Si è svolta giovedì 4 luglio alla Camera dei deputati la Cerimonia di Commemorazione delle vittime sul lavoro su iniziativa del Presidente della XI Commissione Lavoro pubblico e privato On. Walter Rizzetto. Sono intervenuti i Ministri Ciriani, Lollobrigida, Calderone e Nordio, i Presidenti di Inail D’Ascenzio e di Inps Fava e la Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia On. Chiara Gribaudo.
Erano presenti i rappresentanti di Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inail, di Confindustria e Confartigianato, del sindacato Confsal, ma assenti (da indiscrezioni degli organizzatori perché non invitati), Cgil, Cisl e Uil. Strana assenza delle tre organizzazioni sindacali più rappresentative su un tema di questa importanza.
Due testimonianze edificanti sono state portate da coloro che hanno vissuto la tragedia della morte del proprio figlio sul luogo di lavoro e da un lavoratore rimasto invalido dopo un gravissimo incidente mentre lavorava.
La mamma di Lorenzo Parelli, il ragazzo di 18 anni che ha perso la vita durante uno stage aziendale, ha presentato “La carta di Lorenzo”, memorandum sul rapporto tra il sistema dell’istruzione e della formazione e quello produttivo, sottoscritto a Udine a gennaio del 2023 e ha ricordato le parole del presidente della Repubblica Mattarella (che fece all’istituto salesiano Bearzi di Udine), “il valore del lavoro per i giovani e per chiunque, non può essere associato al rischio e alla dimensione della morte”.
La seconda testimonianza è stata quella di Michele, che dopo l’incidente con il suo camion è costretto su una carrozzina. Oggi, oltre a lavorare in una reception, fa anche il “testimonial”, incontrando lavoratori e studenti a cui ricorda l’importanza di non sopravvalutare sé stessi di fronte al proprio lavoro, ma di rispettare le regole e le norme che vengono indicate quotidianamente.
Invece in un messaggio, il presidente del Consiglio Meloni ha sostenuto quanto fatto in questi mesi dal suo Governo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: “Abbiamo disposto l’assunzione di 1600 ispettori in più, con l’obiettivo di raddoppiare il numero delle ispezioni durante il 2024, è stata introdotta la cosiddetta patente a credito e la lista di conformità per le imprese, che dimostrano comportamenti corretti e rispettosi delle regole. Siamo intervenuti anche sul piano delle sanzioni, sia amministrative che penali. Reintrodotto il reato penale di somministrazione illecita di lavoro, che in passato era stato depenalizzato. Abbiamo esteso la tutela assicurativa Inail a tutto il personale scolastico e agli studenti ed istituiti un fondo per risarcire i famigliari delle vittime. Sono state previste misure più stringenti e controlli più accurati, affinché i ragazzi siano assistiti dai tutor scolastici e dai referenti aziendali durante tutto il periodo di frequentazione dei locali aziendali, per garantire la sicurezza e il non coinvolgimento in mansioni di rischio”.
Credo che gli ulteriori ispettori siano risorse importanti da mettere immediatamente in campo, servono altri reclutamenti, superando le inutili burocrazie che spesso rallentano le assunzioni, perché in Italia ci sono circa 3,7 milioni di imprese assicurate a Inail (su un totale di circa 4,5 milioni, dati Istat 2021), che occupano 23,7 milioni lavoratori al febbraio 2024. Ma serve anche che il Governo prosegua la campagna straordinaria sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, inviando innanzitutto gli ispettori nei due settori dove il numero di incidenti e anche quelli mortali è sempre alto rispetto alle altre realtà produttive, come nei cantieri edili e nell’agricoltura, nella speranza che questi controlli non siano a spot come è avvenuto il giorno prima della commemorazione, dove in una sola giornata, così come ha sottolineato il ministro del Lavoro Calderone, sono state ispezionate 310 aziende agricole e di queste il 66% sono risultate irregolari non solo per violazione in materia di salute e sicurezza, ma anche contributiva e contrattuale.
È importante che nell’utilizzo di queste risorse ci sia però una continua collaborazione tra Inail, Inps, Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), Carabinieri e a livello regionale con le Asl per garantire un lavoro degno e dignitoso, che significa senz’atro più salute e sicurezza, ma anche giusta retribuzione e assunzioni effettive per tutti i lavoratori, compresi quelli che oggi purtroppo vivono di un lavoro in nero.
Quando il presidente del Consiglio e il ministro del Lavoro sottolineano l’importante decisione dell’Inail di raddoppiare rispetto al 2023 le risorse a disposizione dei datori di lavoro per aumentare i livelli di sicurezza, per un totale di oltre un miliardo e mezzo di euro, dobbiamo però ricordarci di come si è espressa la Corte dei Conti un mese fa rispetto alle somme impiegate nella prevenzione (finanziamenti alle imprese che investono in progetti di salute e sicurezza sul lavoro, ovvero per acquisti di nuovi macchinari anche nel settore agricolo, sulla formazione, sul reinserimento dei lavoratori dopo l’infortunio) che sono liquidate in misura limitata (circa un terzo) rispetto a quanto programmato, con incremento dei relativi residui passivi perché continuano a generare impegni di bilancio senza comportare le conseguenti erogazioni (cioè i pagamenti).
Questa situazione è causata da una indubbia complessità gestionale, dalla numerosità delle richieste di finanziamento da esaminare e dalla limitatezza delle risorse umane dedicate. Per questo è importante che il nuovo gruppo dirigente proponga al Governo, per Inail, un Piano di assunzioni di personale sia a livello centrale che territoriale, anche in caso risultasse necessario il superamento dei limiti di spesa imposti dalla vigente normativa, correlato alle esigenze funzionali connesse ai compiti dell’istituto e alla realizzazione degli obiettivi, altrimenti diventa difficile rispettare i programmi di investimenti sulla prevenzione e sulla formazione dei datori di lavoro e dei lavoratori.
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