Il decreto legislativo 81 del 2008 su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro contempla specifici percorsi di formazione, informazione e addestramento che i lavoratori devono seguire per apprendere le regole e le metodologie necessarie per prevenire i rischi sul lavoro. Uno strumento di prevenzione e di tutela, prima ancora che un obbligo di legge: la formazione dei lavoratori, che deve essere estesa anche ai datori di lavoro, è un percorso importante per conoscere rischi e situazioni pericolose legate all’attività lavorativa.



Sia il D.Lgs 81/08 che l’Accordo Stato-Regione del dicembre 2011 stabiliscono obblighi e tempistiche entro cui fare la formazione dei lavoratori, le modalità, i contenuti minimi e la durata dei corsi. Tale obbligo riguarda le aziende di qualsiasi settore, ogni volta in cui venga assunto un nuovo lavoratore oppure in caso di cambio delle sue mansioni, l’introduzione di nuovi macchinari, di nuove tecnologie, di sostanze e di preparati pericolosi. Il percorso formativo fa riferimento al livello di rischio in cui rientra la propria azienda indicato dal codice Ateco e i corsi hanno durate differenti tra loro: 8 ore per le aziende classificate a rischio basso, 12 ore per quelle appartenenti ad un rischio medio e 16 ore per le aziende ricadenti nel rischio alto. Inoltre, i lavoratori devono effettuare un aggiornamento periodico della durata di 6 ore ogni 5 anni indipendentemente dal livello di rischio di appartenenza.



Il decreto legislativo 81/08, dedica ampio spazio anche alla tutela dei lavoratori stranieri, i quali a causa delle differenze linguistiche sono più soggetti a infortuni all’interno dell’azienda, per questo i datori di lavoro devono dotarsi di istruzioni e segnaletica di sicurezza di facile consultazione e gli immigrati, prima del loro impiego, sono sottoposti alla verifica della lingua italiana.

Se le oltre 3,7 milioni di imprese assicurate a Inail (su un totale di circa 4,5 milioni, dati Istat 2021) mettessero totalmente a disposizione questi percorsi formativi obbligatori, che non sono un costo ma un investimento, ai propri 21 milioni di lavoratori assicurati (sul totale 23,7 milioni di occupati a febbraio 2024<) certamente si ridurrebbero in modo considerevole sia gli infortuni, compresi quelli mortali, sia le malattie professionali.



Per questo è importante e interessante la proposta del Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, sull’utilizzo di una parte degli avanzi di Inali per finanziare un’ulteriore fase formativa (contrattata tra le parti sociali) nei confronti delle lavoratrici, dei lavoratori, ma soprattutto dei datori di lavoro.

La formazione per tutti i datori di lavoro, un’adeguata organizzazione del lavoro che metta in relazione mansioni, età, competenze e salute rappresenterebbero un passo determinante per un cambiamento radicale nel sistema di prevenzione. Ma è anche necessario realizzare una campagna straordinaria sulla sicurezza, in ambito scolastico, per trasferire le adeguate conoscenze di base sulla prevenzione ai futuri lavoratori, partendo dai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) e nelle esperienze degli stage per tutelare gli allievi e le allieve coinvolte.

A proposito degli avanzi di bilancio dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è opportuno sottolineare che Inail, così come tutti gli enti pubblici, è soggetto alle norme sulla Tesoreria Unica, cioè un sistema di regole e procedure che accentra presso la Tesoreria statale le risorse liquide/avanzi di enti e organismi pubblici diversi dallo Stato, per minimizzare il ricorso dello Stato nel reperire risorse sul mercato monetario. Per cui gli avanzi dell’Ente (oltre 37 miliardi di euro al 31 dicembre 2022) sono a tutti gli effetti “soldi dell’istituto”, per la quasi totalità detenute in maniera infruttifera in Tesoreria centrale, che lo Stato non può utilizzare direttamente in alcun modo, ma concorrono al calcolo dei saldi di finanza pubblica (come, ad esempio, nella quantificazione dell’importo dei Titoli di Stato da emettere o dello stesso deficit statale) oppure contribuiscono alla liquidità nei parametri richiesti dalla Comunità europea.

