Indiano di origini ma ‘adottato’ dagli italiani per merito e affetto. Kabir Bedi è riuscito a fare breccia nel cuore del pubblico del nostro Paese e non solo con la sua attitudine, talento ed è inevitabile che il suo nome che venga accostato al suo impegno più rappresentativo: Sandokan. Per anni ha indossato i panni del protagonista dello sceneggiato di Sergio Sollima, quasi un alter ego dell’attore. Tutto ciò che ha costruito, conquistando la stima del pubblico, è frutto di un grande lavoro personale e professionale; un percorso di vita che non è stato immune a momenti difficili come la tragica morte di Siddharth, figlio di Kabir Bedi.
Siddharth – figlio di Kabir Bedi – si è tolto la vita quando era nel fiore degli anni, appena 25enne; una ferita nel cuore dell’attore che difficilmente potrà rimarginarsi. Lui stesso ha raccontato della tragedia in alcune occasioni televisive, mettendo in evidenza sia i fattori scatenanti alla base dell’estremo gesto del figlio sia il grande dolore che ancora lo attanaglia.
Kabir Bedi: “La morte di mio figlio Siddharth, non c’è dolore più grande…”-
“Era un genio, si era laureato in informatica in America; soffriva di schizofrenia. Era un buon uomo, mai violento; poi lo è diventato a causa della malattia e dopo un incidente in Canada”. Parlava così Kabir Bedi – come riporta Fanpage – in un’intervista rilasciata a Domenica In a proposito della tragica morte di suo figlio Siddharth. La malattia ha alimentato un malessere che il giovane non è riuscito a sopportare arrivando così all’estremo gesto delcsuicidio a soli 25 anni. “Io volevo salvarlo ma poi ho fallito perché si è tolto la vita; è stato il momento più doloroso della mia vita. Ha preso questa decisione dopo una discussione con me: io volevo impedirglielo ma lui era determinato a farlo”. L’attore ha poi aggiunto: “Non c’è dolore più grande di perdere un figlio e io mi sento in colpa…”.