Il Professore Antonino Vaccaro è Direttore accademico del Center for Business in Society dello IESE, tra le prime business school al mondo secondo i più prestigiosi ranking internazionali. Da oltre 25 anni si occupa di crimini di colletti bianchi e sicurezza territoriale. Con lui affrontiamo, in questa intervista, il tema dell’intelligence e della sicurezza urbana, un tema spesso trattato con superficialità e poca puntualità scientifica.



La sicurezza urbana, intesa come l’assenza di una grave minaccia da parte di bande criminali e la relativa percezione soggettiva di sicurezza, dipende da diversi fattori strutturali e socio-economici. Tra questi, l’urbanizzazione mondiale è divenuta oramai uno degli aspetti strutturali che influenzano le città contemporanee e la loro sicurezza. Dal momento che questa tendenza aumenterà nei prossimi anni, la criminalità diffusa sarà sempre più urbana e polimorfa, complessa e difficile da tenere sotto controllo mediante i metodi tradizionali. Per questa ragione, vengono attualmente prese in considerazione sia l’adozione delle nuove tecnologie, collegate all’intelligenza artificiale, che delle tecniche tradizionalmente utilizzate dall’intelligence. In questa serie di interviste, qui l’ultima puntata, si riflette su differenti aspetti correlati alla cybersicurezza e alla cultura dell’intelligence.



Professore, quanto può essere importante per una città metropolitana tenere sotto controllo la cosiddetta delinquenza urbana? Perché essa può facilmente scalare in forme più sofisticate e attive di criminalità?

Credo sia fondamentale inquadrare la questione con una prospettiva ampia. A livello planetario sono persistenti da almeno 70 anni enormi flussi migratori verso le metropoli. Per esempio, Città del Messico è passata da appena 3,4 milioni di abitanti nel 1950 ai 22 milioni dei nostri giorni. Tale trend caratterizza anche il continente europeo e l’Italia. Quando parliamo quindi di sicurezza nel contesto metropolitano ci riferiamo a problemi riguardanti una quota crescente della popolazione mondiale. Arriviamo così al nostro punto: numeri sempre più alti sono associati a due variabili chiave nel mondo dell’intelligence e della sicurezza: complessità e turbolenza. Nelle metropoli, network criminali di diversa origine e natura si intrecciano creando pericolose sinergie a danno della sicurezza dei cittadini. È necessario quindi ideare ed implementare strumenti innovativi di intelligence che siano al passo con l’attività e l’innovazione dei gruppi criminali.



Negli ultimi tempi la stampa internazionale ha menzionato ripetutamente il problema della sicurezza nelle due metropoli spagnole, Barcellona e Madrid. Cosa ci può dire in proposito?

Ci sarebbe tanto da dire sulla Spagna, Paese che amo profondamente. Posso brevemente sottolineare che i dati Eurostat del 2020 mostrano, per esempio, che in Spagna i furti sono stati quasi il triplo di quelli in Italia, per l’esattezza 95.6 casi ogni 100.000 abitanti in Spagna, contro i 34.3 in Italia. Analogamente in Spagna le aggressioni sessuali, i furti con violenza e intimidazione e le attività di narcotraffico hanno raggiunto livelli davvero mai visti, per fortuna, nel nostro Paese. Secondo molti esperti la situazione del 2022 in Spagna è di vero e proprio allarme sociale, con picchi di violenza mai visti prima.

Lei che abita a Barcellona, ci può dire delle percezioni nel corpo sociale di questa situazione di forte criminalità diffusa? Cosa possiamo apprendere da questo esempio?

È evidente che il tema della sicurezza sta preoccupando grosse fette della popolazione e in particolare gli specialisti. Sembrerebbe che le istituzioni spagnole tendano a minimizzare la questione limitando la diffusione di informazioni qualitative e quantitative. Lo scorso aprile, il CSIF, un importante gruppo sindacale di polizia, ha denunciato, cito letteralmente, la necessità “di difendere il diritto all’informazione della popolazione” sui temi di sicurezza urbana visto che “gli indici di criminalità e violenza nella città di Barcellona sono cresciuti e moltiplicati esponenzialmente per la cattività gestione della sicurezza cittadina“. L’esempio spagnolo è importante per capire l’importanza dell’intelligence: da un lato acquisire informazioni dettagliate per identificare e prevenire i fenomeni criminali, dall’altro informare i cittadini per tutelarli nella vita quotidiana. Da qui un punto chiave: l’intelligence viene spesso associata con segretezza ed opacità. Al contrario, quando ben amministrata, garantisce trasparenza.

Cosa pensa dell’uso dei modelli dell’intelligenza artificiale per la gestione della sicurezza metropolitana? Sono davvero attendibili?

Sono temi molto affascinanti ma complessi. Mi soffermerò su un punto. L’intelligenza artificiale ha potenzialità infinite, anche per correggere eventuali difetti di misura e di percezione. L’uso di droni aerei e terrestri, l’identificazione facciale e altri sistemi di controllo aprono prospettive immense per migliorare le capacità di intelligence metropolitana. Pensate cosa potrebbe fare oggi un agente della nostra Polizia di Stato con un piccolo drone in grado di volare per le vie della città, magari coadiuvato da sistemi di intelligenza artificiale. Le capacità di controllo del territorio e di acquisizione dati crescerebbero esponenzialmente con costi relativamente contenuti. Tutto questo oggi è tecnicamente possibile, ma solleva molteplici riflessioni etico-legali sul loro utilizzo massivo.

Si può verosimilmente sostenere che la statistica e la propaganda costituiscono i due cardini di un ordine politico ed economico teso a definire l’agenda politica del momento presente, anche in tema di intelligence e sicurezza urbana?

La statistica dovrebbe essere uno strumento per sintetizzare adeguatamente lo status quo sociale e sostenere sistemi di analisi e previsione al fine di misurare adeguatamente i fenomeni criminali, evitando manipolazioni che celino la realtà. Ancora ed una volta l’esempio spagnolo può essere utile. L’associazione “Una Polizia per il Secolo XXI” di Madrid denuncia da anni l’uso improprio degli strumenti statistici per l’analisi dei fenomeni criminali in Spagna. Questa associazione, costituita da importanti criminologi e membri della polizia spagnola, si batte affinché il bel Paese iberico utilizzi strumenti di misura statistica più adeguati e “meno ottimisti”. La lezione è che le misure statistiche devono essere attendibili, altrimenti si rischia di fornire una prospettiva irreale al cittadino. L’informazione adeguata e puntuale, al contrario della propaganda, dovrebbe assecondare il diritto di informazione dei cittadini e sostenere l’apprendimento e la crescita sociale. Purtroppo, non è sempre così, persino all’interno dell’Unione Europea.

Un’ultima domanda: oramai esistono le zone turistiche che costituiscono una sorta di “aree esclusive”, tutelate mediante vigilanza privata. Quanto può essere realistico questo scenario nel prossimo futuro per le maggiori città europee? Vale anche per le città metropolitane italiane?

L’utilizzo della vigilanza privata deve avere dei limiti. Sostituire anche parzialmente un servizio pubblico con uno privato può causare gravissimi problemi di ordine etico e sociale. Lo stesso vale per l’intelligence: che rimanga sempre appannaggio dello Stato.

(Achille Pierre Paliotta)

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