Nella sua seconda puntata in onda questa sera la trasmissione Far West di Salvo Sottile si occuperà del – sempre più critico e preoccupante – tema della siccità in Sicilia che occupa diverse prime pagine dei quotidiani locali da tutta l’estate: un fenomeno che si ripete più o meno identico (ma, appunto, in modo sempre più grave) da diversi anni a questa parte, con i cittadini della regione autonoma che si sono dovuti adattare a ritmi di erogazione dell’acqua potabile domestica del tutto incompatibili con una delle principali economie europee e mondiali; il tutto aggravato da chi ha capito come sfruttare la crisi idrica per muovere – ovviamente in modo illegale – diverse migliaia di euro in un vero e propri traffico abusivo.



Partendo dal principio, è interessante notare come solamente pochi giorni fa – in seguito ad un question time alla Camera nei confronti del ministro della Protezione civile Nello Musumeci che ha imputato la siccità ai “ritardi nella programmazione e nella manutenzione delle infrastrutture“, ma ci arriveremo meglio a breve – il governatorato regionale ha detto di aver messo in atto un piano da oltre 8 milioni di euro a favore di interventi (manutentivi o di acquisto delle autobotti) a sostegno dei comuni siciliani; il tutto accompagnato dagli oltre 100 milioni stanziati negli ultimi mesi per mettere la parola fine alla crisi idrica della più grande regione del bel paese.



I numeri della siccità siciliana: nel 2024 raggiunto il minimo di accumulo d’acqua nei bacini idrici

Un altro interessante aspetto da considerare della siccità siciliana sono i dati rilasciati pochi giorni fa dalla Regione sulla portata della crisi: i bacini idrici siciliani – infatti – attualmente contano solamente 60 milioni di metri cubi di acqua accumulata che seppur possa sembrare un numero di tutto rispetto assume un aspetto differente se si tiene conto che lo scorso anno nello stesso periodo l’accumulo consisteva in ben 300 milioni; senza dimenticare che anche l’anno scorso si parlò di crisi idrica.



Gli effetti della siccità – neanche a dirlo – sono terribili perché negli ultimi mesi è cresciuto esponenzialmente il numero di piante ed alberi (anche quelli resistenti all’eccessivo calore) che si sono trasformati in sterpaglie, così come gli intervalli di erogazione dell’acqua potabile nelle case private si sono dilatati al punto che – specie in territori come Agrigento, Trapani, Caltanissetta ed Enna – sono passate settimane ed addirittura mesi tra una fornitura e la successiva; senza ovviamente dimenticare i circa 2 miliardi di euro di danni causati all’agricoltura e agli allevamenti di bestiame.

Cosa c’è dietro alla siccità in Sicilia: crisi climatica, infrastrutture fatiscenti e abusivismo

Dietro alla siccità siciliana ci sono diversi fattori, dei quali alcuni sono (con fatica e ingenti spese) risolvibili ed altri un po’ meno: sicuramente incide – e non poco – la crisi climatica che ha causato un’estate nel 2024 molto asciutta e calda che non si è ancora del tutto attenuata con temperature che pochi giorni fa erano anche oltre i 30 gradi; mentre il secondo – rilevante – aspetto è quello citato da Musumeci alla Camera, ovvero un’infrastruttura piena di problemi, falle e dispersioni, con i bacini di accumulo sporchi e che riescono a trattenere molta meno acqua di quanta – sulla carta – potrebbero contenerne.

A questo si affianca anche un fenomeno nuovo, la cui effettiva portata non è ancora stata interamente stimata e che ci parla di un vero e proprio racket delle autobotti utili a distribuire acqua nei periodi fortissima siccità: sul solo territorio di Caltanissetta – tanto per citarne uno – nell’arco di una trentina scarsa di giorni le autorità hanno fermato e sanzionato decine e decine di autobotti abusive che rivendevano a prezzi (ovviamente) maggiorati l’acqua a cittadini e contadini, talvolta senza licenza, talvolta senza versare alcun tipo di tassa e talvolta vendendo acqua sporca e non potabile.