La Siemens Energy rischia il tracollo finanziario a causa del fallimento del progetto di costruzione di turbine eoliche, che ha prodotto notevoli perdite, anche in borsa, con difficoltà derivate da investimenti sbagliati nel settore rinnovabili, e dalla concorrenza a basso prezzo dei componenti cinesi, che potrebbero rappresentare un serio rischio, specialmente dopo la forte riduzione delle richieste per quanto riguarda i parchi offshore. Per il salvataggio però starebbe intervenendo direttamente lo stato tedesco, che in base alle notizie pubblicate dall’agenzia di stampa Reuters, sarebbe disposto a garantire alla società 10 miliardi di euro a sostegno dei finanziamenti che precedentemente erano stati negati dalle banche.
Come sottolineato dal quotidiano La Verità, questa decisione in realtà sarebbe contro il regolamento Ue che impone un divieto degli aiuti statali alle imprese. Un vincolo che però sembrerebbe essere stato allentato grazie all’influenza della Germania sulla Commissione Europea. Anche perchè erano state permesse iniziative simili anche in passato, ad esempio con il caso Lufthansa.
Il governo tedesco salva Siemens Energy, 10 miliardi di euro per scongiurare rischio fallimento
La Siemens Energy è in grave difficoltà economica dopo l’investimento sul progetto turbine eoliche. La crisi del settore ha provocato un enorme buco, che la società ha tentato di coprire ricorrendo alle richieste di aiuti alle banche per un totale di 15 miliardi. Ma la concessione di fondi a quanto pare non sarebbe stata garantita. Per questo, in base alle anticipazioni della stampa, dal settimanale Spiegel, ora si starebbe concludendo una trattativa per ottenere soldi direttamente dalle casse pubbliche.
Anche se non c’è stata conferma ufficiale da parte del governo infatti, ci sarebbero alcune dichiarazioni di un portavoce del gruppo, che ha affermato che l’azienda ha sostenuto significativi colloqui costruttivi per definire una soluzione. Sembrerebbe quindi che il salvataggio avverrà per l’80% da responsabilità statale e per un restante 20% da istituti bancari.