gli esseri umani sono dunque come tutti gli altri mammiferi: i cervelli maschili e femminili sono fatti in modo diverso“. L’articolo della Moore, che ha dunque espresso con forza concetti che rimarcano le differenze di genere a livello biologico, hanno trovato forte resistenza non solo da parte delle associazioni LGBT, in fermento anche a causa del prossimo Pride che, dopo le importanti affluenze dell’anno scorso, potrebbe essere annullato causa coronavirus, ma anche da parte dei colleghi del Guardian, che hanno firmato una lettera alla direzione chiedendo di non permettere più alla Moore di scrivere sul giornale: “La pubblicazione di contenuti transfobici“, hanno scritto giornalisti, impiegati e collaboratori del giornale al direttore del Guardian, “ha interferito con il nostro lavoro e ha rafforzato la nostra reputazione di pubblicazione ostile ai diritti e ai dipendenti trans.“