Parlando del mondo di oggi “colpito da un caos informativo”, Derrick de Kerchkhove descrive una società orwelliana. Dopo il caso sul dossieraggio, che ha colpito esponenti politici e personaggi del mondo dello sport, il sociologo e direttore scientifico della rivista Media Duemila oltre che professore al Politecnico di Milano, prevede che ci saranno sempre più “scandali simili” a causa della nuova era digitale. Sulle pagine de La Stampa, afferma: “Sono ormai quarant’anni che siamo spiati e con il passare del tempo le tecniche utilizzate sono migliorate. Tutte le informazioni che ci riguardano vengono prese regolarmente quando servono”.



A detta dell’esperto “ancora non si è capito che i sistemi di comunicazione umana sono cambiati radicalmente. Dobbiamo imparare a vivere in questa nuova condizione che riguarda tutti, anche i politici”. Nessuno, dunque, è al sicuro: “Tutti possono essere seguiti attraverso una serie di strumenti specifici, come ad esempio gli algoritmi. Certo, rischiano più i personaggi pubblici o quelli particolarmente influenti”. La privacy, secondo il sociologo belga-canadese, è un elemento “che appartiene al passato. Oggi noi dobbiamo solamente adattarci, come abbiamo fatto in passato quando ci sono stati altri grandi cambiamenti. (…) La trasformazione attuale, però, è più forte rispetto alle precedenti”.



Il sociologo: “Dobbiamo imparare a gestire la trasformazione digitale”

Secondo Derrick de Kerchkhove, nella società attuale “dobbiamo imparare a gestire al meglio la trasformazione digitale. L’IA Act preparato dall’UE ci sta provando. Ma l’intelligenza artificiale è solamente uno dei tanti aspetti da prendere in considerazione”. Le istituzioni, a detta del sociologo, sono in ritardo “di una quarantina di anni. Sono tutte basate sulle categorie del passato, che si fondano sulla scrittura alfabetica e sul suo rapporto con il significato delle cose che la gente capisce e comunica. Il mondo digitale, invece, parla senza capire quello che dice”.



L’esperto non ha dubbi: “Dobbiamo imparare a gestire il vero problema: vivere in una cultura ibrida, guidata dagli esseri umani con il loro linguaggio e piena di servizi dei quali non possiamo più fare a meno”. Siamo consapevoli che la nostra privacy non esiste più eppure “siamo d’accordo nell’essere prigionieri di un sistema simile” secondo de Kerchkhove. Il problema però non riguarda solamente la libertà quanto più che altro “l’autonomia delle persone, visto che siamo teleguidati ogni giorno in tutte le decisioni che dobbiamo prendere e con il passare del tempo questo fenomeno andrà a rafforzarsi”.