Dal primo ottobre sarà operativa la cosiddetta patente a punti per l’edilizia, settore che paga più di altri un insopportabile tributo di vite umane nei luoghi di lavoro.

Questo sistema è stato introdotto dal Decreto-legge 19 del marzo scorso “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Pnrr”. Il decreto, successivamente convertito in legge, ha lo scopo di innovare/proteggere il settore edile rendendo obbligatorio il possesso della patente, dispositivo già previsto dal Testo Unico del 2008 e mai applicato.



La patente è richiesta, dal 1° ottobre 2024, a tutte le imprese e lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei e mobili, a esclusione di coloro che effettuano prestazioni di natura intellettuale e dei fornitori di materiali. Le imprese straniere e i lavoratori dell’Ue dovranno provvedere con documento equivalente rilasciato dallo Stato membro, mentre gli extra Ue solo qualora sia riconosciuto dal nostro sistema giuridico. Secondo i dati della Cgia di Mestre, tra le 832.500 attività interessate a richiedere la patente a crediti, oltre 320mila sono costituite da artigiani, molti dei quali stranieri, che non hanno dipendenti.



La patente in formato digitale di può richiedere sul portale dell’Ispettorato nazionale del lavoro ed è indispensabile per poter lavorare nei cantieri, prevede un punteggio iniziale che si riduce in caso di incidenti, mentre in caso di infortuni mortali, imputabili al datore di lavoro o al suo delegato o dirigente, scatterà la sospensione della patente. Invece in caso di infortuni che provocano l’inabilità permanente è possibile la sospensione qualora i provvedimenti degli organi di vigilanza e la disciplina dell’art. 321 del Codice di procedura Penale non soddisfino le misure cautelari alternative.



La patente parte da un minimo di 30 punti o crediti fino ad un massimo di 100, ma è possibile lavorare già a partire da 15 punti e le imprese possono incrementare i crediti se fanno investimenti in salute e sicurezza, nella formazione e certificazioni volontarie. Il punteggio aumenta anche in base agli anni di iscrizione alla Camera di Commercio, alla mancanza di decurtazioni e alle dimensioni dell’azienda. Mentre incorrono nella decurtazione se violano le norme in materia di sicurezza e alla sospensione fino a 12 mesi in caso di decessi o di lesioni gravi.

Si tratta di uno strumento prezioso e atteso da molti anni, che in parallelo al Durc (Documento unico di regolarità contributiva Inps, Inail e Casse edili) punta alla qualificazione del settore, partendo da una attenzione alla persona, a un diverso modo di lavorare, avendo come obiettivo di prevenire, di contrastare il lavoro irregolare e di aumentare la protezione dei lavoratori nel comparto delle costruzioni, realtà dove spesso si dimentica che la salute e la sicurezza nei cantieri, sono connesse alla qualificazione e allo sviluppo delle imprese.

Il quadro che emerge da questa nuova metodologia di impostare il lavoro è frutto di un confronto di merito, tra le organizzazioni sindacali, i datori di lavoro e il Governo; ma è anche il risultato di un dialogo competente e qualificato delle parti in campo, che ha portato al miglioramento del Decreto-legge emanato a marzo di quest’anno.

Tutto ciò però non è sufficiente, perché dopo alcuni mesi di sperimentazione della patente a crediti sarà importante verificare le sue prime applicazioni in modo da trasportare, questa nuova esperienza innovativa e premiante, a tutto il mondo del lavoro, ai lavoratori e alle imprese degli altri settori produttivi.

Bisognerà però convincere gli scettici e i contrari della bontà del provvedimento. Affinché ci sia un’azione efficace per tutelare il mondo del lavoro dagli incidenti serve anche far dialogare la banca dati degli organismi di vigilanza, effettuare controlli mirati e di qualità nelle imprese attraverso ulteriori assunzioni di ispettori e un effettivo coordinamento tra i vari organismi ispettivi.

Un altro problema presente da molto tempo è rappresentato dai tempi lunghi della giustizia sul fronte degli indennizzi per gli infortunati, che restano bloccati per anni. Per rispondere a questa trascuratezza servirebbero dei magistrati specializzati sul tema, in modo da velocizzare i tempi della giustizia; diversamente c’è una mancata tutela delle vittime e dei loro familiari, con ritardi ingiustificati dei risarcimenti.

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