Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Marco Simoncelli, dieci anni senza quei riccioli d’oro che hanno fatto gioire e innamorare migliaia di italiani. Morto ad appena 24 anni durante un Gran Premio, il giovane di Cattolica ha lasciato un segno indelebile nel mondo del motociclismo e la sua storia è stata ripercorsa nel documentario Sic di Alice Filippi, disponibile su Sky dopo il passaggio in sala con Nexo Digital.



Definito scherzosamente “patacca romagnolo” da Valentino Rossi, Simoncelli ha rappresentato e continua a rappresentare a distanza di anni un grande esempio di resilienza. Grande passione, grande volontà e grande talento, ma non solo. Simoncelli è diventato un campione del motociclismo grazie al suo spirito guerriero, trasformando in positività ogni momento brutto. Il suo è il racconto di un bambino che aveva un sogno più grande dei propri limiti e che ha fatto di tutto per realizzarlo.



Dolce nella vita quanto duro in pista, Simoncelli era un perfezionista, tanto da “costringere” la madre a registrare le gare per stare poi ore a rivedere le traiettorie di ogni curva al rallentatore. Ma il suo successo mediatico non è certamente legato solo ai traguardi raggiunti a bordo della moto. Il Sic ha conquistato tutti con la sua allegria contagiosa, con il suo modo maturo e allo stesso tempo infantile di porsi che lo rendeva spontaneo e simpatico. Una persona verace sempre pronta a divertirsi e a divertire con una battuta o mettendo un’auto di traverso tra le vie di Coriano. Semplicemente un campione nello sport e nella vita.



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