Alla fine di giugno Coldiretti stimava in 3 miliardi di euro i danni all’agricoltura provocati dalla prolungata assenza di piogge che ha contrassegnato la prima parte di questo 2022. Ebbene, a solo un mese di distanza l’associazione rivede le proiezioni al rialzo, raddoppiando il valore delle perdite: il conto della siccità, secondo le indicazioni rilasciate qualche giorno fa al Sole 24 Ore, potrebbe arrivare a 6 miliardi di euro. Il che significherebbe mandare in fumo il 10% del valore della produzione agricola nazionale.
A portare verso questa nefasta previsione c’è innanzitutto la mancanza di precipitazioni che non ha risparmiato neppure il mese di luglio. Ma c’è anche la preoccupazione che le perturbazioni attese nelle prossime ore si trasformino, come già accaduto in alcune zone d’Italia, in violenti acquazzoni. “Per essere di sollievo – nota Coldiretti – la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti”.
Il risultato paradossale è che queste piogge “non cambiano lo stato di sofferenza idrica sul territorio” precisa Coldiretti. Una sofferenza che minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento della food valley italiana. Siamo insomma – sottolinea Coldiretti – davanti a un’emergenza nazionale, che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003. La siccità – continua l’associazione – ha infatti un impatto devastante sulle produzioni nazionali, che fanno segnare cali del 45% nel caso del mais e dei foraggi necessari all’alimentazione degli animali, del 20% se si considera il latte prodotto nelle stalle, del 30% se si analizza il frumento duro destinato alla produzione di pasta. E non solo. In calo sono anche la produzione di frumento tenero che perde oltre 1/5, quella del riso (-30%), della frutta, ustionata da temperature di 40 gradi (-15%), e delle cozze e vongole, uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po (-20%).
Una lunga lista, insomma, cui si deve aggiungere anche l’invasione di insetti e cavallette che solo in Sardegna ha già provocato quasi 4 miliardi di euro di danni. Senza contare la variabile incendi, che genera danni incalcolabili dal punto di vista economico ed ambientale: “Ci vorranno almeno 15 anni – stima Coldiretti – per ricostruire l’habitat nei boschi andati distrutti dalle fiamme”.
La situazione insomma è seria. E richiede azioni di risposta importanti. “Occorre intervenire nell’immediato con misure di emergenza per salvare i raccolti e il futuro di aziende e stalle in grave difficoltà”, afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Ma è necessario anche guardare a progetti di carattere più strutturale. “La devastante siccità che stiamo affrontando – spiega Prandini – ha evidenziato ancora una volta che l’Italia ha bisogno di nuovi invasi per raccogliere l’acqua a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che, in presenza della risorsa idrica, potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui, a causa degli effetti della guerra in Ucraina, abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai consumatori e ridurre la dipendenza dall’estero”. Una prospettiva per la quale è già pronta una possibile applicazione pratica. “Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche – afferma Prandini – abbiamo elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità”.
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