Erasmo D’Angelis, esperto che da circa 30 anni si occupa di dissesto idrogeologico, ha parlato ai microfoni dell’agenzia “AGI” della siccità che sta colpendo l’Italia e delle risorse d’acqua disponibili. Il dato clamoroso, in primis è che, sebbene si parli di carenza idrica, in realtà nel Belpaese vi è un cumulato di pioggia elevato, anche perché “due terzi dell’Italia sono fatti di colline e montagne e sui rilievi piove tanto. Non ce ne accorgiamo, perché viviamo tutti in pianura, ma abbiamo piogge medie l’anno per 302 miliardi di metri cubi. Noi abbiamo più piogge, più corsi d’acqua di ogni altro Paese europeo: ne abbiamo 7.596, di cui 1.242 sono fiumi. Ma tutti i nostri corsi d’acqua, di cui oggi la gran parte sono in secca, alcuni sono addirittura polvere, hanno un carattere torrentizio: se c’è pioggia hanno acqua, se non c’è vanno in secca subito. Infatti rischiamo le alluvioni proprio perché d’improvviso non ce la fanno ad assorbire l’acqua”.
Dunque, ha proseguito D’Angelis, il paradosso è che siamo ricchi d’acqua, ma siamo poveri in termini di infrastrutture idriche. Questo perché i grandi investimenti italiani negli schemi idrici si sono fermati negli anni 60 dal Novecento e “da lì in poi lo Stato ha cancellato di fatto dai fondi pubblici tutte le risorse per il bene pubblico e con la legge Galli del 1996 ha delegato per l’idropotabile tutto alle risorse della tariffa e non sono state più costruite né dighe né invasi”.
ERASMO D’ANGELIS: “SPRECHIAMO UNA QUANTITÀ INENARRABILE D’ACQUA”
L’esperto D’Angelis, sempre su “AGI”, ha puntualizzato che abbiamo 526 grandi dighe in Italia, più circa 20mila piccoli invasi, e immagazziniamo oggi più o meno l’11,3% dell’acqua piovana in questi contenitori. Cinquant’anni fa, tuttavia, “se ne immagazzinava circa il 15%, perché nel frattempo non essendoci manutenzione, sfangamenti (i sedimenti mano a mano si accumulano e lo spazio per l’acqua si riduce), il risultato è che abbiamo queste grandi dighe che non vengono ripulite perciò riescono a stoccare sempre meno acqua”.
Il quesito sorge spontaneo: se l’acqua c’è, dove va a finire? “Ne sprechiamo una quantità inenarrabile. Fatto 100 i prelievi dell’acqua, noi però sappiamo quasi tutto solo di un segmento del 20%, che è poi l’acqua che arriva al rubinetto. Ed è l’unica acqua controllata da un’autorità, che è Arera, Autorità di controllo di energia, gas, acqua che controlla le aziende idriche. E sappiamo che nei 600mila chilometri di rete idrica italiana noi perdiamo per strada il 42% di acqua. Uno scandalo, la più alta percentuale mai esistita”.