Lo Stato, come detto, non può usufruire direttamente di tali somme, ma di fatto limita l’utilizzo delle spese Inail imponendo tramite il ministro dell’Economia e delle Finanze (dei vari Governi), una sorta di “compensazione” per ogni incremento delle uscite o diminuzione delle entrate, al fine di mantenere quanto più possibile inalterato il differenziale entrate/uscite, incrementando ogni anno gli avanzi. Un esempio emerso in questi anni è stata la proposta, delle parti sociali, di favorire il graduale miglioramento delle prestazioni economiche per gli infortunati e i tecnopatici in particolare, nell’eliminazione o riduzione della franchigia (gradi 1%-5% di menomazione dell’integrità psicofisica) riconoscendo un indennizzo a questi lavoratori. Proposta non accolta dalla politica perché andava a ridurre gli avanzi di bilancio.

Il bilancio di Inail è pressoché totalmente determinato dalle leggi del Parlamento o da altre fonti normative, di fatto oltre il 90% delle entrate derivano dai premi e contributi di assicurazione (le cui tariffe sono state aggiornate nel 2019) che le aziende versano per ogni dipendente e dai trasferimenti da parte dello Stato (principalmente per la fiscalizzazione dei premi assicurativi per talune categorie). Negli ultimi anni queste entrate sono aumentate per la crescita occupazionale e per i rinnovi contrattuali, per cui i meccanismi di pagamento del premio assicurativo generalmente vengono registrati con un anno di differenza e sono legati all’andamento dell’economia sulla base della crescita o diminuzione delle retribuzioni, dell’occupazione e degli altri fattori che ne influenzano l’andamento. Per quanto riguarda le uscite dell’Istituto, circa il 60% del totale è determinato dalle prestazioni istituzionali di natura economica (rendite e inabilità temporanea dei lavoratori, ferme al 2000 tranne piccole modifiche derivanti dalla rivalutazione annuale o per l’inflazione) e anche queste sono definite dalla legge.

Le uscite di competenza diretta da parte di Inail, come quelle sulla prevenzione (finanziamenti alle imprese che investono in progetti di salute e sicurezza sul lavoro, ovvero per acquisto di nuovi macchinari nel settore agricolo, sulla formazione, sul reinserimento dei lavoratori dopo l’infortunio) sono erogate in misura limitata rispetto a quanto programmato, con incremento dei relativi residui passivi perché continuano a generare impegni in bilancio, senza comportare le conseguenti erogazioni (pagamenti).

Garantire invece un flusso operativo omogeneo su tutto il territorio nazionale finalizzato a rafforzare la capacità di attivazione dei progetti di reinserimento lavorativo, semplificare gli atti amministrativi della procedura di finanziamento (Bandi Isi) al fine di realizzare una maggiore efficienza dei tempi procedurali per l’erogazione dei fondi stanziati, rafforzare il sistema di relazioni e la collaborazione, ai fini epidemiologici e di sorveglianza sanitaria, con i soggetti istituzionali indicati nel Piano nazionale amianto, focalizzare la ricerca sulla diagnosi precoce delle patologie asbesto correlate e sui nuovi rischi nonché sulle tecnologie per lo smaltimento dei materiali, sono alcuni importanti temi della missione di Inail. Sapendo, però, che questo deve essere supportato da un effettivo Piano di assunzioni di personale sia a livello centrale che territoriale, correlato alle esigenze funzionali connesse ai compiti dell’istituto e alla realizzazione degli obiettivi dei programmi.

Il nuovo vertice dovrà promuovere iniziative anche a livello politico per la realizzazione di tali finalità anche in caso risultasse necessario il superamento dei limiti di spesa imposti dalla vigente normativa, con particolare riguardo a garantire il massimo dell’efficienza e dell’efficacia nel raggiungimento della mission dell’Istituto. Un investimento su cui la politica e il gruppo dirigente Inail, potrebbero fare per ridurre gli avanzi di bilancio è la creazione di una realtà simile a quella già esistente a Vigorso di Budrio (BO) e relative filiali per infortunio sul lavoro dedicata, ad esempio, alla cura delle malattie professionali. In tal maniera potrebbero essere coniugati investimenti nel Servizio sanitario nazionale e/o in altre strutture sanitarie, con investimenti a uso istituzionale, in modo da garantire un trattamento privilegiato/integrativo riservato ai tecnopatici, con particolare riferimento, ad esempio, ai danni derivati dall’inalazione di polveri e fibre, in particolare quelle di amianto, oppure alle patologie derivanti da danni all’apparato muscolo scheletrico, dalle lesioni midollari e cerebrali. Centri specializzati Inail, in raccordo con le Strutture e i protocolli dei servizi sanitari regionali, dotati di specifici reparti di degenza riservati agli assistiti dell’Inail, i cui trattamenti integrativi potrebbero essere garantiti, con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale anche ai congiunti che si siano ammalati per esposizione familiare.

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